
Liberi libri
Le festività natalizie possono essere l’occasione per prendere finalmente in mano un romanzo intravisto durante l’anno, e lasciato sugli scaffali o sul comodino incalzati dal da fare quotidiano. Come Migrazioni II, del serbo Milo Crnjanski (Adelphi), rievocazione appassionata dell’odissea dei serbi fra Balcani e Russia nel diciottesimo secolo. Romanzo corale, baroccheggiante ed epico, intriso del gusto di narrare come ormai raramente è dato incontrare, indispensabile per chi voglia capire le radici e la fierezza del popolo balcanico. Oppure come Quell’orribile forza (ancora Adelphi), passato stranamente, o forse comprensibilmente, sotto silenzio, l’ultimo episodio della trilogia fantasy di Clive Staples Lewis. Che ha come sempre il dono di saper fondere nella forma di un racconto fantastico intuizioni folgoranti sul presente, luogo di contesa fra un progetto razionale, seducente e disumanizzante, e una piccola banda ilare e scombinata, che cerca di difendere come può quel che resta di umano nell’uomo. Per tornare su vicende che hanno fatto notizia e rischiano poi di essere sepolte dall’accavallarsi degli avvenimenti, ecco, fresco di stampa, L’archivio Mitrokhin (Rizzoli), viaggio illuminante attraverso mezzo secolo di spionaggio sovietico. O, sempre dagli archivi del Cremlino, L’oro di Mosca diValerio Riva (Mondadori), sui finanziamenti clandestini al PCI. C’è tutto: nomi, date, fatti, documenti, cifre, indirizzi: “prove ineccepibili e di fonte ufficiale” (Andreotti). Arriva invece dagli archivi vaticani il materiale di Pio XII e la seconda guerra mondiale (San Paolo), di Pierre Blet, storico gesuita, che smonta le ricorrenti accuse a papa Pacelli di avere assistito indifferente, se non addirittura connivente, all’Olocausto. I documenti raccolti e commentati da padre Blet mostrano al contrario un pontificato drammaticamente giocato fra i tentativi di difendere gli ebrei perseguitati e la consapevolezza dei limiti della propria azione.
Per tuffarsi nella cronaca fino in fondo, si può seguire la guida di Mario Giordano, che in Waterloo! Il disastro italiano (Mondadori) scorrazza allegramente ma non troppo fra sprechi e disservizi che devastano la vita pubblica del paese. Se ci si vuol concedere il lusso di esplorare qualche angolo più riposto del dibattito culturale, lontano dai clamori del proscenio, consigliamo Cristiani per la libertà dell’argentino Alejandro Chafuen (LiberiLibri), che rivela come i teologi spagnoli del Cinquecento avessero già messo a fuoco i concetti fondamentali dell’economia di mercato, e avessero già individuato limiti e difetti dello Stato accentratore. A questo proposito, nel 1999 è stato il centenario della nascita di Friedrich von Hayek, tenace difensore della società libera negli anni difficili del trionfo dello statalismo keynesiano. Rubbettino, combattivo editore da qualche anno impegnato nel rilancio del pensiero liberale, gli ha dedicato una sintetica biografia illustrata, eccellente introduzione all’opera sua e della Scuola austriaca di economia, che oggi sta celebrando quasi ovunque la sua rivincita (si spera presto anche in Italia). Altro eretico che può finalmente uscire dalle catacombe è Giuseppe Sermonti, genetista insigne, il quale in Dimen-ticare Darwin (Rusconi) smonta, dati fossili, biochimici, paleontologici alla mano, le pretese evidenze della teoria dell’evoluzione. Natale e dintorni offrirà anche l’occasione per distendersi un paio d’ore in poltrona e ascoltare un disco. Rosalyn Tureck è oggi una splendida, vivacissima signora ottantacinquenne. Glenn Gould ebbe a dire una volta che tutto quel che aveva imparato sull’arte di suonare il pianoforte l’aveva imparato da lei. Per uno degli insondabili misteri dell’industria discografica, è approdata solo ora al circuito delle grandi etichette, dopo una carriera nella penombra, seguita da pochi fedelissimi. La Deutsche Grammophon ha appena ristampato la sua registrazione del 1953 del Clavicembalo ben temperato di Bach, finora introvabile cimelio per collezionisti, in cui la Tureck fonde rigore analitico e affettuosa cordialità in una miscela di cui solo lei conosce il segreto (nemmeno Gould lo ha mai scoperto).
Generalmente, l’ultima cosa da fare a Natale è cercare libri sul Natale. Ci si imbatte normalmente in sentimentalismi zuccherosi o in prediche buoniste insopportabili, che a tutto rimandano fuorché all’Avvenimento sorprendente del Dio fatto uomo. Ma a volte, grazie a Dio (è il caso di dirlo), si può incappare in un’eccezione. È il caso de Il miracolo di Natale di Susan Wojciechowski (Ed. Piccoli), che racconta di un bambino, del suo presepio, e di un incontro imprevisto che, pazientemente, cambia la vita. Come documenta anche l’ultimo Cd di Adriana Mascagni, prodotto da Eurocompany, confezionato con una simpatica copertina (una giovane Adriana in compagnia del suo boy-friend, a cavallo di un Maggiolino anni ’60 che fa molto Easy rider in una campagna tutta made in Italy) e rivisitazione (con arrangiamenti) di pezzi storici come “Povera voce” – la più bella canzone uscita dalla solitamente pietistica (e pietosa) produzione musicale del mondo cattolico – che la Mascagni girl della Gs anni ’50, interpreta in compagnia di un Piccolo Coro di teen-agers. Segno evidente che la gang di Gs continua.
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