Martiri e Tafazzi.

Di Luigi Amicone
19 Ottobre 2006
Mentre padre Iskander era fatto a pezzi in Iraq il giullare Fo consigliava al Papa di cercar moglie

L’11 ottobre nel quartiere Muharaibin di Mosul (Iraq) è stata ritrovata una testa staccata da un corpo senza braccia. Quei resti sono di padre Boulos Iskander Bahnam, sacerdote siro-ortodosso rapito il 9 ottobre dai “Leoni dell’islam”. I terroristi avevano chiesto un riscatto di 350 mila dollari, il blocco dell’edificazione di case e chiese per i cristiani e «un discorso che ritrattasse le parole di papa Benedetto XVI a Ratisbona da affiggere su tutte le porte dei luoghi di culto cristiani». Secondo una fonte locale «il prete era aperto nei confronti dei musulmani, ma i fanatici conoscono soltanto l’uso della spada. Il capo dei rapitori ha dichiarato che, se potesse, ammazzerebbe tutti i cristiani dell’Iraq. Il loro obiettivo è cacciarci dal paese». A Mosul aumentano ogni giorno gli editti per intimare alle donne cristiane di portere il velo e in un recente messaggio video, il capo di al Qaeda, Abu Hamza al Mujahir, ha invitato i fedeli musulmani a «catturare i cani cristiani». Dalla caduta di Saddam Hussein circa 35 mila di loro sono fuggiti dall’Iraq perché minacciati o per timore di violenze interreligiose.
Dopo suor Leonella Sgorbati, padre Iskander è la seconda vittima collegabile alla spropositata e pretestuosa reazione islamista al discorso di Ratisbona. Ma, a parte poche eccezioni, la stampa italiana ha ignorato o minimizzato l’assassinio. Mentre molta e più grande enfasi si continua a dare ai giullari occidentali, come quel Dario Fo che ha auspicato che il pontefice si trovi una moglie, ché questa lo metterebbe in guardia da ulteriori “gaffe” come quella di Ratisbona. A noi, purtroppo, non resta nemmeno la possibilità di confidare nella moglie di Fo, Franca Rame. Questa non saprebbe certo avvisarlo in tempo di connettere la lingua al cervello.

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