Macron riarma la Francia, e la guerra in Ucraina non c’entra

Di Rodolfo Casadei
14 Novembre 2022
Nel discorso del presidente a Tolone la grandeur francese assume toni sovranisti ed egemonici che in bocca a un italiano o a un tedesco non sarebbero accettati
Macron riarmo Francia
Il presidente francese Emmanuel Macron sulla portaerei Dixmude durante il suo discorso sul riarmo della Francia (foto Ansa)

Fossero stati presenti mercoledì scorso nell’hangar della portaelicotteri anfibia Dixmude a Tolone, i leader delle religioni che il 23 ottobre scorso a Roma, su invito della Comunità di Sant’Egidio, avevano ascoltato il discorso sulla pace del presidente francese Emmanuel Macron avrebbero fatto molta fatica a credere che quella davanti a loro era la stessa persona che li aveva rassicurati affermando che «L’universalismo (caro ai francesi – ndr) non è un’egemonia». Presentando la Nuova Revisione nazionale strategica pubblicata dalla Segreteria generale della Difesa e della sicurezza nazionale (Sgdsn), Macron non ha usato mezzi termini per illustrare le ambizioni internazionali della Francia in questa fase drammatica della storia europea.

Un riarmo deciso cinque anni fa

«È un vero riarmo della Nazione quello che abbiamo deciso cinque anni fa», ha detto Macron spazzando subito via l’interpretazione secondo la quale il riarmo francese sarebbe una conseguenza forzata dell’aggressione russa all’Ucraina. «Ed è una soddisfazione particolare per me dirvelo oggi: questi impegni sono stati rispettati. (…) Ne sono fiero, e le nostre forze armate lo meritano».

Nel 2017 il capo di Stato maggiore delle forze armate francesi Pierre de Villiers si era dimesso in polemica col governo criticando il bilancio troppo risicato per la difesa. Da allora le cose sono parecchio cambiate. Nel 2023 per il quinto anno consecutivo il budget delle Forze Armate aumenterà: ci sarà un aumento di 3 miliardi di euro rispetto al 2022. Tra il 2017 e il 2023 i mezzi finanziari a disposizione delle forze armate aumenteranno da 32,3 a 43,9 miliardi di euro. L’obiettivo di questa traiettoria è di raggiungere i 50 miliardi di euro di bilancio per la difesa entro il 2025.

Macron vuole «forze armate all’altezza»

La guerra in Ucraina ha imposto una revisione della dottrina strategica francese, ma secondo Macron le sfide, e quindi le risposte, vanno ben oltre tale contingenza: «(…) alcune delle sfide di oggi saranno durevolmente con noi. E, in particolare, quando la pace tornerà in Ucraina, dovremo anche trarne tutte le conseguenze, vale a dire, costruire veramente una nuova architettura di sicurezza e un rinnovato quadro di stabilità e controllo degli armamenti che vedrà l’Europa al tavolo. Ma ci sono anche le sfide del futuro: il rischio di una guerra ad alta intensità tra Stati, le tensioni in crescita in Asia, l’uso diffuso dei droni, la banalizzazione dell’uso dei missili (…) È ormai un mondo dove, a differenza di ieri quando si cercava la pace attraverso l’interdipendenza, ora si cerca l’indipendenza in previsione di guerre».

A tutto questo bisogna essere preparati, mobilitando l’intera società: «Anticipare tutto questo è una necessità se nel 2030 si vogliono avere le forze armate all’altezza del decennio che seguirà e non di quello precedente. E spingendo oltre il discorso, è anche ciò che serve per avere non solo gli eserciti, ma anche l’industria della difesa, l’economia e la società che contribuiscono alla sovranità. Perché una delle lezioni dei tempi che stiamo vivendo è che dobbiamo imparare di nuovo a mobilitare le forze vive della nostra nazione, le sue imprese, le sue donne e i suoi uomini al servizio della nostra sovranità, come ho ribadito negli ultimi mesi».

La sovranità che Macron vuole difendere

Effettivamente già il 18 giugno Macron aveva invitato il paese a tenersi pronto all’«economia di guerra». E il 14 luglio aveva approfondito: «Con l’intensificarsi dei conflitti, oggi dobbiamo rivalutare le nostre ambizioni. La nostra ambizione operativa per il 2030 va rivista in vista del possibile ritorno di un confronto ad alta intensità»; e aveva invitato a «produrre capacità di armamento più velocemente e con più forza». Perché la sovranità che Macron desidera difendere si estende, manzonianamente, “dall’uno all’altro mar”.

Tornando al discorso di Tolone: «Per quanto riguarda i nostri territori d’oltremare che sono una forza della Nazione e segnano la nostra presenza permanente su diversi continenti, i nostri diritti sovrani in tutti gli oceani: si è francesi a quasi tutte le longitudini e a quasi tutte le latitudini. I nostri territori d’oltremare continentali o insulari dimostrano la natura di  potenza mondiale della Francia, nell’Atlantico settentrionale, nei Caraibi, in Sudamerica, nell’Oceano Indiano come nel Pacifico, e senza dimenticare i poli (! – ndt)».

