Le persone da aiutare sono tante: 309. Ma le porte della chiesa dell’Annunciazione, una parrocchia di Affori nella zona Nord di Milano, si sono aperte per accogliere i profughi che attendono per le vie della città di avere delle prospettive per il proprio futuro. Risposte che don Vittorio Marelli e don Maurizio Lucchina non possono dare loro, ma possono fare molto dal punto di vista dell’aiuto materiale e del conforto.
UN PIZZICO DI INCOSCIENZA. Arrivano dalla Siria, dall’Eritrea, da Gaza, da diverse zone teatro di conflitti e sono stati condotti qui dopo che l’assessore Marco Granelli ha chiesto ai due preti se li potessero ospitare, conoscendo l’ampiezza della palestra adiacente alla chiesa e dei locali dell’oratorio. Loro hanno risposto prontamente, come spiegano ad Avvenire: «Con un pizzico di incoscienza, ma sollecitati dal Vangelo abbiamo subito risposto con un sì».
L’AIUTO DEI VOLONTARI. I due preti non sono soli, ma supportati dalla Casa della Carità, una fondazione che si occupa di sostegno alle persone in difficoltà. Dei cinque operatori della Fondazione che sostengono la parrocchia, due di loro sono mediatori linguistici, perché la maggior parte dei profughi parla lingue arabe. Fiorenzo De Molli, della Casa della Carità, spiega: «Oltre a noi, dal 22 luglio, giorno in cui è partita questa iniziativa, si sono alternati un centinaio di volontari, giovani, madri di famiglia, nonni, chiunque potesse dare una mano a servire loro la colazione, pranzo e cena, per pulire gli ambienti e donare loro un sorriso».
VIA VERSO LA SPERANZA. Non è detto che la permanenza dei profughi nei locali della chiesa dell’Annunciazione sia lunga. Talvolta dormono per una notte o due, poi cercano di andare nei Paesi del Nord, dove è più facile e veloce ottenere asilo politico. «Il momento più toccante è quando uno di loro mi chiede di chiamargli un taxi. È il momento tanto atteso per loro per poter ripartire verso i luoghi della speranza, verso una nuova vita. Ognuno di loro quando arriva il taxi mi guarda negli occhi, mi abbracciano e mi baciano per il bene che gli ho voluto e mi chiedono di benedirli, pur essendo musulmani», afferma don Marelli.
Si può immaginare lo stupore di un prete cattolico di fronte a una simile richiesta: «Mi rispondono “Dio è uno!” È significativo che tutti questi profughi dormano sotto il tetto di una chiesa. Il pane che spezziamo durante la Messa si fa vita un piano più sotto, ci trasforma in dono per gli altri ci rende capaci di amare come Gesù».