Metti una sera a cena, con la Regina

Di Newbury Richard
20 Ottobre 2000
Sua Maestà ha trovato un’Italia molto meno romantica di quella che conobbe nell'aprile 1951. Ma il suo passatempo preferito resta la lettura dello "Sporting Life”. I ricordi più belli? Le uscite al cinema con Lord Patrick Plunket e le conversazioni domestiche con "Bobo" Macdonald, la balia che fu la sua confidente più stretta. Elisabetta ama la campagna e il color beige, è indifferente al lusso e alla moda, possiede la collezione di gioielli più preziosa del mondo, ma lascia che sia la sua cameriera a sceglierglieli. Ritratto di una Regina che aspetta ancora un invito a cena. In una trattoria romana…

La Regina Elisabetta è venuta per la prima volta in Italia durante il solo periodo della sua vita in cui era libera da incarichi ufficiali, sebbene anche quella visita assumesse un carattere in qualche modo semi-ufficiale. Dopo essersi sposata col Colonnello Filippo Mountbatten (poi Filipo d’Edimburgo) e aver messo su famiglia – prima, come le tante famiglie di sfollati in seguito ai bombardamenti, coi suoi genitori, poi, quando i regolamenti di urbanizzazione del dopo guerra lo concessero, traslocando in una Clarence House restaurata e rinnovata dove venne alla luce il Principe Carlo – suo marito venne spedito in forza a una flottiglia di cacciatorpedinieri nel quartier generale della Flotta della Marina Britannica di stanza a Malta.

Ufficiale e gentile Signora
Mentre Carlo trascorreva le giornate a casa dei suoi amati nonni, Elisabetta, in attesa di Anna, viveva la vita di una moglie di un ufficiale di Marina. “Era una Principessa soltanto per il 10% del suo tempo”, e la normale vita sociale di moglie di un giovane ufficiale costituiva per lei una eccitante novità. La fortuna volle poi che a Malta si trovasse allora Lord Louis Mountbatten, in tempo di guerra Comandante Supremo degli Alleati nel Sud Est asiatico e poi Viceré dell’India con la responsabilità di garantirne l’indipendenza ma, nella recuperata pace, contento di comandare una semplice flottiglia. Era stato proprio “Uncle Dickie” ad aver “indirizzato”, se non proprio combinato, le nozze della cugina Elisabetta col suo squattrinato ma avvenente nipote Principe Filippo di Grecia. Come il suo genitore tedesco, Lord Louis era asceso fino ai vertici della Marina Reale Britannica per i suoi meriti e il Principe Filippo mostrava tutti i segni di voler mantenere la stessa promessa. Quando la morte prematura del suocero Giorgio VI nel 1952 pose fine a queste ambizioni, la frustrazione di Filippo fu profonda e tale da mettere in crisi il suo stesso matrimonio reale, un periodo culminato nella forsennata impresa di viaggiare intorno al mondo in solitaria nel 1956.

La politica e l’arte di allevar cavalli
Se la passione di Filippo era il mare, quella di Elisabetta sono da sempre i cavalli e nonostante la Regina abbia le giornate e le notti impegnate dalla lettura della sue “scatole” – le casse rosse che la seguono ovunque e che contengono tutti i documenti esaminati dal Primo Ministro in Gran Bretagna e quelli relativi agli altri membri del Commonwealth come l’Australia, la Nuova Zelanda e il Canada – il passatempo appagante della giornata resta per lei la lettura dello “Sporting Life”, il quotidiano delle corse dei cavalli, e lo studio dei suoi programmi computerizzati di allevamento dei cavalli. Le uniche vacanze che si concede durante l’anno, la Regina le trascorre nella scuderia di sua proprietà in Inghilterra o in quelle dei suoi amici nel Kentucky. Mentre stava visitando una scuderia in Normandia in compagnia di Lord Porchester, manager di cavalli da corsa suo intimo amico, i contadini del luogo acclamarono: “Viva la duchesse!”. “Ebbene, in effetti sono Duchessa di Normandia” ammise compiacente la discendente di Guglielmo il Conquistatore. Le sfide di polo organizzate da Mountbatten era perciò un divertimento speciale per lei.

L’incanto di una vita “mediterranea”
Il padre, che aveva impresso in Elisabetta quel senso del dovere che permea la sua vita e che faceva infuriare così tanto la nuora Lady Diana, si assicurò che la figlia non soccombesse all’estatico stile di vita mediterraneo. Le chiese di ritornare in Inghilterra per Natale e quando Elisabetta provò a sollevare qualche obiezione, in uno di quei ben noti impeti di rabbia tipici del carattere hannoveriano, minacciò di ricorrere a poteri che non venivano impiegati da un sovrano dai tempi della Regina Elisabetta I e di dare ordini a quella che tecnicamente era la sua flotta nel Mediterraneo alla Vigilia di Natale – così che se Elisabetta avesse privilegiato il piacere sul dovere avrebbe rovinato il Natale all’intera Flotta del Mediterraneo. Elisabetta naturalmente rispose al richiamo del dovere, come fece pure nell’occasione più piacevole della “visita di cortesia” in Italia dell’aprile 1951, scortata dalla nave comandata dal marito: Hms Magpie. Questa visita si trasformò per lei in una “occasione di maturazione” come ebbe a dire un membro del suo entourage.

