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«Ho capito: l’Argentina è il futuro». Lasciando l’Italia sul finire degli anni Sessanta un economista argentino, prima di imbarcarsi sull’aereo che lo avrebbe riportato a Buenos Aires, pronunciò questa frase ai colleghi italiani che lo avevano accompagnato in aeroporto. Egli era venuto in Italia per studiare gli elementi su cui il nostro paese aveva costruito il «miracolo economico», riuscendo a crescere per due decenni a ritmi senza pari in Occidente, preservando la stabilità interna ed esterna della moneta e compiendo una autentica rivoluzione sociale ed economica. In soli due decenni una nazione arcaica, agricola, rurale e povera era divenuta moderna, industriale, urbana e storicamente ricca. Un successo con pochi precedenti nella storia. Nello stesso periodo l’Argentina, il granaio del mondo, meta agognata da milioni di contadini e operai europei per la ricchezza e le opportunità di progresso che sembrava offrire, aveva intrapreso il percorso inverso. Una nazione storicam...
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