Del resto agli amici e al cinema Dalla non sapeva proprio dire di no, anche quando
si trattava di fare l’attore. Cominciò addirittura nel 1965, con quei musicarelli inevitabili a cui si sottoponevano tutte le star del tempo, Rita Pavone, Adriano Celentano e l’amicone tifoso del Bologna Gianni Morandi. Ne fece solo due, Altissima pressione e Questo pazzo, pazzo mondo della canzone che tutti dimenticarono in fretta ma a cui seguì, due anni dopo, il film dei fratelli Taviani, I sovversivi. Era il 1967, Lucio fu doppiato, come era consuetudine, ma il suo personaggio, il giovane filosofo Ermanno, piacque a tutti, pubblico e critica. Nello stesso anno il cantautore si rese protagonista di un divertente spaghetti western Little Rita nel West, di Ferdinando Baldi, assieme alla lanciatissima Rita Pavone. Lavorò al fianco di Franco e Ciccio, esordì con Pupi Avati nel 1973 ne La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone, accanto a Paolo Villaggio e Ugo Tognazzi. In tempi recenti, nel 2006, intepretò la rilettura di Don Quijote di Mimmo Paladino nel ruolo di Sancho Panza accanto a Peppe Servillo.Ma Dalla è stato prima di tutto un grande compositore e un ottimo cantante e il cinema ha tratto a piene mani dalla sua discografia. Grazie a Borotalco di Carlo Verdone, film in cui la protagonista Elenora Giorgi è pazzamente innamorata del “poeta” Dalla, il cantante riceverà un David di Donatello e un Nastro d’Argento per la colonna sonora. Anche i maestri Mario Monicelli e Michelangelo Antonioni sceglieranno di affidarsi al suo estro per le colonne sonore de I Picari (1987) e Al di là delle nuvole (1995). Per non parlare di tutte le pellicole in cui compare almeno una sua canzone, dal cinepanettone Vacanze di Natale a Marrakech Express. Ma forse nel cuore di tutti l’incontro perfetto tra l’omino buffo della canzone italiana e il cinema è la splendida sigla che negli anni 80 preannunciava l’inizio di un film in prima serata su Raiuno. Lunedì cinema non aveva parole ma gorgheggi di cui negli anni ci siamo innamorati, un volteggiare sulle note di parole senza significato ma mai così appassionate. E chi l’ha più dimenticata la colomba di cellulosa che vola nel cielo nelle serate d’inverno davanti alla tv.