
Lo spettro Ogm
L’Europa ha fallito ancora sul mais Ogm. La riunione dei ministri dell’agricoltura Ue, settimana scorsa, è arrivata a un nulla di fatto, passando la palla alla Commissione europea. Così, il venerdì successivo, si è riunita la Commissione regolatrice dell’Ue, per discutere l’approvazione del Monsanto NK603, il mais transgenico. E nemmeno lì – per la seconda volta in un anno – si è arrivati ad una decisione. Eppure ormai, nonostante l’opposizione incondizionata della potente lobby ambientalista mondiale, la guerra ideologica all’Ogm sembra combatterla soltanto l’Europa. Il mais transgenico è già coltivato in Usa, Canada, Giappone, Australia, Russia, Messico, Sudafrica, Taiwan e Filippine. Nel dicembre 2003, anche l’Efsa (European Food Safety Authority) ha riconosciuto che è «sicuro come il mais convenzionale». In più, c’è un rapporto fresco fresco dell’International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications, secondo cui nel 2050 avremo bisogno del doppio del cibo. «Il grano Ogm – scrive Clive James, autore dello studio –, che richiede meno pesticidi e con meno terreno dà più raccolto, sarà indispensabile per il futuro sostentamento della popolazione mondiale». Basteranno 46 anni per mettersi d’accordo?
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