Ma quale moglie-trofeo, Melania si sente più Trump di Trump

Di Mattia Ferraresi
20 Gennaio 2025
Con il ritorno alla Casa Bianca e un documentario Amazon tutto per sé, la First Lady completa la sua vendetta verso il bel mondo che l’ha sempre snobbata, non capendo che razza di donna aveva davanti
Donald e Melania Trump al mega comizio elettorale al Madison Square Garden di New York, 27 ottobre 2024 (foto Ansa)
Donald e Melania Trump al mega comizio elettorale al Madison Square Garden di New York, 27 ottobre 2024 (foto Ansa)

Melania Trump è produttrice e protagonista di un nuovo documentario che svela retroscena e lati nascosti della First Lady che si appresta a ritornare alla Casa Bianca. Uscirà nella seconda parte dell’anno ed è prodotto dalla Amazon di Jeff Bezos, che in questo modo completa il radicale percorso di riposizionamento trumpiano. Ha donato 1 milione di dollari per la cerimonia di insediamento, passa le giornate a dare pacche sugli account dell’amico ritrovato Elon Musk e il Washington Post, che aveva trasformato in un tempio luminoso della “democrazia che muore nell’oscurità”, attraversa una fase di subbuglio forse irrecuperabile.

Ma il documentario è anche parte di una strategia per mettere al centro della scena Melania, per dare la parola a una donna più guardata che raccontata, per dare una voce ai leggendari meme con gli sguardi insofferenti di fianco al marito e all’espressione penetrante di chi vorrebbe essere sempre altrove. Lei, invece, è la sola e volitiva padrona del proprio destino. E adesso che torna alla Casa Bianca vuole farlo sapere a tutti. «Forse alcuni mi vedono soltanto come la moglie del presidente, ma mi reggo solo sulle mie gambe. Sono indipendente. Ho il mio pensiero. Ho i miei occhi. No, non sono sempre d’accordo con quello che mio marito dice o fa, e va bene così», ha detto lanciando il documentario.

Melania vs Michelle

La vendetta di Melania passa anche da queste cose. Ha spiegato che prima, quando era alla Casa Bianca, nessun grande produttore voleva lavorare con lei per diffondere il messaggio antibullismo che aveva eletto a causa di riferimento, mentre adesso tutti le fanno la corte e Amazon la incorona fra le stelle della sua offerta Prime.

Melania First Lady alla Casa Bianca nell’agosto del 2020 (foto Ansa)
Melania First Lady alla Casa Bianca nell’agosto del 2020 (foto Ansa)

Anche sulla transizione si è tolta qualche sassolino dalle Manolo Blanhik. Questa volta, ha detto, conosce il protocollo, la mobilia, le modifiche da fare, le maestranze, i ritocchi, ha tutto sotto controllo. La prima volta non era stata così facile, perché gli Obama non condividevano le informazioni necessarie. Un silente boicottaggio che ora vuol far pagare a chi evidentemente ricambia il sentimento: Michelle Obama non sarà a una cerimonia in cui si nota più chi non c’è di chi c’è.

Non me ne frega nulla

La ricostruzione della figura pubblica di Melania era iniziata però con il libro autobiografico, intitolato soltanto Melania, uscito lo scorso autunno. Il libro sembra scritto con il free trial di una versione beta di ChatGpt e quando è uscito comprensibilmente i media si sono concentrati sugli elementi che facevano notizia, tipo la sua posizione abortista, in contrasto con quella che il marito ha dichiarato più frequentemente (che posizione davvero abbia, non si sa). Ma se si va oltre questi dettagli, si scopre un documento straordinario con cui l’ex modella che oggi ritorna nel ruolo di donna più potente d’America ha voluto dire al mondo una cosa semplice: non me ne frega nulla. Di suo marito, della politica, dei doveri sociali, delle aspettative, del governo, del protocollo, degli altri. Il faro della sua esistenza è soltanto il suo io, il resto orbita intorno.

