Liberalize it. O della schizofrenia del nuovo che avanza

Di Alfredo Mantovano
21 Marzo 2016
Non c’è relazione diretta fra le nuove norme sugli stupefacenti e la morte di Varani. Ma è certo che la droga fa esplodere personalità deviate. E che il messaggio “non fa male” è passato

siringa-droga-shutterstock_168433697Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – È difficile arrivare fino in fondo nella lettura dei dettagli dell’omicidio di Luca Varani, anche per chi è abituato alle vicende giudiziarie più crude. A mordere le viscere non sono solo le pratiche sessuali cui i suoi assassini – e probabilmente lui stesso – erano abituati; e neanche la rassegna delle sevizie che si sono moltiplicate sul suo corpo; è piuttosto la banalizzazione di un male gratuito, inferto per noia e per vedere come si muore, accompagnato dal disappunto perché la morte non arriva così presto. È un male che non riesce ad avere spiegazione umana, ma la cui esplosione è favorita da strumenti che la follia in cui siamo immersi moltiplica e mette a disposizione in modo altrettanto gratuito.

È obiettivo che quanto accaduto fra il 3 e il 5 marzo in un appartamento alla periferia di Roma trovi nell’uso massiccio di droga una componente importante. È altrettanto obiettivo che da un paio d’anni l’approvvigionamento di stupefacenti incontra minori ostacoli, grazie a un decreto legge imposto al parlamento dal governo allora appena costituito. Sarebbe illogico stabilire una relazione di causa/effetto fra le disposizioni introdotte nel marzo 2014 e il delitto in questione. Ma è certo che personalità deviate, già propense a gesta assurde, esplodano dopo l’assunzione di droghe; è certo che questa è contrastata molto meno di prima; è certo che essa, grazie al contesto in senso lato culturale condizionato da leggi permissive, ha perso connotazioni negative e timori di punizioni.

[pubblicita_articolo allineam=”destra”]E non ci si ferma: in Parlamento centinaia di firme accompagnano la proposta di un’autentica legalizzazione; non basta quella di fatto, già realizzata, va proclamata di diritto, in modo che il messaggio che non fa male sia sancito nel modo più esplicito. In assenza di dati ufficiali, si ha la percezione, da giornali e tg, che gli omicidi provocati nel corso di incidenti stradali causati da conducenti che usano droga siano in crescita; i dati mancano perché è raro che dopo un sinistro si tenti di capire se il responsabile fosse sotto l’influsso di stupefacenti, e perché la sciagurata riforma ha disarticolato le istituzioni che svolgevano il monitoraggio: si procede al buio.

La dinamica perversa somiglia a quella che connota un altro fronte di aggressione alla vita: le leggi e le sentenze che permettono di scegliere un figlio à la carte, di commissionarne il confezionamento a più donne, chi per la cessione dell’ovulo chi per l’affitto dell’utero, di strapparlo a entrambe. Nessuno può assicurare che in assenza di tale deriva normativa qualcuno non ci avrebbe provato, ma il conforto che proviene dalle nuove leggi, e dai media che approvano e rilanciano, moltiplica l’“uso” di essere umani per soddisfare desideri che nulla hanno a che fare con la generosità e con l’accoglienza di una nuova vita.

Andrebbe aggiornato l’insegnamento di Nigel Walker, criminologo scomparso da poco all’età di quasi cento anni, già docente a Yale di Hillary Clinton, il quale era solito ricordare che «la legislazione di una generazione diventa la morale della generazione successiva». Va aggiornato nel senso che oggi le leggi che i Parlamenti mettono a disposizione di una generazione diventano, molto prima che trascorra il tempo del ricambio generazionale, mezzi dei quali chi viene subito dopo si impossessa senza remore di ordine etico. In tanti sul fronte libertario condividono l’impegno di Obama per porre limiti alla vendita (quasi) libera di armi negli States: all’insegna del non alimentare pulsioni violente già presenti, mettendo a disposizione strumenti micidiali. La medesima logica poi non vale né per la droga né per le tecniche di manipolazione genetica: la coerenza è da tempo sfrattata da ambienti culturali e politici oggi egemoni.

«Le parole che dico non han più né forma né accento, si trasformano i suoni in un sordo lamento, mentre fra gli altri nudi io striscio verso un fuoco che illumina i fantasmi di questo osceno giuoco»: così il Cantico dei drogati, di Fabrizio De André. È l’epitaffio dell’oscenità ludica e annoiata di due fantasmi che hanno tolto la vita a un ragazzo di 23 anni. Con mezzi generosamente messi a disposizione dalla schizofrenia del nuovo che avanza.

Foto da Shutterstock

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5 commenti

  1. Marco

    Sono in disaccordo con l’articolo.
    Penso che la tossicodipendenza sia un problema clinico e non criminale.

    Inoltre la liberalizzazione delle droghe (con tutta la filiera) implicherebbe una responsabilità da parte dell’azienda produttrice negli effetti secondari delle stesse, che probabilmente diminuirebbero nel tempo (senza sparire del tutto naturalmente). Casi analoghi sono stati riscontrati nel vino e nelle sigarette che hanno variato nel tempo la loro composizione.

    L’alcool è naturalmente una droga e naturalmente i suoi effetti sono devastanti. Il problema rispetto alle generazioni precedenti è un problema educativo, ed è l’unico problema sul quale vale veramente la pena investire.

    Poi dire che drogarsi non fa bene è una cosa ovvia per quelle associazioni e quelle persone che tengono al bene dell’altro. Proibire la droga ha purtroppo solo l’effetto ovvio di favorire un mercato nero, ipocrisia di massa ed enormi fenomeni criminali.

