Lo strano caso di un governo che si dice Amato e quello stranissimo dell’accordo fallito tra Alitalia e Klm

Di Tempi
10 Maggio 2000
La settimana dei fatti non separati dalle opinioni

Governo di larghe intese 1 Una delle prime dichiarazioni rilasciate dal neo ministro delle Finanze Ottaviano Del Turco è stata che “Il 740 me lo ha sempre fatto Giulio Tremonti”.

Si potrebbe obbiettare che è curioso il caso di un ministro che non conosce la materia che dovrebbe governare e pertanto si serve dell’opera dell’esperto finanziario dell’opposizione. Ci limiteremo però a osservare che, certamente, quello al governo non è un partito azienda: non si dà, infatti, il caso di un’azienda il cui l’esperto finanziario per svolgere le proprie funzioni si serve del consulente finanziario dell’azienda concorrente.

Governo di larghe intese 2 Il neo ministro della Sanità, Umberto Veronesi, nel ’94 lasciò la struttura pubblica dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano per fondare, grazie ai fondi di Mediobanca, quella privata dell’Istituto europeo di oncologia (sempre nel capoluogo lombardo) del quale manterrà la direzione nonostante il nuovo incarico ministeriale. Si tratta di un centro di eccellenza che, pur essendo privato, è accessibile a tutti grazie alla legge sanitaria regionale – tanto avversata dall’ex ministro Bindi – che lo ha accreditato col sistema sanitario lombardo.

Un governo di centrosinistra che ha fatto della difesa della sanità statale uno dei suoi cavalli di battaglia, ha scelto, dunque, come ministro un uomo simbolo della sanità privata. Ha tutta l’aria di un appello esplicito e accorato: pensaci tu a rimediare ai danni prodotti dalla Bindi! Deputato Di Capua, sottosegretario trombato Giovedì 27 aprile il deputato dipietrista (ma eletto in Puglia, a san Severo, per i Ds) Fabio Di Capua era indicato come sicuro sottosegretario alla Sanità (è, infatti, un medico chirurgo), al punto che l’avevano già convocato per il giuramento. Poi, nel corso dell’ultimo decisivo consiglio dei ministri è stato depennato. “Mi hanno ammazzato, sono un uomo distrutto”, ha dichiarato Di Capua a caldo non riuscendo a farsene una ragione, “Perché mi hanno cancellato: io sono un medico e alla Sanità è utile. Il partito chiederà ad Amato che mi reintegri”.

Una vita per un sottosegretariato: mentre Tonino si straccia le vesti per l’orrenda corsa alla poltrona alla corte di Amato, uno dei suoi uomini si strappa i capelli perché la poltrona gliel’hanno sfilata da sotto il sedere. Possiamo prevedere una rapida fuga del nostro dall’asinello ansante per ritornare alla casa madre? In tal caso il partito provvederebbe prontamente…

Malpensa-Klm, divorzio all’italiana Venerdì 28 aprile la compagnia aerea olandese Klm ha annunciato la rottura “con effetto immediato” dell’alleanza con Alitalia incominciata il primo novembre 1999. L’accordo tra i due partner era legato allo sviluppo di Malpensa il cui utilizzo come hub, secondo gli olandesi, “è stato enormemente ritardato e il governo italiano ha indicato inoltre che una privatizzazione della compagnia italiana prima del 30 giugno 2000 sarebbe molto improbabile”. Sul divorzio avrebbero pesato anche divergenze sui termini di fusione delle due compagnie – in particolare gli olandesi rivendicavano il ruolo di comando della nuova società e nutrivano dubbi sulla valutazione di Alitalia ritenuta troppo elevata -, ma secondo l’amministratore delegato di Klm, Leo van Wijk, il principale responsabile del fallimento dell’alleanza è stato “chiaramente il governo italiano” incapace di assicurare un futuro certo a Malpensa. Ora la Klm chiede la restituzione dei 100 milioni di euro (circa 200 miliardi di lire) versati come contributo per le spese di Malpensa.

