
«Da questa grande capitale al confine dell’Unione Europea, dove siamo presenti e attivi fin dall’indomani della fine del regime di Ceausescu, torniamo ad avanzare l’appello di un coraggioso allargamento ad Est di quella che è comunque l’unica prospettiva politica per un protagonismo del nostro Continente sulla scena globale». La tre giorni di seminario internazionale a Bucarest su “L’integrazione europea nei Balcani occidentali: il ruolo delle organizzazioni dei lavoratori per favorire il dialogo sociale” promosso dal Mcl, unitamente a Efal e Fondazione Italiana Europa Popolare, nell’ambito della rete Eza, si è chiusa stamane con questa chiara presa di posizione.
Faglia o tessuto
Ci è concentrati, nell’incontro tra esperienze di vitalità associativa che cercano di edificare “dal basso” un’unità non meramente mercantile o burocratica, sul presente e futuro di una porzione d’Europa che, per la sua posizione geografica e la storia che vi si è addensata, può essere considerata e letta, con conseguenze politiche assai diverse a seconda di quale opzione si decida di assumere, come una faglia (insistendo sul suo determinare la rottura di una presunta continuità identitaria) o come un possibile tessuto connettivo (evidenziandone la natura di crocevia e punto di contatto tra aree, modelli culturali e religiosi).
Il patrimonio della Dottrina sociale
Evidentemente accogliendo la seconda visione, dicendo ancora una volta “Sì all’Europa, per farla”, si è sviluppato il confronto con delegati di realtà associative di Romania, Bulgaria, Croazia, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Repubblica della Macedonia del Nord e Moldavia. I lavori hanno offerto una concreta conferma di quanto espresso nel suo indirizzo di saluto da monsignor Aurel Perca, arcivescovo della capitale romena, che ha sottolineato quanto «i cattolici possano essere protagonisti di una costruzione dell’incontro tra i popoli, forti del patrimonio rappresentato dalla Dottrina Sociale, che non può non essere considerato un fondamento nell’edificazione di una vera e ampia unità politica dell’Europa».
Virtuosa sintesi tra differenze
Un’unità che, secondo gli organizzatori, «è ancora e sempre un ideale a cui guardare spendendoci delle energie per farne una realtà, recuperando però le prospettive dei Padri fondatori e facendone davvero una virtuosa sintesi di differenze, che non svilisca bensì compia le identità che la compongono. Identità che hanno nelle radici cristiane, purtroppo ideologicamente disconosciute, un elemento di sintesi».
La miopia europea
L’Europa può, questo sembra emergere da questo meeting transnazionale, «ritrovare se stessa, solo se non ha paura di allargarsi per respirare davvero con i suoi due polmoni». I Balcani, in questo senso, «non possono essere lasciati a loro stessi, rischiando di essere facile preda delle mire egemoniche, turche o russe, che stiamo già vedendo in atto in quegli scenari, come la Libia e più in generale il Mediterraneo, che la miopia dell’attuale Ue non ha saputo considerare in un disegno complessivo». Da Bucarest, insomma, emerge l’idea di un’Europa sussidiaria e generativa che ricompone tutto il suo spazio e, con una sguardo lungo, ne trova uno come “forza di pace” nel contesto globale e globalizzato.