    Immaginiamo cosa fosse successo se gli stati uniti invece di spendere milioni di intelligence per incastrare Escobar avessero approvato una legislazione per sostanze stupefacenti al pari della cocaina che devono essere vendute in farmacia (per esempio) con una bella etichetta dell’azienda produttrice.
    Escobar sarebbe oggi forse una persona ricca ma non so se il consumo di cocaina sarebbe cresciuto esponenzialmente come è avvenuto.

    Possiamo poi riflettere sulla nostra vita a cosa è una “dipendenza”… e forse è più chiaro che è un problema educativo..

    Cordiali saluti

    1. Menelik

      Io, invece, sono in disaccordo con te, non con l’articolo.
      Da ragazzo quelle cose le ho usate per anni, pertanto posso dire di conoscerle bene – ahimè non fosse mai successo !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! -.
      Droga liberamente acquistabile in farmacia significa una ed una sola cosa: la massima facilità di approvvigionamento ed in quantità tali che, una volta ci caschi dentro, non ne vieni più fuori.
      Le droghe hanno una caratteristica: quando sei sotto l’effetto hai tutto i buoni propositi del mondo e dici: oggi è l’ultimo mezzo grammo, domani smetto.
      E l’indomani, subito dalla mattina, incominci ad avere l’angoscia e ti sbatti per procurartela da subito, mandando a quel paese tutti i propositi del giorno prima.
      Poi, lo sai come ho incominciato, nei primi anni 70? Con le anfetamine di farmacia, parte ancora OTC e parte falsificando ricette.
      Dunque per i primi anni il mio pusher erano le farmacie, droga legale anche se ottenuta con l’inganno.
      Droga libera significa avere una valanga di tossici, ma tossici per grosse quantità.
      Poi immagino saprai bene che a Roma anni fa è stato fatto l’esperimento della distribuzione controllata di fiale di morfina nelle farmacie.
      Tutti hanno potuto vedere cosa ha portato l’esperimento: aumento dei tossici e aumento dei dosaggi giornalieri: c’era gente che si faceva pesantemente di eroina il giorno prima apposta per avere i parametri analitici gonfi di metaboliti per farsi prescrivere la morfina.
      L’esperimento è stato fatto anche in UK per tutti gli anni 60, le restrizioni sono iniziate ad inizio anni 70 per chiudersi definitivamente alla fine del decennio.
      Dunque l’esperimento della droga libera è stato già fatto, per anni, con risultati drammatici.
      E prima degli anni 70 sempre in UK, era stato fatto negli anni Venti sui soldati che avevano contratto morfinomania durante la Grande Guerra.
      Dunque esperienza di liberalizzazione, relativamente alle anfetamine e ai narcotici, è stata già fatta per anni, e se l’hanno abrogata l’hanno fatto in considerazione dei risultati devastanti per tutto l’assetto sociale.
      Nel mondo occidentale, dalla fine dell’800 (quando appaiono le legislazioni contro gli stupefacenti prima d’allora completamente liberi), ci sono stati molti anni di “finestre” aperte sulla liberalizzazione delle droghe, tutte chiuse in seguito quando si sono viste le conseguenze.

      1. Marco

        La ringrazio per la sua risposta.

        Se lei ha sperimentato in primo luogo non mi sento di giudicare la sua esperienza.

        Ribadisco pero` che non penso che sia un problema di approvvigionamento. Per comprare la droga in qualsiasi città posso sempre trovare qualcuno.

        Le esperienze passate non sono confrontabili con il presente, perchè sempre limitate nel tempo e perchè sempre iper regolamentate.

        La libertà di utilizzare le sostanze che preferiamo puo` benissimo associarsi alla responsabilità per i propri atti. L’utilizzo di una droga pesante resta un problema clinico dunque le persone hanno bisogno di un aiuto clinico. L’aiuto legale non esiste..
        Quello che serviva nell’800 non era la proibizione delle sostanze, ma delle libere campagne di cittadini che non amavano le droghe che spiegassero i loro danni.

        Inoltre non sta allo stato decidere cosa è buono e cosa no. Altrimenti un giorno (e sta arrivando) lo stato ti dirà cosa puoi e cosa non puoi fare, e non quando il tuo fare arreca danno al prossimo, ma come scelta personale.

        1. Luca

          Ma visto che in Italia abbiamo tanta corruzione allora liberalizziamo anche quella. Intanto non ammazza nessuno. Poi favorirebbe l’emergere del flusso di soldi che ora è nascosto: prevediamo “incentivi” da parte dei privati ai dipendenti pubblici, che poi hanno solo l’obbligo (responsabilmente) di dichiararli a fini fiscali. Così alla fine pure le procure si svuotano di processi e la giustizia corre più veloce per un generale guadagno.
          LEGALIZE IT!

          1. Marco

            Mi spiace essere frainteso.
            Non c’entra nulla con la corruzione. I benefici della legalizzazione venivano citati solo ad esempio.
            Il punto che voglio far risaltare è che la legge per forza di cose è pura negazione. Essa può solo imporre cosa non fare. Per cui essa, se è giusta, può solo imporre di non nuocere ad altri. Quindi non cosa fare con la tua vita ma cosa non fare contro la vita d’altri.
            La droga come qualsiasi altra assunzione è fuori dalla sfera giustificata della legge.

            Se la legge impone di non nuocere a tutti lo impone anche a chi produce la droga che sarebbe responsabile di migliorare gli effetti negativi del prodotto. Pena di doversi prendere le proprie responsabilità.

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