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Un anno fa moriva, dopo essere stata arrestata dalla famigerata Gasht-e-Ershad, la polizia morale iraniana, la ventiduenne di etnia curda Mahsa Amini. La sua colpa era stata quella di aver indossato in modo “non conforme” l’hijab, il velo con cui le donne – iraniane e non – devono coprirsi il capo per poter circolare nell’Iran degli ayatollah. La morte della giovane curda ha scatenato la più vasta e lunga ondata di proteste mai registrata in Iran dalla rivoluzione islamica dell’ayatollah Ruhollah Khomeini del 1979, portando migliaia di persone a manifestare in quasi ogni città dell’Iran. Cosa resta oggi di una contro-rivoluzione e di un regime che era stato quasi dato per morto nelle fasi più intense delle proteste?
«Il regime islamico ha resistito»
Intervistato da Tempi, l’analista geopolitico Nima Baheli spiega che a un anno esatto dalla morte di Mahsa Amini le problematiche che portarono alle proteste restano le stesse, mentre il regime, seppur indebolito, ha resistito. ...
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