
Lettere al direttore
Mettere un freno alla potente magistratura

Caro direttore, condivido pienamente il vostro articolo sulla sentenza Palamara: “La magistratura ha radiato Palamara per non dover radiare se stessa”.
Come cittadino non accetto che la società civile sia di fatto subordinata alla corporazione dei magistrati, che sono autoreferenziali, agiscono con discrezionalità, lavorano poco, e non sono sottoposti ad alcun organo superiore e indipendente di controllo.
A questo proposito ritengo interessante ricordare questa affermazione dell’indimenticabile
In questo senso, più volte Cossiga affermò che la magistratura, secondo la Costituzione, non è il terzo potere dello Stato democratico, bensì un “ordine”.
Ricordo anche che, nella sua veste di presidente del Consiglio superiore della magistratura, assunse una clamorosa e coraggiosa iniziativa tendente a ridimensionare alcune arroganze di questo organo di autogoverno.
Non dimentichiamo però il (nefasto) ruolo servile di molti cronisti giudiziari che sono nella maggior parte dei casi pura cinghia di trasmissione delle veline che ricevono dai Pm di turno. Loro non fanno la fatica di una ricerca indipendente dei fatti, si limitano a copiare quello che gli passano già confezionato dal Palazzo.
Personalmente non sono mai finito nel tritacarne della “giustizia”, mantengo però vivo un inquietante ricordo personale: intervenuto come testimone a favore in un processo contro un giornalista, il pm (oggi ancora molto in vista sui media) nella requisitoria finale di accusa citò la mia testimonianza in un modo totalmente deformato….
La sentenza Palamara non incide sulle distorsioni di questa corporazione! È la magistratura in quanto tale che deve essere riformata e deve ritornare nel suo alveo costituzionale. Cosa aspettano coloro che sono eletti democraticamente dal popolo?
Gian Franco Lucini
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