Il medico che fa fecondazione in vitro: «Invece dell’eterologa, bisogna dire alle coppie di avere bambini fra i 20 e i 30 anni»
Ma allora non sono solo gli oscurantisti cattolici ad avere dei dubbi sull’eterologa. Dopo la sentenza della Consulta che ha aperto la strada alla fecondazione in vitro con gameti esterni alla coppia, alcune regioni (Toscana ed Emilia-Romagna su tutte), hanno aperto alla possibilità di iniziare subito la pratica. Già qualche giorno fa, come raccontava un’inchiesta di Avvenire sul tema, ci si chiedeva “come” questo potesse accadere, in mancanza di una legge e tenendo conto di alcune problematiche non esattamente di secondo conto. «Mancano ovociti e spermatozoi da donatori “non profit”», scriveva il quotidiano cattolico, avanzando anche altre (laiche e ragionevoli) perplessità. Per dirne una: «I gameti donati prima della sentenza della Consulta e conservati nei vari centri non sono utilizzabili per almeno altri sei mesi, perché non sono stati sottoposti ai test di sicurezza per accertare varie patologie, tra cui l’Hiv».
SE CI SI PENTE C’E’ L’ABORTO. Oggi sul Corriere della Sera (che, ricordiamo, sul referendum sulla legge 40 si schierò per il sì) è pubblicata un’intervista che merita di essere segnalata. A parlare è Edgardo Somigliana, responsabile del centro di procreazione medica assistita della fondazione Ca’ Granda-Policlinico di Milano. Il suo punto di vista è interessante perché è quello di un medico che utilizza questi metodi, quindi non ne è pregiudizialmente ostile, ma è anche consapevole che essi non sono così innocui come si dice, hanno molteplici implicazioni e hanno costi non indifferenti.
Il medico spiega che deve insistere perché i suoi pazienti facciano l’eterologa («non è facile superare la percezione dell’importanza dell’ereditarietà genetica») e che, a volte, a “cose fatte”, le donne si pentano: «So di casi, ma solo riferiti, di rifiuto durante la gravidanza, con richiesta di abortire».
«E’ LA BIOLOGIA A STABILIRLO». Somigliana ammette anche che «con i progressi delle tecniche di procreazione assistita ormai si tende a trasmettere l’idea che si possa fare tutto e sempre. E noi invece ogni giorno dobbiamo chiarire che per le donne dopo i 40 anni non è facile avere figli. Una donna dovrebbe cercare di avere bambini fra i 20 e i 30 anni. La menopausa, in media, arriva a 51 anni e quindi la produzione di ovociti cessa (sempre in media) intorno ai 41 anni. Spiace, ma è la biologia a stabilirlo. Invece di propagandare l’eterologa in età avanzata bisognerebbe fare campagne per sottolineare questo concetto e mettere in grado le coppie giovani di avere figli».
UNA PROCEDURA IMPEGNATIVA. Ora che con la decisione della Consulta anche l’Italia ha “aperto” all’eterologa, cosa è cambiato? «Non molto», risponde il dottore, tanto che lui consiglia ancora di «andare all’estero» per chi «abbia fretta». Sebbene il suo sia uno degli ospedali migliori d’Italia, tuttavia esiste un problema non indifferente: «In Italia i potenziali riceventi non mancano, ma mancano le donatrici di ovuli. Una donna che voglia donare i propri ovociti deve affrontare una procedura impegnativa». Una procedura, questo lo diciamo noi, assai invasiva che mette a repentaglio la sua salute. Anche l’escamotage di usare gli ovociti sovrannumenari non è uno scenario realistico per Somigliana: «Gli ovociti sovrannumerari sono un incidente. Diciamo la verità: noi non dovremmo stimolare troppo le pazienti, però ogni tanto succede (sic!, ndr). Comunque non è detto che una donna sia disponibile a donare i propri ovociti, perché se non dovesse rimanere incinta potrebbe averne bisogno per evitare un nuovo ciclo di stimolazione. Fra l’altro di solito si tratta di donne che non sono molto giovani, e quelle che fra loro producono molti ovociti hanno magari la sindrome dell’ovaio policistico, e questi ovociti non sono sempre di alta qualità».
