«Sono entrato in Forza Italia prima e nel Pdl dopo perché, nel ’99, aderendo al Ppe, tutto il centrodestra italiano aveva scommesso sull’Europa, per cui, se c’è un ripensamento su questo, il centrodestra italiano ha il dovere di informare i propri elettori che non crede più che l’Europa possa essere la scommessa sul futuro». Lo ha dichiarato alla trasmissione Agorà su RaiTre Mario Mauro, candidato al Senato nella lista Con Monti per l’Italia. «Andremo ad un voto pro o contro l’Europa – ha spiegato ancora Mauro – perché l’Europa è il colpevole ideale in una circostanza in cui tutti sono pronti a dire che la causa di tutti i mali viene da lontano».
«Penso che la battaglia vera sia nel cuore e nella mente degli elettori. Agli elettori dico: non fermiamoci al fuoco di fila di scuse che vengono presentate e scommettiamo che, attraverso coalizioni che puntano a riforme, sia possibile trascinare il resto della politica italiana. I partiti – ha proseguito – non hanno avuto la forza di abbracciare il fatto che il governo tecnico ha permesso a quelle forze politiche di parlarsi e di assumersi responsabilità comuni che oggi sembrano evacuate. Oggi sembra che non ci sia mai stata la responsabilità comune di Pd e Pdl intorno al governo tecnico».
ALLEANZE. Parlando poi con Tgcom24, Mauro ha aggiunto che «le alleanze vengono fatte sulla base della possibilità di perseguire programmi coerenti. Un cartello elettorale si può fare per vincere, ma poi come si fa a portare avanti un programma? A nessuno fa piacere lasciare il proprio partito ma quando ci si accorge che l’unico problema diventa fare cartelli elettorali per riproporre uno schema in cui nulla cambia, bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione. Quando facciamo schieramenti che non propongono una strada per cambiare il paese ma per risolvere un contenzioso tra tifoserie, prendiamo in giro il nostro popolo».
FORMIGONI. In un’intervista che appare oggi sulle pagine milanesi di Repubblica, Mauro dice di rifiutare la categoria di unico ciellino rimasto a sostenere Gabriele Albertini in Regione Lombardia e Mario Monti a livello nazionale. «Parlo per me – spiega – non per gli altri. Mi rifiuto di ragionare in termini di “mondo ciellino”. Le mie sono valutazioni politiche. E da cattolico, da moderato e da uomo politico penso che quella di Albertini sia la candidatura migliore». Ha sostenuto questa sua posizione all’interno del movimento di Cl?, chiede il giornalista. «La sostengo ovunque – risponde Mauro – e in ogni occasione. Penso che oggi ci siano idee sbagliate a sinistra e confuse a destra. È la mia valutazione politica e la propongo a tutti, dentro e fuori il movimento».
Spiegando la diversità di valutazioni politiche con Roberto Formigoni, Mauro dice che «Formigoni condivide le mie preoccupazioni sulla Lega: è un partito inaffidabile e ha fatto cadere la sua giunta. Però al momento di decidere ha fatto un’errata valutazione strategica, pensando che per fermare Ambrosoli fosse meglio votare Maroni». Infine, Mauro ha chiarito che con Formigoni non vi è alcun risentimento personale: «Siamo in buoni rapporti». Così come non vuole cadere nella trappola di pensare che usare il tema della moralità in politica sia un’arma vincente: «La moralità è un valore, ma non deve essere usata come arma. Per esperienza non mi sento moralmente superiore a nessuno. E so che c’è sempre uno più puro che ti epura. La politica è confronto di idee e di programmi, e in questo confronto va mantenuto aperto il dibattito»