
Mamma li turchi
Un giorno di maggio del 2000 sono andato a Copenhagen a vedere la finale di Coppa Uefa tra Galatasaray e Arsenal. Vinse la squadra turca ai rigori e una bella tifosa inglese, completamente ubriaca, cercò di consolarsi con me. Ma questa è un’altra storia. Volevo raccontare, invece, che andai a pranzo con un collega turco molto simpatico che parla l’italiano. Ci sedemmo al tavolino di un ristorante all’aperto di Tivoli. A un certo punto, arrivarono quattro italiani in gita. L’amico turco, immediatamente, si illuminò e disse ai quattro: “Anche lui è italiano, un famoso giornalista”. Ho ancora presente il momento di imbarazzo. Superatolo, fu anche piacevole conversare con quei connazionali. L’episodio mi è tornato in mente in questi giorni tribolati per Fatih Terim e la Fiorentina. I turchi sono orgogliosi, patriottici, uniti. Terim era l’allenatore del Galatasaray e quelli del Besiktas o del Fenerbahce non lo amavano, ma ora che è all’estero 75 milioni di turchi sono con lui e sperano, come sta facendo, che conquisti il mondo. Quando Arrigo Sacchi andò all’Atletico Madrid il suo insuccesso fu salutato con scomposte grida dall’Italia intera. Terim è orgoglioso e furbo e approfitterà delle nostre inimicizie e delle nostre meschinità per ottenere soldi e successo. Fa bene.
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