Milano da slegare. Cosa c’è nel numero di Tempi di febbraio

Di Redazione
01 Febbraio 2025
Un dossier (e un convegno) sulla crisi della metropoli lombarda, il viaggio tra i cristiani del Libano, il coraggio di Sbarra e molto altro ancora. Guida ai contenuti del mensile
La copertina del numero di febbraio 2025 di Tempi, dedicata all’emergenza abitativa a Milano

Nel numero di febbraio 2025 – già disponibile per tutti gli abbonati nello sfogliatore digitale e in arrivo nelle case dei sottoscrittori che hanno scelto la formula fullTempi si occupa di Milano e di una crisi che sarebbe riduttivo definire soltanto “abitativa” dal momento che è già sconfinata dall’ambito edilizio-urbanistico (il “caro casa”) per diventare sociale e perfino giudiziaria, quindi politica. Proviamo insomma a sviscerare, come recita la copertina del mensile, «i nodi di una città che ha saputo conquistare gli occhi e i capitali del mondo» grazie a una capacità di sviluppo senza pari in Italia e non solo, «ma che ora si scopre sempre più inaccessibile ai suoi lavoratori essenziali».

Già, perché uno stipendio “normale” non basta più per trovare casa a Milano, come spiega Lorenzo Margiotta nella sua panoramica su tutti i punti caldi della crisi, dal tema del mercato immobiliare «impazzito» fino allo scontro tra procura e Comune che sta bloccando decine di cantieri in città. Del Ddl “Salva Milano”, la norma proposta proprio per risolvere questa paralisi dell’edilizia nel capoluogo lombardo, parla a Tempi l’avvocato Paolo Bertacco. Lodovico Festa si occupa delle responsabilità di Beppe Sala in questo caos, mentre Alessandro Maggioni, presidente del Consorzio Cooperative Lavoratori (Ccl), si appella direttamente al cuore della capitale morale d’Italia per incoraggiarla a ritrovare – senza attendere la salvezza da Roma – il suo invidiabile modello di sviluppo inclusivo. Ma l’indagine di Tempi nella crisi di Milano non si esaurisce con il dossier contenuto nel numero di febbraio del mensile: proprio in collaborazione con Ccl stiamo infatti organizzando un convegno per il 28 febbraio a Palazzo Brera con i protagonisti del settore immobiliare e delle istituzioni. Tutti i dettagli nei prossimi giorni.

Una settimana in Libano

Nel nuovo numero di Tempi, naturalmente, avrà poi ampio spazio il reportage della settimana di Leone Grotti tra i cristiani del Libano, paese pesantemente colpito nei mesi scorsi dalla guerra tra Israele e Hezbollah quando già era stato messo in ginocchio da una crisi economica devastante. Un viaggio dentro un dramma difficilmente immaginabile che si conclude con un’intervista al patriarca maronita Béchara Boutros Raï.

Il coraggio di Sbarra, l’urgenza delle riforme

Tornando agli affari di casa nostra, non potevamo non dare la parola a Luigi Sbarra, il segretario generale della Cisl che si prepara a lasciare la leadership del sindacato avendo portato fino al voto in Parlamento una legge rivoluzionaria per la partecipazione dei lavoratori nella governance delle imprese, ultima di una serie di coraggiose sfide frontali al “ribellismo” della Cgil di Maurizio Landini. L’intervista con Sbarra è di Alan Patarga. Alberto Mingardi invece “promuove” il governo per l’equilibrio nei conti assicurato con la legge di bilancio ma avanza una provocazione a Giorgia Meloni: poiché il tempo necessario per fare le riforme di cui ha bisogno il paese è di fatto già finito, perché non tornare subito a votare?

La caduta di Trudeau, il confronto Milei-Lula

Ancora. Nel numero di Tempi di febbraio Mattia Ferraresi ricostruisce l’emblematica parabola autodistruttiva di Justin Trudeau, il premier canadese icona della cultura woke, e segnala l’interessante ascesa del suo avversario conservatore Pierre Poilievre, uno di cui probabilmente sentiremo parlare. Per restare oltreoceano, Rodolfo Casadei spiega perché quel “pazzo” del presidente argentino Javier Milei si sta dimostrando, numeri alla mano, molto più saggio di un beniamino dei media come il brasiliano Lula.

Un esordio letterario, la svolta di Meta

Non mancano approfondimenti culturali nel nuovo numero del mensile. Caterina Giojelli ringrazia il giovane prof Carlo Simone per il suo primo romanzo, Voluti al mondo. Piero Vietti dialoga con il sociologo Guido Gili sulla svolta “libertaria” di Mark Zuckerberg contro il fact-checking, argomento anche della rubrica di Lorenzo Malagola. Marco Giraudo e Giovanni Boggero raccontano come le grandi potenze stiano spostando la battaglia in difesa dei propri confini dal mondo fisico alla dimensione digitale.

Le nostre firme

Tutto questo e molto altro ancora nel nuovo numero di Tempi. Compresi naturalmente i contributi delle nostre firme. Sui trent’anni del giornale scrivono Antonio Simone, cofondatore della testata insieme a Luigi Amicone, e Giancarlo Cesana, a sua volta presente alla nascita di Tempi. Renato Farina ci fa immedesimare nello straziante dilemma degli armeni messi in scacco dagli azeri (libertà o pace?). Simone Fortunato propone una serie di film sullo “sguardo del potere” che possono competere per genialità con The Truman Show. Marina Corradi legge i segni della primavera nel colmo dell’inverno. Fabrice Hadjadj racconta con il suo stile immaginifico gli ultimi istanti di vita del pioniere della musica dodecafonica Anton Webern. E poi Berlicche, la vignetta di Guido Clericetti, Marco Invernizzi, Pier Paolo Bellini.

Il numero di Tempi di febbraio 2025 è in arrivo nelle case degli abbonati, che nell’attesa possono già sfogliarlo in formato digitale nell’area riservata del sito. I non abbonati, invece, farebbero bene ad abbonarsi subito. E gli insegnanti tengano presente che è sempre possibile abbonarsi a Tempi con la Carta del docente.

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