
MA PERCHE’ SIRCHIA NON VIETA LE SPACCONATE DI BOSSI?
Caro direttore, da domenica notte non posso più fumare le mie amate sigarette nei locali pubblici. La cosa non mi piace ma mi sono detto, se questo può giovare anche minimamente alla salute mia e altrui forse vale un sacrificio. Lunedì sera ascoltando i titoli di Studio aperto ho dovuto ricredermi: grazie al rientro di Bossi nella scena poltica nazionale e al divieto di fumo vivrò probabilmente qualche giorno di più ma rischio di farlo in una Regione governata dalla sinistra. Ne vale la pena?
Carlo Stagni
Circa la prima che ha detto, diciamo che se è vero quello che paventa Studio Aperto, e cioè che dopo il fumo ci vieteranno anche l’alcol forte, bè, gay auguri, dopo la sigaretta e il whisky, finisce che ci vietano anche lei. Quanto al ritorno di Bossi, che dire? Vista la sua sparata su Formigoni che incarnerebbe il «ritorno della restaurazione» bisognerbbe invocare una legge Sirchia che vietasse le spacconate. Cosa purtroppo impossibile. Mentre appare fondamentale il contributo della Lega a un vero ritorno della restaurazione con un’operazione-fotocopia a quella che ha suicidato la Cdl nelle provinciali milanesi dello scorso anno. Non a caso, per tutti i Tg di lunedì sera, tsunami o non tsunami, la notizia d’apertura era il “terremoto Bossi”.
Trovo interessante lo spazio di recensione cinematografica, ma nello spazio home sono segnalati film irreperibili nella rete ordinaria. Vi sarei grato indicaste dove possano essere reperiti, scaricati, comprati o rubati.
Fabio Corsi
Dalla prossima settimana il fortunato selvaggio che cura la rubrica sarà lieto di fornirivi tutte le informazioni all’uopo. Una raccomandazione, non rubate.
Egregio direttore, ho appreso con piacere e con un certo senso di orgoglio patriottico la notizia della recente presa di posizione del Governo – costituitosi in seguito a delibera del Consiglio dei ministri e tramite Avvocatura dello Stato – contro la dichiarazione di ammissibilità dei referendum che mirano all’abrogazione o alla modifica della legge 40 recante “Norme in materia di procreazione medicalmente assistita”. Mi sembra una decisione significativa e ben giustificata, dal momento che – a ben vedere – la legge 40 contiene chiaramente quelle che, nella sentenza numero 16 del 2 febbraio 1978, sono definite dalla Corte Costituzionale come «disposizioni legislative ordinarie a contenuto costituzionalmente vincolato», e che non possono essere abrogate tout court. La suddetta categoria verrà inoltre richiamata nella sentenza 3597 per dichiarare inammissibile una richiesta di ulteriore estensione in Italia della liceità di abortire tramite modifica della legge 1948 avanzata dai radicali. Chiunque osservi la situazione usando buon senso e non con occhiali ideologizzati – con buona pace del signor Capezzone e del suo entourage – conviene pertanto sul fatto che si tratta, per usare ancora le parole della Corte Costituzionale, di una legge ordinaria «la cui eliminazione determinerebbe la soppressione di una tutela minima per situazioni che tale tutela esigono secondo la Costituzione». La palla è ora alla Consulta. Aspetteremo trepidanti per un mese e… che Dio ce la mandi buona. La legge, ovviamente.
Matteo Farina
Giuliano Ferrara non la pensa come lei, noi un po’ sì, però fa niente. Perché la Consulta darà l’ok al referendum e, dunque il referendum si farà, vedrà, si farà. E lo vinceranno gli embrioni.
L’han fatto il Foglio e Ideazione, l’han fatto l’Espresso e Repubblica, l’han fatto il Riformista e la Stampa: perché anche Tempi non adotta qualche blog?
Francesco Rinarelli
E prenderlo in affido, no?
Paolo Mieli torna alla guida del Corriere ed è subito scoop. Quello di Alberto Melloni sulla vicenda dei bambini ebrei e della Chiesa, come la chiama lo storico dossettiano (cattolico?) «matrigna». Cosa ne pensa?
Gianni Fabbris
Pensiamo tutto il bene possibile su Mieli, maestro insuperato di storie che fanno tam tam e, in questo caso, giro del mondo. Tutto il male possibile su questo presunto scoop che, come ha ben scritto Galli Della Loggia, non è storia, ma è storia portata in tribunale. Melloni? Lui resiste, resiste, resiste, no?
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