
L’integralismo? E’ il cuore dell’islam
E smettiamola una buona volta di commiserarci: sosteniamo i nostri intellettuali che lavorano senza complessi per la riforma delle società arabo-musulmane e dimostriamo che islam e democrazia non sono incompatibili. Questo, in sintesi, il bel programma esposto dalla musulmana Latifa Lakhdar (non a Riad però, ma a Riccione), allieva di grandi storici della Sorbona e docente all’Università di Tunisi, in un intervento al convegno “Islam e democrazia”, pubblicato sulla rivista Il Regno. «L’islam è un soggetto storico vivente del quale occorre occuparsi seriamente» e «deve sfuggire agli approcci de-storicizzanti; sia a quello che gli attribuisce un codice genetico intangibile di sottosviluppo… sia a quello apologetico che cerca di dimostrare che nel testo coranico e nella tradizione islamica esiste tutto, compresa la democrazia» dice l’intellettuale tunisina. Spetta all’«intellettuale appartenente all’area culturale musulmana» il compito di una critica modernizzatrice. Come? Attraverso la «demistificazione, sempre più urgente, della falsa linea di demarcazione fra l’ortodossia musulmana e l’integralismo». E ancora: «è la lucidità intellettuale che ci conduce verso questa demistificazione, che consiste nel trattare il movimento integralista non come movimento religiosamente scismatico rispetto all’ortodossia (come si tende a collocarlo tacitamente), ma quale esso è realmente, cioè come movimento che si pone nel cuore dell’ortodossia così come essa venne fissata, chiusa e dogmatizzata perlomeno fin dal V secolo dell’egira, e che da allora vive sul proprio passato». Forse sarà bene che qualcuno lo spieghi anche a storici come Franco Cardini, i quali raccontano ancora “che esistono molti islam” e per i quali sia la lettura di Latifa, sia quella del volume lanciato proprio dalle colonne di questo giornale (G. Paolucci-C. Eid, Cento domande ull’islam. Intervista a Samir Khalil Samir, Marietti, 2002) sarà di grande aggiornamento.
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