E insieme si propone come gendarme del mondo, all’americana: «Noi vogliamo essere fornitori di sicurezza, dall’Africa subsahariana al Golfo Arabo-Persico, passando attraverso il Corno d’Africa. Questo vale anche per l’Indo-Pacifico dove abbiamo proposto una strategia innovativa, chiara, profonda. (…) Questa nuova analisi della situazione vuole assicurarci di essere una Nazione quadro, in grado di strutturare intorno a noi, in Europa, in Africa oltre che nel Vicino e Medio Oriente, coalizioni di eserciti partner. Questo è ciò che la nostra prossima programmazione militare consentirà pienamente di declinare sotto tutti i punti di vista».

Atlantismo ed europeismo? Fino a un certo punto…

Macron cerca più volte di rassicurare gli interlocutori non francesi professando atlantismo ed europeismo, ma inevitabilmente lo fa con insalate di parole: «Quale visione anima questa revisione strategica nazionale? Quella di una potenza indipendente, rispettata, agile; una potenza al centro dell’autonomia strategica europea con un forte ancoraggio atlantico, ma all’avanguardia e perno del mondo; una potenza equilibratrice che si assume le proprie responsabilità e contribuisce, in qualità di partner affidabile e solidale, alla conservazione della multilateralismo e diritto internazionale». Ma le rassicurazioni e l’europeismo solidale si stemperano non appena il capo di Stato francese passa a parlare della “force de frappe”, il nucleare militare francese.

L’avvertimento è quasi minaccioso. L’Europa, dice, «resterà ovviamente la nostra ancora esistenziale, il nostro universo di solidarietà prioritaria e continueremo ad esserci allo stesso tempo, se così posso esprimermi, come la roccia e il pungiglione. Roccia dell’unica potenza nucleare dell’Europa continentale, che gioca ancora un ruolo chiave nella sua sicurezza e pungiglione per far avanzare la sua sovranità, far prosperare la sua visione, sviluppare una difesa credibile, contribuendo così alla forza dell’Alleanza Atlantica».

Una dottrina nucleare che ricorda quella della Russia

La dottrina nucleare francese di Macron fa venire in mente quella della Russia, che non si limita alla deterrenza di eventuali attacchi nucleari nemici, ma anche di quelli con armi convenzionali se rappresentassero una minaccia esistenziale. Dice infatti il presidente: «Poi c’è ovviamente la deterrenza nucleare, questa spina dorsale della nostra sicurezza credibile e moderna, dimensionata nell’ambito di una rigorosa sufficienza. Continuerà a basarsi su semplici e chiari princìpi che garantiscono la nostra libertà di azione e assicurano che saremo protetti da grosse aggressioni. Essa ci protegge da qualsiasi aggressione da parte di altri stati contro i nostri interessi vitali, da qualunque parte arrivi questa aggressione e qualunque sia la sua forma. Questi interessi vitali, è mia responsabilità definirli, aggiornarli». Siamo nelle mani di Macron…

Gli avvertimenti di Macron alla Germania

Non mancano gli avvertimenti alla Germania, che il capo di Stato francese corteggia quale “partner indispensabile” per la “riuscita del progetto europeo”. Ma che dovrebbe smetterla di voler fare da sé: «la difesa aerea del nostro continente», ha detto a un certo punto Macron, «è una questione strategica, solidale e dalle molteplici ramificazioni, che non può ridursi alla promozione di un’industria nazionale o di industrie terze alle spese della sovranità europea». Ha provveduto a tradurre le parole del presidente il periodico economico Les Echos: «Un modo di far sapere al governo tedesco che il suo progetto di scudo anti-aereo deve prendere una dimensione strategica europea e che la Francia si riserva di fare delle proposte».

Nella parte finale del suo intervento Macron annuncia che la Francia intende avere il sopravvento sui suoi rivali anche sul piano propagandistico: «Convincere fa chiaramente parte delle esigenze strategiche, ma dobbiamo rivedere a fondo il nostro modo e i mezzi per farlo in questo nuovo contesto. Sta quindi a noi pensare alla promozione, senza orgoglio, ma anche senza inutili inibizioni, della nostra causa. Un atteggiamento che fosse solo reattivo, o difensivo, potrebbe passare per una forma di passività. Non sarà il nostro caso. La nostra capacità di influenza sarà d’ora in poi una funzione strategica, dotata di mezzi sostanziali, coordinata a livello interministeriale, con un ruolo centrale per il ministero dell’Europa e degli Affari Esteri per quanto riguarda la sua applicazione internazionale».

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