Terra di nessuno
Una notte nel Monferrato tra cicale e trattori
Sabato 20 luglio, Monferrato. In questa notte di luna quasi piena il cielo sulle colline non è nero, e ci si vede bene, nella luce color argento. È piena estate, e finalmente calda, e l’aria è immobile; è sabato, e penseresti che tutti siano a tavola, o, i ragazzi, a ballare. Invece tra la notte e le case dei piccoli paesi sulle colline vedi muoversi adagio rare luci giallastre o arancio, che vengono e vanno, scomparendo a tratti dietro a un dosso, o a un bosco di noccioli. È strano nel chiarore della luna questo lampeggiare lontano, a momenti accompagnato dall’eco dell’ansimare di motori diesel, e da un clangore di cingoli d’acciaio. Il rombo si avvicina e poi si allontana, e la campagna ripiomba nel silenzio. Rotto solo da un uccello che fischia, monotono, il suo richiamo; sotto a questa gran luna lucente e tonda che coi suoi raggi passa in rivista i filari delle vigne, perfettamente diritti e schierati.
Sono le luci dei trattori, che vanno ad arare i campi già mietuti, o a tagliare, dove l’erba è alta; approfittano del plenilunio che rischiara la notte, e che disegna bianche sul buio le polverose sterrate. E vanno e vengono con il loro rombo i trattori, come il respiro di grossi goffi animali. (E ti immagini che nella luce dei fanali danzino ebbre nuvole di moscerini).
Si lavora di notte, perchè il giorno non basta, nel culmine dell’estate, a star dietro a vigne, e a campi e stalle, in pochi come si è rimasti nelle cascine. Da un paese, Grana forse? o Calliano, viene a onde la musica chiassosa di una sagra; ma nella distanza e nella notte si disperde, e quella che arriva all’orecchio qui, è gentile. Gli uomini dei trattori non la sentono, nel fiato assordante dei diesel, e d’altronde, per ascoltare non avrebbero tempo. Finiranno tardi, le mani sporche di grasso nero; e spento il motore faranno piano a salire le scale, per non svegliare le case addormentate.
Tra gli echi della banda, lontani, e lo sferragliare dei cingoli, pare una notte di formiche e di cicale: di quelli che badano a riempire i fienili e di quelli che ballano e ridono e si stringono, là in piazza, dentro a questo chiarore incantato. E intanto, pensi, l’estate sfugge a entrambi, a chi accumula i suoi frutti e a chi in piazza fa festa. Solo la luna alta nel cielo è indifferente e sovrana. E provi una strana tenerezza per noi uomini che quaggiù ci affanniamo o sorridiamo; mentre scorre il tempo, e già lo senti che rode la pienezza di questa notte di mezza estate. Mentre già sugli alberi le foglie cominciano a contrarsi e seccarsi come mani di vecchia – appena appena, impercettibilmente.
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1 commento
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che favola! era da tanto tempo cara Marina che non leggevo qualcosa di tuo ed in questo giorno di festa seduta davanti al mio computer mentre fuori il silenzio di una città svuotata ho provato una grande emozione grazie!