Contenuto riservato agli abbonati
Aveva cercato una spiegazione e cure inesistenti con le unghie. Prima la sua Sofia, che a due anni aveva smesso di camminare, giocare, il suo sguardo si era fatto assente – «Sindrome di Rett», le avevano detto, «diventerà immobile» –, poi il suo Bruno, che era svenuto a scuola, finito in coma – «medulloblastoma», le avevano detto, «quarto grado, maligno, porta all’invalidità al 100 per cento». Una rara patologia neurologica e un raro tumore del sistema nervoso centrale: tutti in una volta, in una casa, quella di Mariangela Tarì.
A 18 anni Giampaolo Pambianco aveva scelto di tornare a casa. Che c’azzeccava lui con la «famiglia del Mulino Bianco» che lo aveva accolto sette anni prima? Era stato tutto un dispetto dell’assistente sociale, si ripeteva, continuando a paragonare i suoi emarginatissimi genitori naturali con la coppia di benestanti che lo aveva preso in affido: lui voleva bene a sua madre e suo padre, e loro ne volevano a lui, anz...
Contenuto a pagamento
Per continuare a leggere accedi o abbonati
Abbonamento full
€60 / anno
oppure
Abbonamento digitale
€40 / anno