Lo Stato prende in giro le partite Iva
Egregio direttore, le scrivo a proposito del nuovo decreto legge annunciato la sera del 06.04.2020 dal nostro presidente del Consiglio coadiuvato da alcuni ministri.
Sono un libero professionista, una così detta partita Iva, che finalmente è riuscito a dormire dopo notti e notti insonni per il problema che ci sta attanagliando: niente lavoro, niente fatturato, soprattutto niente incassi.
La mattina però, alla lettura dei termini del nuovo decreto legge, ho dovuto fare i conti con la cruda realtà.
In una situazione di grossa difficoltà come quella che stiamo vivendo, generare un’aspettativa e poi tradirla è la cosa più crudele che possa accadere!
Alcuni esempi:
- I versamenti che, con sprezzo del ridicolo, erano stati spostati dal 16 al 20 marzo, non sono passibili di sanzione ed interessi solo se eseguiti entro il 16 aprile: ma se, ad andar bene, le aziende potranno iniziare a produrre dopo Pasqua, come si può pensare che possano avere liquidità per quella data?
- Per chi come me ha un fatturato inferiore ai 50.000.000 di euro la condizione per poter accedere alla sospensione dei versamenti di Iva, ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio è che possa documentare un calo di fatturato di almeno il 33% rispetto all’anno precedente. Il problema non è il fatturato, ma quello che si incasserà realmente in questa situazione. Lo Stato sa che gente come me, lavorando con le piccole e medie imprese, ha pagamenti dai propri clienti a 90-120-150 giorni? Come può basarsi sul fatturato e non sull’incassato? Io in questo momento non mi sento nemmeno di presentare il conto alle aziende per cui ho lavorato in questi ultimi mesi, sapendo che sono chiuse.
Mi occupo di comunicazione per le aziende e la maggior parte del lavoro era stato fatto per le fiere che sono state tutte annullate.
Quale vantaggio può essere lo spostamento di due mesi?
- Non posso nemmeno avere accesso al sussidio 600 euro di marzo e 800 euro di aprile perché incompatibile con un’eventuale pensione. Infatti ho i requisiti per averla da dicembre del 2019, ma non la percepisco perché la mia domanda, presentata nel mese di ottobre 2019, risulta ancora “giacente” e non c’è nessuna possibilità di comunicare con l’Inps per avere informazioni.
La vera soluzione sarebbe che, visto che abbiamo perso 4-5 mesi di lavoro, tutto venisse traslato almeno di 4-5 mesi, per cui non ci sarebbe nemmeno accumulo tra arretrato e dovuto.
Oppure accedere al prestito semplificato. Anche no, di mutui nella vita ne ho pagati abbastanza, ho 64 anni.
Questo sarebbe lo Stato che ha a cuore la situazione dei propri cittadini?
Come direbbe Totò: «Ma mi faccia il piacere…».
Cordialmente.
Fabio Bonanni
Foto Ansa
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