IL BUSINESS DEGLI OVULI. Quindi? Non si potrebbe «incoraggiare la cultura della donazione di ovociti?», chiede il giornalista del Corriere. «Anche in Paesi in cui la cultura della donazione è, in generale, molto sviluppata, come per esempio la Spagna – dice Somigliana -, a donare sono di solito studentesse universitarie dietro compenso, stabilito per legge». Soldi, compenso. Parole usate non a caso, per dire che «il rischio di una deriva commerciale è da tenere presente». Anche perché, dove le trovate voi delle donatrici spontanee disposte a «donare gratis gli ovociti, assumendosi dei rischi, come magari un’infezione o un’emorragia»?
FARLA PAGARE? Una domanda anche sulla Lombardia che, a differenza di Toscana ed Emilia, vuole far pagare l’eterologa. «Se si vuole adottare un bambino – dice Somigliana – si spendono in media 30 mila euro. È un percorso lodevole e molto difficile, anche rispetto alla fecondazione eterologa. Quindi il dilemma politico è: fra le spese che si devono coprire con il sistema sanitario ci devono essere anche quelle per l’eterologa? Oppure, per esempio, ci devono essere la psicoterapia o l’apparecchio ortodontico per i bambini? Io non lo so che cosa è giusto. Lascio ai politici le valutazioni».
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30 commenti
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Resto sicuramente contraria alla fecondazione eterologa. Ma a vent’anni non consiglierei a nessuna ragazza di avere un figlio. A quell’età generalmente i ragazzi stanno giustamente pensando a studiare per costruirsi un futuro e non mi pare che quello sia il momento adatto per una gravidanza. I figli si devono avere quando ci sono tutte le condizioni per allevarli adeguatamente. Oggi le donne diventano madri più tardi perché prima pensano giustamente a crearsi la loro indipendenza, e questo richiede tempo, soprattutto se si fanno studi lunghi. Se una donna diventa madre a quarant’anni perché solo a quarant’anni può pensare a un figlio, va benissimo. L’importante è fare le cose importanti quando ci sono tutte le condizioni necessarie.
Il prolungamento dei tempi di studio è tipico della nostra epoca. Ma non mi dire che lo studio sia un motivo sufficiente per dire di no al dare la vita. Studiare mon significa smettere per jn po di amare.
@Yoyo: tu sai cosa vuol dire avere un bambino e doversene occupare? Francamente se devi anche (come in genere è) occuparti anche della casa e di un marito/compagno, non ti rimane molto tempo (nè voglia) per fare altro. Normalmente,a meno di incidenti di percorso, si studia, si cerca un lavoro (e la conseguente più o meno tranquillità/Indipendenza economica) e poi si può metter su casa e famiglia.
Processo che 30 anni fa poteva terminare tra i 25 ed i 30 anni, ora ahimè difficilmente termina prima dei 35.
@Valentina: non essendomi mai posto il problema, non so quale sarebbe il mio atteggiamento se non potessimo (io o la mia partner) avere dei figli. A freddo ti direi che se non potessi avere figli me ne farei una ragione, ma come ho detto diverse volte esiste una differenza essenziale tra il ragionare su una questione in maniera teorica e trovarcisi direttamente coinvolti.
Ho due cugini piccoli ed una amica che ha completato tranquillamente gli studi dopo il matrimonio. Purtroppo il bambino lo ha perso. Sono molto più nel mondo di quel che pensi.
dipende molto dalla specifica situazione, dal supporto che si ha (o non si ha) dalla famiglia, dalla reale volontà di diventare madre … Non ho detto che non ci sono, ma che studiare (e quindi non essere, per esempio, indipendenti economicamente) può essere un buon motivo per evitare di fare un figlio
Be’ certo questo valeva in passato soprattutto per gli uomini che non devono mettere al mondo i figli e quindi avevano corsie preferenziali per l’accesso al mondo del lavoro e prima ancora per lo studio finalizzato a costruirsi una carriera per mantenere le donne e i figli. Tra figli, casa, e marito però le donne rimanevano tagliate completamente fuori dal mondo del lavoro e dipendenti dal marito. In pratica la condizione famigliare a differenza del marito le relegata a cittadine di serie B chiuse tra 4 mura domestiche. E’ facile fare i nostalgici quando si è uomini.
