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Il metodo Stamina è «olio di serpente». Aifa, scienziati e Lincei chiedono al parlamento di bloccare il decreto Balduzzi

Durissime le parole del direttore dell'Aifa oggi alla Camera. Vannoni invita a non fare «catastrofismo», ma ieri i Lincei hanno chiesto al Parlamento di fermare quelle cure che «espongono i pazienti a gravi rischi»

Redazione
14/05/2013 - 16:00
Interni
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Il metodo Stamina «usa questa cosa tutta uguale per tutte le malattie. Questo si chiama olio di serpente». Sono state durissime le parole di Luca Pani, direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), oggi alla Commissione Affari sociali della Camera in cui ci sono state audizioni informali sul metodo Stamina.
Tempi. it vi ha lungo parlato della vicenda che vede su due fronti contrapposti il protocollo utilizzato su alcuni malati dalla Fondazione dello psicologo Davide Vannoni (appoggiata mediaticamente dalle Iene) e, dall’altra, tutta la comunità scientifica internazionale (non ultimo il premio Nobel Yamanaka).

UN DISASTRO EPOCALE. La sperimentazione è stata approvata con un decreto legge dall’ex ministro della Salute Balduzzi e, nel suo intervento oggi alla Camera, Pani ha detto che «se la sperimentazione non sarà controllata dall’Aifa» succederà «un disastro epocale» e l’Italia «uscirà dal G8 scientifico». Secondo Pani il metodo Stamina ci pone fuori dalle regole Ue e «contamina il sistema in modo pericolosissimo».
Pani ha sottolineato che «nel mondo tre linee di cellule staminali – le ematopoietiche, per la pelle e per la cornea – stanno dando qualche risultato positivo», mentre «tutto il resto, nel mondo è speranza o truffa».
Sulla stessa linea il direttore del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa: «Ciò che sta avvenendo a Brescia non è legale e questo è evidente. Le sperimentazioni vanno fatte nell’ambito della legalità».

NON SONO CURE COMPASSIONEVOLI. Patrizia Popoli, dell’Istituto superiore di Sanità, ha dichiarato che «non ci sono prove che dimostrino l’efficacia» del metodo Stamina, ma «solo le dichiarazioni dei genitori». Secondo Popoli «parlare di cure compassionevoli è fuorviante perché, secondo le norme, sono compassionevoli terapie sottoposte a sperimentazione clinica, con studi pubblicati almeno di fase due» applicate su altri pazienti. A tutt’oggi, ha aggiunto, «non ci sono risultati certi per il trattamento di malattie neurodegenerative. Aifa e Iss hanno autorizzato delle sperimentazioni di fase 1 (18, come ha spiegato anche il direttore generale dell’Aifa Luca Pani), ma in casi dove le cellule sono preparate secondo le norme e c’è documentazione sulla sperimentazione, e dove il rapporto dei possibili rischi/benefici è favorevole. Nel caso specifico, a parte le irregolarità riscontrate nelle ispezioni dell’Aifa, l’analisi dei campioni dell’Iss ha trovato inconsistenze importanti sul dichiarato, sia sulla composizione, sia per problemi di identificazione delle cellule e di purezza». In sostanza, ci sono «grossi dubbi su reale efficacia e sicurezza del trattamento».

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I MALATI DI SMA. L’associazione Famiglie Sma (che rappresenta circa 500 pazienti affetti da atrofia muscolare spinale), attraverso Anita Pallara, ha chiesto al Parlamento di approvare «un decreto per una sperimentazione seria ed etica» senza «temere la piazza, che a volte ha ragione, ma altre volte è fomentata da chi si approfitta della nostra speranza». Non bisogna permettere che «questa terapia non provata continui in questo modo. Ad oggi i miglioramenti dei pazienti non sono dimostrati, quindi chiediamo anche che il ministero acquisisca le cartelle cliniche e li valuti». I bambini con la Sma, ha chiarito, «quelli che stanno facendo Stamina, non sono malati terminali. Noi non siamo contrari alla sperimentazione delle terapie con le cellule staminali ma siamo in Italia, un Paese civile, serve una sperimentazione all’interno delle regole».

SOLO CATASTROFISMO. Vannoni, però, ha respinto le accuse, dicendo che la posizione di Pani è «catastrofismo per giustificare la morte di migliaia di persone che non si potranno curare. Le cellule sono materiale vivo, e in laboratorio trattate come molecole sono inutili». Per questo, egli spera che il decreto non sia modificato perché questo «sposterebbe l’applicazione di dieci anni. I politici devono prendersi la responsabilità che lo Stato faccia l’eutanasia a questi figli. Voglio ricordare che quello che è stato approvato dal Senato è una sperimentazione. Quindi non è che lo Stato ha detto a Stamina che può fare tutto quello che gli pare».

PAZIENTI VITTIME. Ieri, però, è arrivato un altro duro colpo per la Fondazione di Vannoni. L’Accademia dei Lincei ha rivolto al parlamento un appello affinché il decreto legge Balduzzi sia fermato. In una nota i Lincei sottolineano che il provvedimento è «gravemente divergente dai principi contenuti nelle norme del mondo occidentale, marcando una clamorosa incongruenza delle norme italiane da quelle comunitarie». «Il provvedimento – si legge – classifica le terapie basate su cellule staminali come “trapianti di cellule o tessuti” sottraendole così al controllo» di organismi come l’Aifa e l’Ema. Così «diviene del tutto impossibile vigilare sulla produzione di cellule infuse in esseri umani, sulle finalità del trattamento e sui suoi esiti. Viene pertanto a mancare l’onere inderogabile di una sperimentazione ragionevole, trasparente e controllabile».
l’Italia, oltre ad aver ignorata i massimi esperti mondiali in tema di cure con le staminali, «espone i pazienti a rischi gravi e li rende vittime di un trattamento non convalidato che sfrutta la disperazione dei pazienti e suscita ingiustificate speranze».

Tags: davide vannonifondazione staminaieneLuca Panistamina
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