LETTERA DAL BUIO DEL 41 BIS, DOVE UN UOMO E’ SOLO “MATERIALE UMANO”

Caro Gigi, ti ho scritto una mia non molto tempo fa, ed era una lettera gaia. Invece questa è una lettera piena di dolore, perché qui è successo un evento funesto. Si è suicidato un signore che era da poco arrivato, nemmeno 24 ore. Non c’è niente da dire, perché l’intervento della custodia è stato tempestivo ed anche il soccorso medico, cosa che difficilmente accade. Questa volta, invece, tutto è stato tempestivo e c’è stata una dottoressa che ha fatto davvero cose inaspettate. Si è prodigata, per quanto possibile, per salvarlo, ma tutto è stato vano. La sentivo, perché come sai qui non è possibile vedere, ma come in tanti casi si perde un senso e se ne acquisisce un altro, l’udito, e allora si sentiva tutto, e minuto dopo minuto si assisteva all’aleggiare della morte che veniva combattuta dalla dottoressa, imperterrita ad averla vinta.. Ma non c’è riuscita perché dopo due giorni, almeno questa è la versione ufficiale, quel signore è morto in ospedale. Questa la cronistoria. Non si è saputo niente dai media, ma forse è meglio così, serve a non allarmare i famigliari. Era un signore molto provato, aveva già tentato altre volte di farla finita, e così, all’ultimo, è riuscito nel suo intento.
Io l’ho visto domenica 17 luglio, perché siamo andati insieme ai passeggi, e l’unico mio rammarico è il non avergli parlato, cioè non avere avuto modo di affrontare l’argomento principe della sua scelta. Ma sai, qui è tutto difficile e hai bisogno di tempo per potere avere approcci di questo tipo. Ritengo comunque che la scelta da lui fatta forse dovrebbe essere condivisa, anche perché forse Dio lo ha pure accontentato. Perché nello stato in cui viviamo, forse tutti pensiamo per un attimo a un gesto inconsulto come questo. Perché forse, senza esagerare, è troppo quanto stanno facendo: non è concepibile che c’è gente che da più di dieci anni, non abbraccia i propri famigliari, che vede crescere i propri figli dietro un vetro, che non sente il profumo dei propri cari…
Sarà pur vero che questo scaturisce da eventi a cui lo Stato deve porre i propri freni. Ma allo stesso tempo, che etica ha uno Stato che, giorno dopo giorno, non fa che sbandierare ai quattro venti l’impegno messo nel combattere la violenza contro le persone, e contro i bambini? E poi è lo stesso Stato che fa violenza ai familiari e ai bambini di 650 detenuti sottoposti al 41 bis. Perché circa 650 siamo, e nessuno si preoccupa di fare una statistica dei detenuti che si suicidano nei reparti del 41 bis. Io in quest’ anno ho saputo di due suicidi di questa categoria di detenuti, ma forse ce ne sono altri, se si fa una statistica non credi che la percentuale schizzi in alto, con così pochi detenuti, un così alto numero di suicidi? Non pensi che ci sia qualcosa di anomalo, e l’anomalia sta proprio nel non poter vedere alcuna via d’uscita. Che stato d’animo può avere della gente che vede i propri figli per dieci minuti e poi li vede piangere perché vogliono ritornare con la mamma? Con quale stato d’animo una persona si ritira nella stanza dopo un avvenimento del genere? Quali possono essere le scelte da fare? E molti trovano gratificazione nel ripetere che sono stati loro a stabilizzare la legge sul 41 bis, e bravi!
Mi ricordo di avere letto un’intervista, dell’allora direttore del dipartimento amministrazione penitenziaria, dottor Coiro, in cui affermava e indicava al ministro Flick che più di tre anni una persona non doveva essere sottoposta a questo regime, perché portava a disfunzioni psicologiche. E allora tutti quelli che hanno superato i tre anni e che hanno superato i dieci anni non sono più sicuramente normali, e allora tanti e tanti altri perseguiranno la strada già fatta da molti e da ultimo da quel signore di cui ti parlavo.
Prendi questa come uno sfogo, perché so bene che poco puoi fare, ma su questo argomento è calato un silenzio di tomba e forse si vuole, a poco a poco, smaltire questo “materiale umano”. Pensando che anche io non sono più equilibrato come penso, e affidandoci alla grande Gloria del Signore, e alla speranza della Madonna, ti invio un caloroso e affettuoso abbraccio, con il bene più profondo dal tuo caro. Oh Madonna tu sei la sicurezza della nostra speranza!

Bruno Calcedonio
detenuto al 41 bis,
carcere di Novara, 21 luglio 2005

O gli si spara in testa, cinque colpi e via, oppure bisognerà pur smetterla questa ipocrisia (l’Associazione nazionale magistrati, i Violante e i Caselli non devono fare i furbi, l’inciviltà non è il ministro Castelli, l’inciviltà è la demagogia, di cui loro, i professionisti dell’antimafia, restano maestri insuperati). Il 41 bis non è un dispositivo di sicurezza, è tortura. Perciò, la si smetta di fare propaganda sulla pelle dei delinquenti. Come ha detto il padre di un gioiellere assassinato, occorre assicurare la certezza della pena «facendoli lavorare». Il che, appunto, non si ottiene buttando via le chiavi delle celle (che poi chissà perché, qualcuna si apre e magari si apre per quelli che appena fuori vanno subito a rapinare una banca), ma tenendole ben serrate di notte e aprendole di giorno, per esempio assegnando i detenuti a lavori socialmente utili. Il circuito penitenziario spesso non è nient’altro che un business di sprechi e di inefficienze pagati dai cittadini (ne parleremo a settembre dell’industria carceraria, delle cooperative e degli appalti buoni a ingrassare la cupidigia e le tasche degli “onesti”). Si riconosca perciò il principio di sussidiarietà anche in questo settore, li si faccia lavorare i detenuti, li si metta a curare boschi, ad asfaltare strade, a curare biblioteche, a cavare pietre nelle miniere, a istruirsi a scuola, a relazionarsi con comunità e gruppi sociali che li tengano per le palle, non per le pacche sulle spalle. Cerchiamo politici e uomini di legge disposti a elaborare una proposta legislativa in tal senso. Grazie. (LA)

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