Il commento era in risposta a Yoyo non certo a Nino con il quale concordo
Capisco il diritto di voto, ma la tanto decantata parità in cosa si è tradotto? Il gramde crimine del femminismo è stato far credere alla donna di essere onnipotente, non libera.
No non onnipotente ma sullo stesso piano degli uomini. E poi se sei così convinto che certe cose sono dovute per diritto divino solo agli uomini non dovresti preoccuparti delle femministe, tanto fai parte della metà del cielo privileggiata dall’Alto.
Il fatto è che le femministe vogliono parificare uomo e donna annullando la femminilità. Così lra, oltre ai baroni, abbiamo pure le donne in cariera, molto più ciniche ed acide di quello che poteva essere un dirigente sadico. E la rivalità è molto più rabbiosa tra le ragazze. Vedisi baby bulle.
Il fenomeno del bullismo è molto più frequente nei ragazzi che nelle ragazze,ma detto questo di cosa avete paura? Se pensi che gli uomini riescano meglio sul lavoro noi….accettiamo la sfida!!! Oppure avete solo paura di perdere la poltrona?
Vedi la nostra femminilità non ce la tocca nessuno, il problema è un altro: portare la nostra femminilità anche nella carriera lavorativa, in politica e più in generale nella sfera pubblica cioè fuori dalle mura domestiche esattamente come avete fatto voi dalla notte dei tempi.
Bè, Filomena, detta da te, “femminilità” è una parola grossa un bel po’ !
Dio ci scampi da una “femminilità” come la tua nei posti di lavoro, meglio il più becero maschilista !
Hai fatto comunella su questo sito con uno stupr..ore reo confesso, che si vantava della sua impresa, non hai fatto che parlare di quanto sia bello che una donna si disfi di suo figlio, dandole anche dei consigli per disfarsene al meglio, parteggi per la compravendita dei bambini e il matrimonio gay , non hai speso mezza parola che sia mezza, quando un maniaco, più volte, mi insultava in quanto donna, ti sei firmata con un nome maschile ritenendolo più credibile, hai dato addosso , con la bava alla bocca, a persone in carne e ossa ..no , no, no, non puoi parlare di femminilità, tu che ti presenti come una vecchiaccia incattivita e indurita da una vita priva di veri affetti, sia in dare che in avere.
Tantomeno parlare a nome delle donne, proprio no.
( i tuoi noiosi e inutili discorsi di uomini e donne mi erano indigesti già alle medie, figuriamoci, mai avuto alcun complesso di inferiorità , di cui tu abbondi, nei confronti del sesso maschile, ma che scherziamo ? )
povero me !!!
Purtroppo l’inesorabilità dell’orologio biologico è già nota ai più e, francamente, ribadirlo magari col tono da maestrina tipico delle pubblicità progresso, a mio parere non fa altro che rigirare il coltello nella piaga a gente già incavolata per vari validi motivi economici e sociali.
La gente che tenta una gravidanza a quarant’anni generalmente lo fa per motivi seri connessi con la precarietà della propria posizione lavorativa che implica la totale assenza di sostegno alla maternità per le donne.
@Giannino
Per una volta sono d’accordo con te.
I nostri antenati si facevano molte meno fisime per la situazione economica e psicologica, infatti i figli li facevano e tanfi. Perché l’amore e la vita sono fatti per essere trasmessi come natura comanda.
Avevano anche meno spese inutili, inoltre i figli poi iniziavano presto a lavorare e potevano quindi aiutare in famiglia (sostenendo così la crescita di altri figli). Ora come ora i figli studiano fino a 25 (se non anche fino a 30 e passa), questo principalmente a causa di una mentalità sbagliata. Anche l’obbligo formativo fino ai 16 anni è una pala sui piedi delle famiglie. Ma questo non lo dice nessuno.
