
Milano città aperta. Allo sballo. Fino alle 3 di notte

Caro sindaco Beppe Sala, cari colleghi consiglieri e cari giornalisti Gabanelli che frequentate temi più redditizi, avendo smesso di curarvi delle notizie che interessano la vita quotidiana dei cittadini. Vi scrivo in proposito, per conto di un gruppo di residenti in zona Porta Venezia e specialmente di via Lecco, perché non potendo oggi essere presente di persona al Consiglio comunale, credo comunque sia necessario informarvi e informare il sindaco Beppe (che confido anche oggi, come quasi sempre, non sarà in aula) dell’ennesimo segnale di una Milano città apparentemente allo sbando. E certamente allo sballo.
Nel caso pilota di cui vi sto per parlare, voi avete una sintesi eccellente di una condizione metropolitana decadente e fatiscente sotto il profilo della cura che le autorità cittadine dovrebbero avere per la nostra metropoli. Sto infatti per segnalarvi cosa accade quotidianamente e, in particolare, nottetempo, durante le ricorrenti movide arcobaleno a cui di riffa o di raffa tutti noi prima o poi dovremo inginocchiarci e invocare auspici e benedizioni. Ben si intende, vestendo tutti noi la divisa arcobaleno, sciorinando rosari arcobaleno e, naturalmente, inneggiando alla “faccetta arcobaleno, bella mascherina, aspetta e spera che già l’ora si avvicina quando staremo vicino a te noi ti daremo un’altra legge e un altro Re arcobalen”.
Belle piste ciclabili e pusher indisturbati
Ebbene, come potrà utilmente confermare la collega Patrizia Bedori, transitata dai 5 stelle al gruppo demoproletario di Basilio Rizzo (per inciso: sapete che in Consiglio comunale di tutti i grillini ne sopravvive solo uno, Gianluca Corrado, e neanche lui si sente politicamente tanto bene?), i residenti nella zona di via Lecco fronte parco Indro Montanelli sono ostaggi di un doppio combinato disposto: da una parte, ostaggi del vasto orinatoio e accampamento di sbandati che va da Porta Venezia a piazza della Repubblica e risale fino alla Stazione centrale; vasta zona in cui spadroneggiano non soltanto le belle bionde piste ciclabili, ma anche i pusher nigeriani che cavalcano le ciclabili spacciando indisturbati nelle notti calienti come quella di sabato scorso di pride simbolo di “Milano città aperta”.
Musica a palla, strade bloccate
Dunque, da una parte abbiamo il panorama di sbandati e puzza di escrementi e di orine e fumi di cannabis che insistono su un bel pezzo dei bastioni fronte parco Montanelli. Dall’altra parte, altro fuoco dei due fuochi che rosolano cittadini inermi, milanesi che hanno commesso il grosso errore di abitare in via come la centralissima via Lecco, ecco cosa abbiamo nel promemoria che è stato recapitato al qui presente da un residente in via Lecco a nome di un gruppo di cittadini:
«Cari consiglieri, ci sono milanesi privilegiati, quelli che sabato 26 giugno sera da un bar colorato in via Lecco hanno potuto assaporare una notte magica di:
1) musica fortissima nel pieno mezzo delle case fino alle ore 2,58
2) vie intorno a Porta Venezia regolarmente aperte al traffico ma – caso di via Lecco – con migliaia di persone in mezzo alla strada, che…
3) hanno impedito a due ambulanze a sirene spiegate di fendere la folla che…
4) si è regalata più di cinque ore di discoteca, mentre le altre discoteche della città non possono fare nemmeno un giochino con qualche colore».
Prima che Milano sprofondi
Detto ciò è pur vero che il pride di Milano non è stato di bassa tacca come quello di Roma, dove hanno messo Gesù Lgbtq in croce con i tacchi a spillo, o quello di Bologna, così teneramente espressivo, in un grande striscione esibito con allegra giocosità di “amore per Satana”. Pur tuttavia anche noi a Milano cerchiamo di volerci un po’ bene. Magari, signor sindaco e signori colleghi consiglieri, avendo un pochino più di cura che la nostra amata città non sprofondi nelle sottostanti fognature prima che arrivino il prossimo sindaco e la prossima consiliatura.
Foto Ansa
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