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Milano, la giunta Pisapia scarica il pasticcio moschee al prossimo sindaco

Aperta dal Comune una procedura di autotutela che sospende l'assegnazione al Caim dell'area del Palasharp. Tutto fermo fino a dopo le elezioni

Redazione
13/04/2016 - 15:10
Politica
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Il 4 aprile scorso il Comune di Milano ha firmato un “procedimento di autotutela” che secondo Avvenire rappresenta il «preludio del naufragio» per il controverso bando sui nuovi luoghi di culto escogitato dalla giunta Pisapia per consentire la costruzione delle prime moschee ufficialmente riconosciute dalle autorità cittadine. Secondo il Corriere della Sera la firma di questo documento «”chiude”, in qualche modo, una stagione nel rapporto tra Milano e le religioni non cattoliche». «Tutto da rifare», si legge su Libero.

DECADENZA PER IL CAIM? Come ricostruisce il Corriere, «la giunta Pisapia aveva scelto una strada inedita in Italia, con un bando di assegnazione di tre aree, per la creazione delle prime moschee riconosciute dalle istituzioni a Milano», un «percorso durato quattro anni» e cominciato con l’istituzione di un albo delle associazioni religiose. Poi le carte in tavola e i progetti in ballo nel corso dei mesi sono cambiati molte volte, a causa di impedimenti legali, polemiche politiche e ricorsi amministrativi. E quest’ultima scelta del Comune potrebbe portare, si legge sempre sul Corriere, a un «provvedimento di decadenza per il Coordinamento delle associazioni islamiche di Milano», ovvero il Caim, a cui era stata destinata l’area del Palasharp.

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«DIFFORMITÀ». Palazzo Marino, spiega Libero citando una nota diffusa ieri dall’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino, principale fautore del discusso bando, sta raccogliendo «tutte le informazioni utili per l’eventuale procedura di annullamento dell’assegnazione temporanea allo scopo di assegnare il lotto di Sant’Elia a un soggetto in possesso di tutti i requisiti richiesti”». Il lotto in questione è appunto l’ex Palasharp, a ridosso del Parco Monte Stella, mentre a subire l’eventuale annullamento sarebbe appunto il Caim. «Dai controlli» sarebbe «emersa la difformità tra il contenuto delle dichiarazioni rilasciate dal legale rappresentante dell’ente e quanto rilevato dal casellario giudiziale del medesimo». Insomma, secondo il Corriere «il presidente aveva una piccola condanna». Un guaio, aggiunge Avvenire, «a riguardo di temi legati al lavoro».

«SIAMO IN REGOLA». Il Caim, informano i giornali, ha ora 60 giorni di tempo per consegnare una propria memoria e accedere agli atti, mentre il Comune ne ha a disposizione 90 per concludere la procedura di autotutela. L’organizzazione islamica annuncia comunque l’intenzione di battersi. Libero riporta una dichiarazione del coordinatore del Caim Davide Piccardo: «Abbiamo fatto tutte le cose in regola e in questi anni siamo stati sottoposti a un procedimento lungo e accurato: di sicuro faremo valere i nostri diritti in qualsiasi sede, anche giudiziale. Prima però occorre capire nel dettaglio gli aspetti tecnici della vicenda».

TUTTO BLOCCATO. Da parte sua Majorino si dice «dispiaciuto della cosa perché ritengo il progetto presentato dall’Associazione Islamica di Milano serio, innovativo e molto bello». Fatto sta, però, che «per una questione di rispetto delle regole, il Comune attualmente non è in grado di provvedere né all’assegnazione dell’immobile di via Esterle, né all’assegnazione delle aree di via Sant’Elia e via Marignano». A questo punto infatti tutte e tre le aree individuate da Palazzo Marino per i luoghi di culto sono coinvolte in qualche contenzioso (l’altro lotto destinato a una moschea, quello di via Esterle, se lo era aggiudicato una associazione del Bangladesh ma la seconda classificata, la Casa della cultura islamica di via Padova 144, ha fatto ricorso al Tar, ricorda il Corriere).

L’OSTACOLO REGIONE. Non solo. Majorino aggiunge anche che «l’assegnazione, a causa delle scelte di Regione Lombardia, non sarà sufficiente. Il Consiglio comunale dovrà infatti licenziare un “piano” finalizzato alla identificazione delle aree idonee alla realizzazione dei luoghi di culto». Insomma, decifra Avvenire, a ostacolare la strada del bando non si sono messe solo le beghe legali, adesso c’è pure l’altrettanto controversa legge anti-moschee voluta da Maroni: «In pratica, il Comune ammette che, nonostante la bocciatura da parte della Corte costituzionale di alcuni punti, la legge anti-moschee della Regione funziona».

PALLA AI POSTERI. Morale: a causa di «ricorsi e controricorsi pendenti davanti al Tar e al Consiglio di Stato», sintetizza Libero, «la graduatoria definitiva di chi ha vinto il bando non è mai stata pubblicata», e anzi ormai la questione è «passata in secondo piano anche per via di polemiche interne al centrosinistra». La giunta Pisapia si mostra rammaricata e «assicura che comunque si andrà avanti» (Avvenire). Ma questo, a meno di due mesi dal voto per il nuovo sindaco, da parte di un centrosinistra non più tanto sicuro di vincere somiglia tanto a un posizionamento di comodo. «Scaduti i termini della procedura di autotutela l’amministrazione comunale potrà procedere all’assegnazione», dice Majorino. E così, spiega il Corriere, «sarà la prossima giunta, a questo punto, a decidere se e come proseguire il percorso».

Tags: giuliano pisapialombardiaMilanomoscheapierfrancesco majorinoroberto maroni
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