A parte le confessioni obliquamente antimilaniste di un pentito di calcio a Famiglia Cristiana, l’autorevolezza di un grande giornale la si capisce anche dalla cura di certi particolari. Prendiamo il Corriere della Salute, supplemento settimanale del Corriere della Sera che domenica scorsa, ad esempio, per cammuffare uno spot alla ministra Bindi, proponeva in copertina una mappa dell’efficienza salute in Italia e all’interno presentava una “scientifica” elaborazione dei dati: ovvero una tabella da cui si evincerebbe che Lombardia e provincia di Bolzano sono i fanalini di coda, Lazio e Campania i campioni dell’efficienza sanitaria.
Provare per credere: ma li vedete tutti quei cittadini lombardi e bolzanini in viaggio della speranza verso il Sud o a elemosinare un posto letto all’Umberto I di Roma e al Cardarelli di Napoli? L’attendibilità di un grande giornale si capisce anche dalle sue grandi firme in prima pagina. Prendiamo Isabella Bossi Fedrigotti che con la banale scusa di pizzicare la Pandolfi, colpevole di aver lasciato il marito senza aver preventivamente informato la Fredigotti medesima, scrive sulla prima del Corriere della Sera profondissime recensioni alla rubrica di lettere firmata dalla Fredigotti medesima sul magazine del medesimo Corriere della Sera. L’affidabilità di un grande giornale si capisce anche dallo spazio e dalla qualità di informazione riservata agli esteri. E infatti non è chiaro perché gli editori debbano infarcire i giornali di gadget quando, deposto ogni stile provinciale che fino a qualche tempo addietro disponeva i giornali italiani a curiosare negli scandali della politica ed economia interni, le più belle inchieste sugli esteri le fa la nostra stampa nazionale. Non è fantastico che il Corriere della Sera autocelebri sulla prima pagina il proprio presunto scoop sulla corruzione a Mosca? Non è sublime che i media italiani siano fortissimi nel raccontare gli scandali altrui il giorno in cui banche e sistema finanziario internazionale decidono di mollare un uomo di potere con cui hanno fatto e conoscevano gli affari fino al giorno prima? Non è bellissimo che i media italiani siano sensibilissimi alle storie di povertà e condannati a morte negli Usa e quanto all’Italia regalino paginate ai cani abbandonati, ma nessuna vera inchiesta sulle ragioni per cui cresce la povertà familiare e il nostro è il paese al mondo con minore tasso di sviluppo demografico? Non è strabiliante che sulla strage di Ustica i media italiani abbiano preso per oro colato l’ipotesi politicamente corretta ma – nei fatti – la più peregrina del missile Nato e della battaglia aerea da cinema hollywoodiano? Non è grottesco che dopo averci menato il torrone per anni sui cosiddetti uomini nuovi della Seconda Repubblica accreditino un ultraottantenne ex presidente della Repubblica come la novità che, dice il tg1 e confermano Corriere e Repubblica, “sale prepotentemente alla ribalta dalla scena politica”? Addirittura. Scalfaro l’“uomo nuovo”?! Se questo è il panorama della brillante vita politica ed editoriale italiana Berlusconi può davvero dormire sonni tranquilli. Assodato che gli interessi dello spezzatino politico che è al governo coincidano con quelli dell’apparato economico-finanziario che si sta accordando nella spartizione di banche, assicurazioni e aeroporti, e che quindi D’Alema non solo reciterà la parte di Giuseppe al prossimo presepio natalizio di Betlemme, ma deve durare per forza fino al 2001, il Cavaliere si limiti pure a controllare il gioco e si prepari soltanto a rispondere ai colpi bassi dei “mi manda Picone” della magistratura deviata. Non l’ha scritto il Giornale, lo paventa il Corriere: se si votasse oggi Berlusconi incasserebbe oltre il 50% dei consensi.
E questo perché gli italiani probabilmente non leggono più i giornali.