
L’Umberto e i voti sado-maso della ‘ggente di Pontida
Siamo di fronte (ma non ce ne siamo accorti, perdinci!) a una nuova “rivoluzione culturale”, al cui confronto, quella celebre e sanguinaria di Mao era una festa folkloristica, solo crudele, da strapaese del terzo mondo. In effetti, chi poteva pensare che la cosiddetta ’ggente, le masse alla Funari, venissero prese letteralmente a calci nel sedere, venissero insultate e derise, e ugualmente quelle stesse masse applaudissero i loro sadici accusatori e vessatori? La nuova “rivoluzione culturale” è insomma una specie di festival del pornopolitico, ma potrebbe anche essere una nuova trasmissione trasgressiva sado-maso: “Sputami addosso, che io ti applaudo e ti voterò ancora di più”.
Questa rivelazione rivoluzionaria è “decollata” a Pontida, sul prato definito “magico”, domenica 20 giugno, ultimo giorno di primavera del millennio. Umberto Bossi, da Cassano Magnago, leader della Lega Nord, soprannominato il Senatùr, ha cominciato a insultare la sua base, cioè i suoi fans, con titoli del tipo “padani col freno tirato”, non padani, ma “italiani in camicia verde”, “pantofolai”. Più l’Umberto insultava, più i padani insultati applaudivano. Si doveva “ragionare” sulla batosta elettorale della Lega alle Europee, ma Bossi era tanto infuriato da ispirare un poema poco cavalleresco come “L’Umberto furioso”. “Altro che l’Ariosto!”, ha detto un padano doc. Infatti le contumelie contro la base erano zuccherini in confronto a quelle lanciate contro il gruppo dirigente della Lega, i famosi luogotenenti del Senatùr: “Cialtroni”, “avete mollato i pappafichi”, “poltronisti”, “moderatisti”, “regionalisti”, “congrega di incapaci”. Mancava solo il morso al collo del Borghezio o dello Speroni e poi si arrivava al fressenteppich hitleriano (il Furher, quando s’incazzava, mordeva i tappeti). L’Umberto furioso ha strapazzato (è un eufemismo) per un’ora e mezza tutto e tutti per la sconfitta elettorale della Lega, tranne se stesso, che pure è il leader, il principale responsabile del movimento rivoluzionario del Nord. Dicono alcuni che era talmente fuori di sé, che “voleva dimettersi sul serio”. Dicono altri, un po’ più accorti, che, se veniva dimissionato, avrebbe spaccato il palco di Pontida con l’alabarda di una camicia verde di Pozzolo Predabissi. La nuova rivoluzione culturale consiste quindi in questo: insulta e riceverai applausi; minaccia di dimetterti e così diventerai leader massimo.
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