Dopo mesi di polemiche e trattative sul depotenziamento del fondo che ha reso famosa la Lombardia di Roberto Formigoni per il suo concreto sostegno alla vita, venerdì scorso hanno vinto quanti si sono battuti per riconfermarlo con criteri simili al passato. «La delibera sul fondo Nasko è il frutto di un intenso confronto», ha dichiarato il capogruppo del Nuovo Centrodestra in Consiglio regionale, Luca Del Gobbo. E Stefano Carugo (foto in basso a sinistra), consigliere di Ncd che si è speso molto per questo risultato, conferma a tempi.it che «non è stata una passeggiata».
«NON DISCRIMINATE». A marzo l’assessore alla Famiglia e alla Solidarietà sociale, Maria Cristina Cantù, aveva annunciato di voler cambiare i requisiti di accesso al fondo stanziato ogni anno dalla Regione per le donne che rinunciano ad abortire. L’intenzione dell’assessore era di concedere aiuti solo alle future mamme residenti in Regione da almeno cinque anni. Secondo la Cantù, in tempi di crisi occorreva dare precedenza alle italiane. Ma in quel modo secondo Carugo si sarebbe perpetrata «una discriminazione assurda, visto che si tratta della vita o della morte di un bambino, indipendentemente dalla sua nazionalità». E tra l’altro la decisione «non avrebbe nemmeno incontrato le esigenze del territorio». I dati, infatti, parlano chiaro: le donne che si recano nei consultori o nei Cav (centri di aiuto alla vita), spaventate dall’idea di affrontare una gravidanza con un reddito alle soglie della povertà, sono in prevalenza straniere. «Sono in maggioranza le straniere a tentennare. Numeri alla mano, abbiamo mostrato al Consiglio che a fronte di circa mille e trecento bambini salvati dall’aborto grazie al fondo Nasko, introducendo la soglia dei cinque anni di residenza si sarebbe giunti a un numero massimo di trecento nascituri».
LE PROMESSE DI MARONI. Per convincere la maggioranza capitanata dalla Lega, «abbiamo poi ricordato al presidente Maroni le sue promesse elettorali e i voti raccolti anche grazie all’inserimento del fondo Nasko nel suo programma», continua Carugo. L’opposizione invece si batteva «o per la chiusura del fondo, caldeggiata dal Movimento 5 Stelle, o per il suo annacquamento ipotizzando un finanziamento, proposto dal Pd, per un sostegno generico alla maternità». Perciò, dopo quella che il consigliere di Ncd descrive come «una lunga trattativa», gli alfaniani possono dirsi «soddisfatti». Il fondo Nasko, spiega Carugo, è «una misura che ha sempre funzionato, salvando tante vite umane e introducendo una mentalità favorevole alla vita», ormai scomparsa da ogni istituzione o normativa. E in un momento di crisi «siamo ancor più contenti di essere riusciti a riconfermare e finanziare Nasko», dice il consigliere. Anche se comunque la soglia minima di residenza per chi richiede il contributo si è alzata: «Il fondo sarà concesso a chi risiede in Lombardia da almeno due anni per i nuclei familiari con un reddito Isee fissato a 9 mila euro, che diventano 15 mila se la donna in stato di gravidanza è sola», snocciola Carugo.
MIGLIAIA DI NATI. Alla fine, oltre alla Lega e a Ncd, tutta la maggioranza, compresi Forza Italia e Fratelli d’Italia, ha votato per la conferma del fondo, evitando discriminazioni pesanti. La vittoria è stata possibile «anche grazie a Maroni – ci tiene a sottolineare Carugo – che ha riconosciuto l’importanza di una delibera capace di salvare migliaia di vite». I soldi stanziati ora «andranno a tutti i Centri di aiuto alla vita. Perché l’accesso indiscriminato sia reale ora dovremo vigilare affinché le informazioni siano diffuse in tutte le Asl e affinché i fondi arrivino a tutti».