Un’anglicana in San Pietro
L’Ambasciata organizzò un grandioso ricevimento per festeggiare il suo 25° compleanno il 21 aprile, ma Elisabetta avrebbe desiderato piuttosto una cena col marito in un romantico ristorante di Roma: purtroppo lui non glielo propose mai. “Per qualche giorno non rivolse più la parola a Filippo. Insomma, avrebbe anche potuto pensarci, o no?” commentò un invitato alla festa. I romani più sofisticati criticarono Elisabetta, che arrivava da un paese dove gli indumenti venivano ancora razionati, per i suoi abiti fuori moda e il fatto venne riportato dalla stampa americana. Elisabetta, che aveva sempre mantenuto uno stile di vita protetto, grandioso ma per nulla sofisticato, si trovò poi a disagio e un po’ intimidita davanti ai romani glamour, coi vestiti di alta moda e i gioielli eleganti, mentre rispose con un risolino alla caccia spudorata alla chioma vichinga di suo marito da parte di una certa principessa romana. Ciò che più scioccò Elisabetta, proveniente da un paese dove la Quaresima restava ancora un periodo di penitenza, durante il quale non ci si poteva nemmeno sposare, fu vedere l’assoluta indifferenza che veniva riservata a questo periodo liturgico nella capitale della Chiesa Cattolica. Inoltre la sua visita al Pontefice le diede il primo assaggio delle critiche della stampa britannica.

Elisabetta la Pragmatica
Elisabetta è una donna costante e questa visita italiana illustra molti temi di continuità. I banchetti di stato sono “impegni di affari per l’Azienda (= lo stato)” ma quello che Elisabetta più gradisce sono le uscite al cinema seguite da una cena al ristorante, che ha fatto spesso in incognito con il suo amico intimo e gentiluomo di corte Lord Patrick Plunket. Alla sua morte nel 1975, Elisabetta ha pianto pubblicamente. L’ambizione di Elisabetta fin dalla sua fanciullezza è sempre stata quella di vivere in campagna con tantissimi cavalli e cani, mentre il suo interesse per la moda e i vestiti di lusso è minimo. Li considera come un’uniforme che occorre indossare per lavoro e per questo veste spesso in beige, perché così è facile per la gente riconoscerla. La donna con la collezione di gioielli più preziosa al mondo lascia che sia la sua cameriera di stanza a sceglierglieli, così come a comprare le sue scarpe e le sue borsette. “Bobo” Macdonald, che è stata la cameriera e la balia di Elisabetta quando questa era ancora bambina dall’età di 16 anni fino alla morte nel 1993, era anche la sua confidente più stretta e la sola persona che poteva rimproverarla.

Educazione calvinista di una sovrana
Bisogna ricordare che Elisabetta è stata cresciuta da calvinisti di stretta osservanza della Chiesa di Scozia come “Bobo” Macdonald, di classe operaia, figlia di un ferroviere della località – completamente isolata – di Blackrocks, sulle Highlands scozzesi e la sua governante che proveniva dal basso ceto medio, un maestro elementare di Edimburgo. Con un’enfasi alla sua educazione basata sulla Parola piuttosto che sull’Immagine-Esempio, si potrebbe dire che la Regina Elisabetta è stata cresciuta con la più pregevole collezione di dipinti del mondo alle sue spalle. Come la Metodista Signora Thatcher, Elisabetta ama i fatti. Comunque prende anche sul serio l’antico ed elaborato rituale della sua incoronazione e considera la sua unzione regale come l’accettazione di una vocazione religiosa di servizio. Come Regina di Scozia, Elisabetta è protettrice della Chiesa Scozzese che è la più antica chiesa calvinista nazionale e ha avuto per lungo tempo cappellani uomini e donne quando si trovava in Scozia. Elisabetta nomina un Alto Commissario al Sinodo della Chiesa di Scozia per essere sicura che “non sconfini nelle cose temporali”. Come Regina d’Inghilterra è la Governatrice Suprema della Chiesa Anglicana e i vescovi la omaggiano per le loro cariche temporali, ma non per quelle spirituali.

Qualcuno accompagni Sua Maestà Britannica a Trastevere…
Sono infatti consacrati dalla Chiesa. Fra le due chiese c’è comunione, ma la Regina è membro solo della Chiesa Anglicana. Tuttavia l’Inghilterra è stata per secoli multiconfessionale e anche oggi la società ospita tante fedi diverse, simboleggiate dalla presenza di rappresentanti di tutte le fedi e le confessioni religiose durante quelle cerimonie ufficiali come i matrimoni reali e il servizio a St. Paul per il Millennio. La visita della Regina scomunicata al Papa, indubbiamente un evento raro, rimarrà comunque un affare tra capi di stato, da monarca a monarca. Infine lasciateci sperare che qualcuno voglia davvero fare contenta la Regina e, dopo averla accompagnata in visita al vecchio Palazzo di Pio IX e di Mazzini, il Quirinale, la porti fuori a cena, dopo tutti questi anni, in una trattoria.

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