L’Imu non è un regalo a Monte dei Paschi. Il problema è la coincidenza Pd-Mps
In campagna elettorale il fine giustifica i mezzi, i toni sono sempre un po’ più accesi e capita che la realtà dei fatti sia strattonata dai contendenti dell’arena politica. Come ha commentato Stefano Folli a tempi.it in merito alla vicenda Mps: «Il boccone per gli oppositori del Pd è troppo ghiotto per lasciarselo scappare» e succede di vedere commenti che poco c’entrano con i fatti.
«L’Imu: il regalo a Monte dei Paschi di Siena» lo si legge in tutte le possibili declinazioni e bisogna affermare che è una frase ad effetto, ma qualche puntualizzazione occorre farla.
Primo. Non si tratta di regalo, ma di un’obbligazione emessa dalla banca e sottoscritta dallo Stato italiano. Si parla quindi di un titolo di credito – e peraltro con un certo costo – e non di un versamento a fondo perduto.
Secondo. I Monti bond hanno sostituito in parte un qualcosa che era già presente nelle casse di Mps, ovvero i Tremonti bond. Operazione messa in atto nel 2009 e divenuta operativa nel 2010 per migliorare i livelli di capitalizzazione richiesti (Tier 1) a cui parteciparono in modo massiccio il Banco Popolare per 1.450 milioni di euro e la banca senese per 1.900 milioni. Il Banco Popolare nel 2011 ha preventivamente rimborsato il prestito allo Stato italiano che ha guadagnato dall’operazione quasi 90 milioni di euro. Mps, per le ragioni ormai note, ha deliberato una riemissione di obbligazioni in cui una parte dei capitali raccolti andranno a sostuire i Tremonti bond diluendone il rimborso nel tempo e migliorando i coefficienti patrimoniali della banca.
Terzo. Nella complessità di un bilancio di Stato è un errore compensare due partite in questo modo e soprattutto di natura diversa. Da sottolineare che il Tesoro ci guadagna perché la differenza tra gli oneri finanziari medi pagati per i titoli di Stato e gli interessi maturati dai Monti bond è vantaggiosa.
Quarto. Un ipotetico default di Rocca Salimbeni sarebbe devastante non solo per la città di Siena, ma per tutta la nazione. Mps è la terza banca a livello nazionale: un fallimento avrebbe delle pesanti conseguenze in termini di disoccupazione, perdite dei creditori (correntisti, sottoscrittori, azionisti) e di Pil.
Il boccone è ghiotto per l’opposizione, ma basterebbe dire la verità: Mps è messa male perché è il Pd che l’ha gestita così.
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