Si tratta di un danno gravissimo che mette a rischio il futuro di Alitalia e con lei di Malpensa, visto che lo sviluppo di un hub è sempre legato a una forte compagnia di bandiera. In questo momento gli unici che sembrano aver vinto sono i molti che cercavano di far saltare l’accordo su Malpensa per rientrare in gioco nel grande affare degli aeroporti o, magari, perché ambivano a partecipare alla privatizzazione di Alitalia a prezzi di saldo o, infine, perché puntano a sostituire Cempella ai vertici della compagnia aerea (vedi “La settimana…” in Tempi n° 15, 13/19 aprile 2000). In realtà in questa vicenda hanno perso tutti: l’intero Paese che rischia di veder svanire in giochi di potere una grande possibilità di sviluppo; il governo che non ha saputo difendere l’interesse e una ricchezza nazionale; la Commissione europea che ha dimostrato di essere guidata più dalle pressioni di gruppi di potere che dagli interessi degli stati membri. Per non parlare di Romano Prodi che della commissione è a capo. La sua ininfluenza in questa vicenda è stata perfino imbarazzante: non solo gli attacchi più duri al trasferimento di voli da Linate a Malpensa sono giunti proprio dalla Commissione europea, ma ora si scopre addirittura che la consulenza su tale trasferimento che aveva sviluppato un giudizio tanto avverso era stata affidata, sotto il naso di Prodi, alla società tedesca SH&E posseduta al 49% dalla Lufthansa, compagnia aerea tedesca ovviamente ostile, come tutte le principali compagnie aeree europee, al sorgere di un grande hub nel Nord Italia in concorrenza con i loro hub di riferimento e con la possibilità di rafforzare Alitalia loro diretta concorrente. Cosa faceva il Professore, dormiva? Oppure era troppo impegnato a seguire i tanti che lo tiravano per la giacchetta? Se è questa l’utilità di avere il presidente della Commissione italiano, Prodi torni pure a vedersela con i suoi amici scalcianti Parisi e Di Pietro. Asinate per asinate…
I topi ballano sulla tolda del Titanic Giovedì 27 aprile l’Authority per l’Energia ha deciso di adeguare le tariffe del gas e dell’energia elettrica al rialzo del petrolio dei mesi scorsi e soprattutto al deprezzamento dell’euro rispetto al dollaro: dal prossimo bimestre di maggio-giugno, pertanto, l’energia elettrica aumenterà del 4,4% e il metano del 3%. In particolare ciò significa che dal primo maggio l’elettricità costerà 8 lire in più per kilowatt-ora e il metano 32,3 lire in più per metro cubo. Intanto il prezzo del petrolio nelle ultime settimane si è stabilizzato sotto i 24 dollari per barile, ma la benzina continua a salire. Ora, dicono le compagnie petrolifere per colpa dell’euro debole. Un fatto che incide sul costo della vita: dai dati Istat risulta che tra gennaio e marzo l’inflazione è salita al 2,5% mentre gli stipendi degli italiani registrano una crescita del 2,1%.

Mentre i topolini del nostro governo ballano, il guscio di noce della nave Italia appare sempre più in preda alle correnti e ai marosi. E a completare il quadro c’è la continua caduta verticale dell’euro (con il dollaro che è arrivato sopra le 2.130 lire) che ha indotto la Banca centrale europea a elevare dello 0,25% il costo del denaro, per cui ora il tasso di finanziamento europeo è al 3,75%. Questo significa che i mutui delle famiglie italiane diventeranno più onerosi e che investire costerà di più. Come si può capire, la situazione ideale per varare un governicchio di sopravvivenza come quello Amato. Il problema è che, come tutti sanno, quando poi le navi affondano sono proprio i topi i primi a tagliare la corda.

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