Ma Berlusconi a Cl non chiede milizie

Cari lettori di Tempi, lo so che non spetta a me. Sono solo un modesto scribacchino, non ho alcun titolo per dire che cosa deve fare Comunione e Liberazione. Ma poiché il caso – per me felice – ha voluto che fossi io a moderare al Meeting di Rimini anche l’incontro che ha suscitato tante polemiche, quello con Silvio Berlusconi e Roberto Formigoni, lasciate che da testimone sincero dica che cosa ci ho capito io. Vengo alla pietra dello scandalo: l’appello finale di Berlusconi a fondare i circoli della libertà. È stato l’esatto contrario che chiedere al movimento ciò che non sta nel suo Dna. Per almeno tre ordini di ragioni. La prima ha a che fare con ciò che ha segnato l’incontro di Berlusconi col Meeting: la fisicità. L’ex premier è arrivato al dibattito provato dall’influenza e incerto su cosa dire e come sarebbe stato accolto. Man mano che sui princìpi i consensi si sono fatti calorosi, si è per così dire rianimato, ha preso fiducia. Alla fine, sembrava sotto un trattamento rivitalizzante. Posso testimoniare che le prime domande erano accolte da un’elevata diffidenza nei suoi occhi e nella sua postura fisica, poi l’atteggiamento ha lasciato spazio a una grande rilassatezza.
La seconda ragione ha a che fare con i temi trattati nell’incontro. Formigoni era stato più concreto e graffiante di Berlusconi, nel rispondere alla domanda «ma com’è che secondo voi avete perso alle politiche?». Non si era tirato indietro dal citare divisioni interne e scelte sbagliate. Berlusconi aveva nicchiato. Per questo all’ultima domanda gli ho richiesto che Casa delle Libertà dobbiamo aspettarci ora, chiedendogli di Casini e anche di Formigoni. Ed è lì che Berlusconi ha finito per lanciare l’appello al Movimento. Che però era il segno di una tensione dal basso che a Rimini Berlusconi avvertiva tangibilmente, mentre lo stesso non avviene nei partiti della Cdl. È stato un appello perché ciascuno che abbia a cuore l’uomo e la sussidiarietà prima dello Stato s’impegni con la massima energia sui propri temi, non a rifondare Forza Italia come invece hanno scritto quasi tutti i miei colleghi.
La terza ragione è che né Berlusconi né alcun altro che non sia un somaro patentato può immaginare che Cl sia un partito o una sua corrente. Vorrebbe dire che non ha mai letto neppure una riga di don Giussani. Quando ricordava sempre Matteo 19,29, «Chi mi segue avrà la vita eterna e il centuplo quaggù», non parlava certo di tessere e voti. «Si sente sempre dire il movimento è questa cosa, non è questa cosa – lo cito dall’incontro ‘Che cos’è il cristianesimo’, a Bologna nel 1978 – ma il movimento è questa cosa nuova che si percepisce tra noi, è un avvenimento che si percepisce dal fatto della nostra comunione. Perché il cristianesimo è assolutamente la libertà, avviene in comunione, ma si gioca tutto sulla libertà della persona». Se poi Eugenio Scalfari vuole ridurre i ciellini a sostenitori del primato della scuola confessionale per il solo fatto che difende da illiberale la scuola di Stato, e se tutti gli altri devono inscenare una presunta scomunica di Formigoni da parte di Cl dopo l’appello mistificato di Berlusconi, questa è solo la miseria del nostro giornalismo iperideologizzato.

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