Il libro autobiografico di Melania Trump, intitolato soltanto “Melania”
Il libro autobiografico di Melania Trump, intitolato soltanto “Melania”, uscito lo scorso autunno (foto Ansa)

Le ambizioni di realizzazione personale e professionale sono il motore che la muove, gli ostacoli sul cammino sono funzionali alla maggiore soddisfazione che sperimenterà con il prossimo traguardo. Il maschio a cui si accompagna è lo strumento che ha giudicato più conveniente per raggiungere i propri scopi. La sinistra non se n’è resa conto, ma una femminista si sta riappropriando della Casa Bianca.

In compagnia di sé

La Melania che si scopre in Melania è un’eroina dell’autodeterminazione, una vestale dell’individualismo, una donna che è centro di gravità di se stessa e non sente il bisogno di giustificarsi per questo. Già dall’infanzia in Slovenia i princìpi fondamentali appaiono chiari. «Ho imparato che, a prescindere dalle circostanze o dalla compagnia in cui mi trovavo, la relazione più importante che avrei potuto coltivare era quella con me stessa», scrive. Questa smisurata considerazione di sé la porta ad «abbracciare la mia unicità e a fidarmi delle mie capacità, sapendo che il successo sarebbe arrivato».

Melania in giro per Biarritz, Francia, con le consorti dei capi di Stato de G7, 26 agosto 2019 (foto Ansa)
Melania in giro per Biarritz, Francia, con le consorti dei capi di Stato de G7, 26 agosto 2019 (foto Ansa)

Scenari, obiettivi e ambizioni cambiano – dalla provincia slovena si passa a Milano, poi a Parigi, a New York, e su fino alla Trump Tower, poi ancora più su alla Casa Bianca e nella favolosa Mar-a-Lago – ma lei non perde di vista che il punto è essere fedele a se stessa.

La vera artista del deal

Il racconto delle vicende è punteggiato di fulminanti riflessioni che rivelano tutto.

Quando lascia famiglia e studi per trasferirsi a Milano per fare la modella: «La vita solitaria non mi dispiaceva; ero abituata a stare sola e avevo sempre amato la mia compagnia». Quando sbarca a New York per fare un nuovo salto di carriera: «Benché sostenuta da un team di professionisti, alla fine è stata solo la mia determinazione a spingermi verso nuovi traguardi». Quando riflette sui suoi successi professionali: «Mi sono resa conto che è stata la mia forza a preparare la strada dei miei trionfi». Quando capisce che è arrivato il momento di avere un figlio: «Ero la creatrice della vita, ed ero così fiera di me». Quando si scopre che un suo discorso durante la campagna elettorale del 2016 era stato ampiamente saccheggiato da un testo di Michelle Obama: «Mi sono affidata troppo agli altri in questo importante compito». Quando le è capitato (di rado) di incappare in un fallimento professionale, la colpa era sempre di qualcun altro: gli organizzatori che avevano truccato il concorso di bellezza, il consigliere infido, i rosiconi amici del marito.

Melania Trump a Washington, Dc, 19 settembre 2019 (foto Ansa)
Washington, Dc, 19 settembre 2019 (foto Ansa)

Nel bilancio della sua vita, Trump emerge come un buon affare attentamente ponderato e siglato su tutte le pagine del contratto con le firme per esteso (leggibili) alla fine, un uomo che l’ha affascinata con le sue «capacità organizzative» e il suo «buon gusto» che è «evidente in ogni aspetto del suo essere» (c’è scritto davvero così). Ci tiene a mettere in chiaro che quando hanno iniziato a frequentarsi, «io avevo già fatto fortuna, e avrei potuto facilmente catturare le attenzioni di molte altre celebrità, se lo avessi desiderato». Ed ecco rovesciata la volgare storia sessista della moglie-trofeo scelta nel catalogo delle modelle slave da un ricco immobiliarista newyorchese. Nella sua biografia, è lei l’artista del deal, la pianificatrice del proprio successo solitario, la donna di cui Trump ha bisogno molto più di quanto lei abbia bisogno di lui.

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