
Madre Mirella delle carceri
Più che il dar da mangiare agli affamati e da bere agli assetati, più che il visitare gli ammalati e ospitare i pellegrini, delle sette opere di misericordia corporale quella che soprattutto colpì Mirella Bocchini, il giorno della sua prima comunione, fu il dovere di visitare i carcerati; oggi si può certamente affermare abbia messo a frutto quella sua infantile intuizione: Mirella è presidente di “Incontro e Presenza”, opera non profit che dalla nascita, nel 1986 a Milano, si occupa del mondo dei detenuti. L’anno prima della fondazione, in qualità di consigliere comunale di Milano, Mirella visitò le celle del carcere di S. Vittore. «Il giorno stesso – ricorda – appena uscita da quelle mura, la realtà lancinante del luogo visitato mi indusse a raccogliere alcuni amici, tra cui ve ne erano alcuni che si erano già appassionatamente occupati di problemi di emarginazione sociale, per fare qualcosa, ma soprattutto capire qualcosa rispetto a quel mondo chiuso». Dopo poco da quella visita fu contattata da un gruppo di detenuti, ex-militanti di “Prima Linea”, in libertà provvisoria: cominciarono a vedersi regolarmente, a raccontare le proprie storie, della vita in carcere; nei mesi successivi, dopo i colloqui con padre Bachelet, cappellano di S. Vittore, e don Luigi Melesi, venne formalizzata la nascita dell’associazione di volontari. Da allora “Incontro e Presenza” è operante nel territorio di Milano e provincia nella Casa Circondariale di San Vittore, nel nuovo carcere di Bollate, in quello di Monza e nell’Istituto Minorile Beccaria di Milano, e costantemente in rapporto con esperienze analoghe, talora nate sul suo esempio, in altre città come Forlì e Torino. Attraverso l’incontro personale e paritetico con i volontari di “Incontro e Presenza” è dato al detenuto sostegno morale e materiale, le sue capacità e i suoi desideri di studio, lavoro e trasformazione umana sono sostenuti e accompagnati.
Suor Viola “Vallanzasca”
Angela, in passato componente della banda “Vallanzasca”, ora suor Viola, disse queste parole a Mirella Bocchini: «Tu devi stare di fronte alla persona detenuta guardandola in modo che lei veda riflesso nei tuoi occhi il suo io vero, e questo io vero totalmente abbracciato da te, tutto il resto sono quisquilie, si possono fare, non fare, cambiare…». In un mondo schiacciato da contraddizione, disperazione e sofferenza come quello del carcere, in modo paradossale e quasi misterioso, i volontari quotidianamente incontrano uomini vogliosi di mettersi in piedi e camminare, di lavorare, di costruire, di creare, di allacciare rapporti con tutta la società; mossi dal desiderio profondo non solo di recuperare i propri legami affettivi, continuamente resi precari e negati, spesso fino alla perdita, dalla lontananza, bensì anche di incontrare altri uomini, compagni di viaggio, con cui condividere veramente un’esperienza di cammino. Per dare efficace risposta ai bisogni dei carcerati sono nati molteplici progetti: il “Progetto Dignità”, ad esempio, fornitura di vestiario ed articoli igienici in San Vittore, vista l’estrema indigenza di migliaia di detenuti; l’associazione ha provveduto, su richiesta dello stesso direttore di San Vittore, Luigi Pagano, al recupero di indumenti e biancheria intima, garantendo, grazie al continuativo aiuto economico di enti pubblici e privati, almeno lo stretto necessario ai numerosi indigenti del carcere. E ancora, progetti riguardanti attività ricreative e sportive, sostegno ai familiari, sportello informativo e primo soccorso, mostre mercato, collaborazioni con strutture ed agenzie lavorative, reinserimento sociale e strutture abitative, impegno culturale, di informazione e relazioni pubbliche, formazione dei soci, volontari e simpatizzanti.
Libertà è uno spirto gentil
Si è anche organizzata una guida all’ascolto della musica classica attraverso la collana di Cd “Spirto Gentil” curata da Luigi Giussani che ora “Incontro e Presenza” sta riproponendo tra i detenuti del secondo raggio, condannati per reati di stupro e pedofilia. «Tutte queste azioni, gesti, opere» dice Mirella Bocchini «che nascono come naturale conseguenza di un atteggiamento seriamente impegnato con l’umanità del detenuto in quanto tale hanno valore reale per loro e per noi. L’urgenza, la domanda che questi uomini pongono è radicale e mette a nudo la nostra posizione umana, l’enigma della nostra limitatezza. Ecco perché ritengo assolutamente impossibile “durare” in un atteggiamento serio lavorando individualmente: occorre avere vicino non un gruppo o un’associazione in senso tecnico, ma degli amici, con cui confrontarsi e sostenersi, sperimentando con loro almeno un brandello di quella vita più felice e più vera che il detenuto vuole vedere attraverso noi».
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