
Liberi prof. in libero stato
Approda in aula, dopo un lungo iter parlamentare, la legge che regolarizza la posizione degli oltre 20mila insegnanti di religione cattolica. Licenziata dalla Commissione istruzione del Senato a fine marzo, dovrebbe essere inserita nel calendario dei provvedimenti da discutere all’inizio di maggio e secondo il relatore, il senatore della Lega Nord Guido Brignone, dovrebbe ricevere l’approvazione entro giugno. La vicenda dello stato giuridico dei docenti di religione è complessa in quanto deve mettere d’accordo la Conferenza Episcopale italiana e lo Stato italiano. Gli insegnanti di religione sono in possesso di una specifico titolo di studio e del nulla osta dell’autorità ecclesiastica, ma sono stati sinora esclusi da qualsiasi regolamentazione giuridica e la loro condizione lavorativa è rimasta precaria, con incarico annuale rinnovabile. Il progetto di legge che consta di otto articoli concede agli insegnanti di religione cattolica lo stato giuridico dei docenti di ruolo e introduce il contratto di lavoro a tempo indeterminato. Viene istituita una graduatoria provinciale in cui inserire quelli che al 31 agosto 1996 abbiano maturato 2 anni di servizio continuativo per almeno nove ore settimanali. La legge inoltre demanda al ministro della Pubblica istruzione un decreto attuativo che regoli l’effettiva assunzione in ruolo dei professori di religione. In caso di riduzione di orario, ai docenti veniva sinora ridotto lo stipendio, mentre se il provvedimento venisse approvato, completerebbero l’orario con ore a disposizione della scuola. Un’altra questione delicata è la decadenza dall’impiego. L’articolo 5 prevede che se il dipendente rinuncia o viene licenziato, l’autorità ecclesiastica revoca l’idoneità all’insegnamento. Più delicata e con soluzioni ancora da trovare, la posizione di quei docenti che perdano soltanto l’autorizzazione ecclesiastica. Non potrebbero ovviamente più insegnare religione, ma rimarrebbero dipendenti dello stato. Con quali funzioni e in quale amministrazione è cosa ancora da definire.
Sin qui la proposta di legge, ma sono anche in corso trattative per stabilire le modalità con cui inserire i professori nelle graduatorie provinciali. Per ora sembra che riguardi solo il 70 per cento dei docenti in servizio, i quali già in possesso del titolo di studio, sono però privi dell’abilitazione all’insegnamento. L’eventuale esame riguarderebbe le tematiche relative alla legislazione scolastica e alla didattica.
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