Il primo determinante di salute è la condizione socio-economica a cui segue il grado di istruzione. Questo fa sì che i bambini quando nascono, non muoiano come mosche, cosa che avveniva in ogni famiglia almeno fino a metà del secolo scorso. Questi determinanti di salute poi ovviamente non riguardano solo la mortalità infantile ma tutti i componenti della famiglia. Infatti la vita media si è allungata di molto negli ultimi 50 anni, cosa che invece nei paesi del terzo mondo non è avvenuta affatto, come pure nei Paesi dell’ex blocco sovietico dove la vita media non supera i 60 contro gli oltre 80 dell’Occidente. Si può discutere della qualità di vita degli ultimi anni è chiedersi se sia meglio aggiungere anni alla vita o via agli anni, ma indubbiamente le condizioni generali della popolazione per quanto riguarda la salute sono decisamente migliorate. Non serve fare 10 figli di cui ne muoiono in media 3 o 4, meglio farne di meno ma con una speranza di vita alla nascita che arriva ad oltre 80 anni.
No, si chiama pennicilina. Nel Settecento anche lilluminista iperistruito moriva di vaiolo.
Io non sto parlando del 700 ma del 900 e per Paesi dell’Est oggi. Non serve la penicillina se poi non hai i soldi per comprarla e qui torniamo alle condizioni socio economiche. Su i determinanti di salute poi non è una mia interpretazione ma lo dice OMS.
“…..La gente che tenta una gravidanza a quarant’anni generalmente lo fa per motivi seri connessi con la precarietà della propria posizione lavorativa che implica la totale assenza di sostegno alla maternità per le donne….”
E poi questa la chiamano civiltà del progresso !
Oggi c’è la tendenza a guardare al passato come fosse il demonio, ma a conti fatti, non si stava così male come vogliono farci credere.
Scusa, Giannino, ma il punto centrale dell’intervista è nel mostrare i limiti dell’eterologa, che quando vengono evidenziati con questa chiarezza da un luminare nel campo, fanno molto testo e molto scalpore, non si affronta il motivo per cui oggi si fanno tardi i figli.
Voglio dire, che l’inesorabilità dell’orologio biologico sia nota ai più, può essere, ma di sicuro chi rinvia non deve essere incoraggiato in nessun modo a pensare che l’eterologa possa essere una soluzione , considerando i limiti medici e psicologici e umani e anche i dolorosi fallimenti della pratica.
A questo riguardo , l’intervista si rivela preziosa.
Hai ragione Giovanna, ho saltato qualche passaggio logico e sono finito nella palude del “benaltrismo”.
Volevo solo precisare che queste dotte argomentazioni sono utili e importanti, ma solo per chi non ha fiducia nel “know how” tramandato dalla famiglia.
Volevo solo far capire che il nemico “principale”, quello su cui si dovrebbe concentrare il fuoco, non è tanto la disinformazione sull’orologio biologico, quanto una concezione della società che disprezza la famiglia e la cultura (cattolica) che la sostiene, appiccicando l’etichetta di “bamboccione” e di “sfigato” a chi si appoggia alla famiglia e promuovendo ospizio ed eutanasia per rendere il più possibile l’individuo libero dai lacci e lacciuoli che ne limitano la capacità decisionale di spesa e il livello accettabile di precarietà dell’impiego.
articolo così così.
Sig.ra Filomena qua l’unica bigotta (Mentalita’ chiusa,alla sua religione laicista) è lei.
