
Letta, il Governo ottiene la fiducia alla Camera, ora il voto al Senato
Con 379 sì, 212 no e due astenuti il Governo Letta ha ottenuto la fiducia alla Camera, il voto nel pomeriggio si sposta al Senato.
«Sono qui per un nuovo inizio»: Enrico Letta ha chiesto di nuovo la fiducia al suo governo, ma questa volta davanti ad un contesto politico completamente diverso, con la divisione del Pdl e Matteo Renzi alla guida del Pd. Il discorso di Letta, anche se un po’ vago in diversi passaggi, è stato applaudito dalla maggioranza dell’Aula che voterà a fine mattinata, poi nel pomeriggio il premier è atteso al Senato.
L’ATTACCO A GRILLO. L’inizio del discorso di Letta a sorpresa va prima di tutto ad accusare il leader del Movimento cinque stelle Beppe Grillo e le sue ultime uscite, come l’incitamento alle forze dell’ordine a unirsi alle proteste dei Forconi: «Le istituzioni esigono rispetto – ha detto Letta – e lo esigono a maggior ragione in un tempo così amaro, nel quale sempre più spesso si tenta di immiserire quest’Aula con parole e azioni illegittime. Sono parole e azioni figlie di una cultura politica che mette all’indice i giornalisti, avalla la violenza, vuole fare macerie degli edifici stessi della democrazia rappresentativa arriva a incitare all’insubordinazione le forze dell’ordine, che invece io qui voglio ringraziare davanti a voi e al Paese, per la fedeltà indiscutibile ai valori repubblicani che dimostrano ogni giorno».
«FINITO UN CONFLITTO VENTENNALE». Letta ha proseguito ricordando che la fiducia del 2 ottobre aveva già visto all’opera «una nuova maggioranza politica meno larga nei numeri, più coesa negli intenti. Oggi vi chiedo di confermare quella fiducia, per segnare anche formalmente una discontinuità, per distinguere per bene tra un prima e un dopo», e poi ha rivendicato «la positività dell’esperienza di questi mesi e l’impegno a lavorare con dedizione, nonostante le intimidazioni quotidiane, gli aut aut, le minacce». Letta ha spiegato che «rivendico la positività di quest’esperienza perché l’ho sempre considerata come il passaggio da una situazione di contrapposizione tossica tra nemici a un sistema di competizione sana tra avversari. Sono state troppe le occasioni mancate. Il nostro alibi è stato il conflitto, apparentemente insanabile, tra due Italie, ma il costo di questo alibi si è rivelato altissimo per tutti gli italiani, condannando le istituzioni all’impotenza». Letta ha quindi illustrato il programma che ha definito un «patto di governo per il 2014».
RIFORME COSTITUZIONALI. Al primo punto ci sono ovviamente le riforme elettorali e del Senato. Sulle prima Letta ha dichiarato: «Sulla legge elettorale sottolineo due aspetti: deve evitare l’eccesso di frazionamento che ci condannerebbe all’ingovernabilità e garantire una democrazia dell’alternanza. L’obiettivo è un meccanismo maggioritario».
ENERGIA E COSTO DEL LAVORO. Letta è quindi passato a illustrare alcune misure che ritiene efficaci per la ripresa economica, promettendo che già da «Venerdì in Consiglio dei ministri vareremo “Destinazione Italia” per incentivare gli investimenti esteri, che conterrà misure per il credito di imposta per la ricerca, fondi per incentivare la digitalizzazione delle Pmi e una riduzione di 600 milioni di euro sulle bollette per l’energia». Poi Letta ha annunciato che «Per la riduzione del costo del lavoro abbiamo cominciato con la legge di stabilità e qui alla Camera abbiamo deciso l’automatismo per cui i proventi della revisione della spesa e del ritorno dei capitali dall’estero vanno nella riduzione del costo del lavoro e lo inseriremo dopo il confronto con le parti sociali».
EUROPA E IMMIGRAZIONE. Dopo di che Letta è passato ad illustrare un terzo nodo critico, i rapporti con l’Ue, e ha ribadito che «l’Italia deve essere credibile e unita sui grandi interessi del Paese e deve avere i conti in ordine. E noi li abbiamo e lo ricordiamo a tutti, anche ad alcuni tecnocrati», ma «Oggi tracciamo una linea netta, senza sfumature: di qua chi ama l’Europa, ne riconosce le contraddizioni e vuole riformarla ma sa che senza Ue ripiombiamo nel Medioevo. Di là chi vuole bloccare l’Ue. Chiedo un mandato per un’Europa migliore, chi vuole isolare l’Italia, chi cerca consenso con il populismo non voti la fiducia». Una delle rivendicazioni più orgogliose di Letta è stata quella per l’operazione Mare nostrum, voluta per affrontare il dramma dell’immigrazione dopo la tragedia di Lampedusa: un’operazione che per il premier «ha evitato altre duemila vittim. Questa è l’Italia, al di là di tutte le differenze”.
BERLUSCONI. Letta ha dedicato una parte del suo discorso esplitamente al leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, dicendo che «Nella questione giudiziaria di Berlusconi non sono entrato in passato e non entro oggi. Accettando l’incarico dalle mani del Capo dello Stato avevo detto che il mio non sarebbe stato un governo a tutti i costi e non lo è stato: il rispetto della legalità era un limite da non oltrepassare, quel limite non è stato oltrepassato. Per far questo mi sono preso anche il rischio di andare a casa».
CRESCITA AL 2 PER CENTO NEL 2015. Dopo la buona notizia di ieri, con il Pil italiano stabile nel quarto trimestre 2013, Letta si è mostrato ancora più ottimista: ha annunciato una crescita del 2 per cento entro il 2015, con l’introduzione di misure strutturali a sostegno della crescita, un uso più razionale dei fondi Ue (molti dei quali vanno persi in Italia per la mancanza di una progettazione corretta), l’eliminazione dei «colli di bottiglia» che bloccano le imprese. «Bisogna creare un clima favorevole agli investimenti – dice – sburocratizzando, semplificando e riformando anche la giustizia civile».
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