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Sigmund Freud una volta disse:
«Proviamo a non dare da mangiare a un certo numero di persone il più possibile diverse tra loro. Con l’aumento della fame, tutte le differenze individuali svaniranno, e sui loro volti apparirà l’espressione uniforme del desiderio non saziato».
La citazione è a pagina 160 di Uno psicologo nei lager, di Viktor E. Frankl (1905-1997), libro scritto nel 1946 e costantemente ripubblicato, che ho colpevolmente scoperto solo il mese scorso.
Contrariamente a Freud, al quale è stata risparmiata l’esperienza dei campi di concentramento, Frankl, che è stato professore di Neurologia e Psichiatria a Vienna, quell’esperienza («lo stato indegno di un uomo nel quale non si poteva pensare ad altro se non al cibo») l’ha vissuta da protagonista e da testimone. Dal 1942 sino alla fine della guerra. E in questo libro documenta come ad Auschwitz «le differenze individuali non svanirono ma, al contrario, le persone diventarono ancora più diverse tra loro; le persone...
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