Mi stia Bene
Visto che pure l’adozione ha un costo (e anche molto elevato), non si capisce perché non ci possa essere un compenso per la donazione degli ovuli in considerazione del rischio per la salute che la donatrice si assume. In ogni caso a prescindere da ciò, l’infertilità non riguarda solo le donne (quarantenni o meno) ma molto spesso anche gli uomini i cui spermatozoi sono pochi o poco vitali cosa che fino a pochi anni fa nessuno prendeva in considerazione e generalmente si tendeva sempre ad imputare alla donna l’incapacità di concepire. Anche in questi casi risulta molto utile evidentemente la donazione di un soggetto esterno alla coppia e che per ovvi motivi è molto meno complicata. Tutte le criticità evidenziate nell’intervista dunque verrebbero a cadere e almeno in questi casi di cui non si fa menzione si potrebbe procedere in tempi rapidi senza andare all’estero. Certo se poi non c’è la volontà di risolvere i problemi allora si mettono tutti gli ostacoli possibili ma in questo caso si tratta di ostruzionismo che risponde a una precisa ideologia contraria alla pratica in se. Del resto mi sembra altrettanto puerile e demagogico dire che siccome il periodo più fertile in una donna va dai 20 ai 30 anni di età allora se si vuole dei figli bisogna farli entro questo Orange, senza tenere conto dei cambiamenti demografici, culturali, sociali ed economici. Al di là di ogni considerazione sulle scelte di vita di ognuno banalmente basterebbe chiedersi: se metto al mondo un figlio a vent’anni e presumibilmente non ho un lavoro perché sto ancora studiando chi me lo mantiene? Dobbiamo ritenere che sia meglio mettere al mondo tanti figli e, posto che il lavoro ci sia, rinunciare all’istruzione per andare a lavorare? Come dire meglio ignoranti ma prolifici come vorrebbe un certo cattolicesimo bigotto
Di bigotto c’è solo lei con la sua chiusura mentale.
E’ meglio spendersi per cambiare le cose e fare appunto in modo che le coppie possano fare figli in età giusta senza perdere il lavoro/studio o correre ai ripari con pezze che sono peggio dello strappo?
Non è forse l’impostazione di base ad essere sbagliata?
Lei vuole curare i sintomi e non la causa.
Casoma … invece dell’eterologa bisognerebbe dire allo stato di mettere le donne giovani in condizione di fare dei figli senza che questo le penalizzi in altri ambiti (primo fra tutti quello lavorativo e/o di studio).
Al di là della ovvia considerazione che un figlio bisognerebbe farlo con la persona giusta e quando ci si sente nella condizione giusta per farlo, è ovvio che anche la coppia giovane e felice che vorrebbe fare un figlio ci pensa 1000 volte se entrambi hanno un lavoro precario, e vivono in un appartamento in affitto che da solo assorbe più di metà delle loro entrate (o peggio in una camera in affitto).
Da questo punto di vista, richiamandomi ad un articolo comparso qui pochi giorni fa, forse sarebbe meglio (è una provocazione, sia chiaro) incentivare la crioconservazione degli ovuli da parte delle ventenni, da utilizzare quando sarà il loro momento giusto
Per quanto riguarda la gratuità della donazione, è di fatto un modo per bloccare la eterologa. Tra l’altro mentre la donazione di sperma è una faccenda abbastanza banale che si potrebbe equiparare ad una donazione di sangue (gratuita ma con un giorno di riposo obbligatorio per chi lavora), la ovodonazione prevede una stimolazione ovarica attraverso ormoni che, come sanno le donne che si sono sottoposte all’eterologa, è tutt’altro che una passeggiata. Infatti all’estero mi risulta che sia previsto un rimborso di almeno 1.000 euro
Il fatto è che l’eterologa è una schifezza, sulla pelle delle donne e dei bambini.
Il fatto che tocchi pagare una mamma perché venda suo figlio, non fa che accentuare il fatto che l’eterologa è una schifezza, in un certo senso ne evidenzia la schifezza.
Dico io, ti farebbe piacere che tua figlia, per soldi, subisse una stimolazione ovarica e sapesse di avere un suo figlio in giro per il mondo ? E anche più volte, perché queste poverette vengono sfruttate all’osso.
Ma che razza di persona sei ?
Se l’eterologa è una tale schifezza, che non la proporrei a mia figlia per nessuna ragione al mondo, né come venditrice, né come donatrice, né come compratrice, invece di aumentare il compenso, piantiamola lì !
Già, proprio puerile. La biologia però se ne stra-frega dei cambiamenti demografici, culturali, sociali ed economici.