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Squalo chi legge

L’uomo, questo porco, questo santo. Diario di un internato ad Auschwitz

Di Ubaldo Casotto
17 Novembre 2024
In “Uno psicologo nei lager” Viktor Frankl documenta le esperienze bestiali e le formidabili intuizioni raccolte nei suoi anni di prigionia nei campi di concentramento nazisti. Con domande così radicali da interrogarci tutti ancora oggi
Prigionieri di un lager nazista durante la Seconda Guerra mondiale
Prigionieri di un lager nazista durante la Seconda Guerra mondiale (foto Ansa)

Sigmund Freud una volta disse:

«Proviamo a non dare da mangiare a un certo numero di persone il più possibile diverse tra loro. Con l’aumento della fame, tutte le differenze individuali svaniranno, e sui loro volti apparirà l’espressione uniforme del desiderio non saziato».

La citazione è a pagina 160 di Uno psicologo nei lager, di Viktor E. Frankl (1905-1997), libro scritto nel 1946 e costantemente ripubblicato, che ho colpevolmente scoperto solo il mese scorso.

Contrariamente a Freud, al quale è stata risparmiata l’esperienza dei campi di concentramento, Frankl, che è stato professore di Neurologia e Psichiatria a Vienna, quell’esperienza («lo stato indegno di un uomo nel quale non si poteva pensare ad altro se non al cibo») l’ha vissuta da protagonista e da testimone. Dal 1942 sino alla fine della guerra. E in questo libro documenta come ad Auschwitz «le differenze individuali non svanirono ma, al contrario, le persone diventarono ancora più diverse tra loro; le persone...

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