
L’estate dei transgeni
Allora. Visto che non agli scienziati ma ai primi che passano al ministero dell’Agricoltura, nei campi o in una stazione dei Carabinieri, viene chiesto un “autorevole” parere sui terribili Ogm. Visto che giornali e Tv sono pieni di umori, timori, ansie di produttori e di consumatori, ma pare che giornali e Tv proprio non ce la facciano a informare senza tirare in ballo le immagini terrificanti e idiote dei “cibi Frankestein”. Visto che tocca a un piccolissimo giornale tentare di spiegare razionalmente certe cose che non vengono spiegate dai grandi media alla gran massa dei cittadini, siamo costretti a informare il lettore che la persona a cui Tempi ha chiesto un parere su un argomento che sta facendo un po’ impazzire la politica di casa Cdl (e sta facendo distruggere centinaia di ettari di mais su ordine del Governatore Enzo Ghigo e benestare del ministro Gianni Alemanno) è probabilmente lo scienziato e professore di genetica vegetale più preparato e affidabile sull’argomento Ogm. Probabilmente il numero uno in Italia e non secondo a nessuno nel mondo. Si chiama Francesco Salamini e, tra le altre cose, dal 1985 è Direttore del Max-Planck-Institut für Züchtungsforschung di Colonia, Dipartimento di Miglioramento Genetico e Fisiologia delle Piante, Professore Onorario dell’Università di Colonia, Professore di Tecnologie Genetiche all’Università di Milano, Medaglia dei XL, Accademia delle Scienze, Roma, membro delle seguenti istituzioni scientifiche: Accademia Nazionale dei Lincei (Roma), Embo (Heidelberg), Accademia Europea (Londra), Board of Trustees Cimmyt (Messico), Accademia dei Georgofili (Firenze), Accademia Nazionale di Agricoltura (Bologna), Comitato Scientifico Plant Genome Initiative Gabi (Germania), Chairman Comitato Scientifico Plant Genome Program, Genoplante (Francia). Ha pubblicato oltre 5000 articoli in riviste specializzate ed è membro dell’Editorial Board di Theoreticaland Applied Genetics, J. Genetics & Breeding, J. Plant Breeding, Maydica, Molecular Breeding, Genetical Research, Atti Lincei, Plant Biology, Plant Biotechnology Journal, Caryologia (Tokio). Possono bastare come referenze? Ah, dimenticavamo: è anche uno degli autori del rapporto (vedi box p. 8). Dite che ci possiamo fidare di lui? Noi pensiamo di sì.
E anzi ci meravigliamo di una cosa, professore: com’è che in tutto questo marasma sul caso che sta portando in Piemonte alla distruzione di centinaia di ettari cosiddetti “inquinati” dagli Ogm non si è sentita la sua voce?
Lei deve sapere che quasi tutti i tecnici che si interessano di Ogm sono stati bruciati in quanto ritenuti fiancheggiatori delle multinazionali. È il mio caso, è il caso di altri ricercatori. Di fatto, chi prende la parte di questi organismi molto spesso è persona defilata, è scienziato non direttamente coinvolto in questi problemi.
Qui può parlare liberamente, professore. Dunque cosa pensa delle ordinanze di Ghigo e della politica anti Ogm del nostro ministro dell’Agricoltura?
Direi che perlomeno c’è una grandissima confusione nella definizione del problema: e cioè si dice che ci sono dei campi transgenici che non ottemperano alla legge e allora, si dice, distruggiamoli. Di fatto questi campi sono prima di tutto inquinati solo allo 0,1/ 0,3/0,5 %; secondo, tutte le analisi fatte anche con obiettivi fiscali per rivelare la presenza di transgenici si riferivano a dei metodi che rivelano la presenza di costrutti molecolari relativi a degli ibridi di mais che erano permessi per la coltivazione. Si tratta cioè di quattro ibridi di mais che in Italia erano stati accettati ed avevano passato tutti i test di rilascio ambientale, di valutazione per l’immissione nella rete commerciale, di utilizzazione direttamente per l’alimentazione; hanno passato tutti questi test, sono stati approvati dalla Ue e come tali potevano essere venduti. Solo il decreto Amato ha imposto la loro non coltivazione in Italia e vi è pendente presso la Ue una istanza di liberazione di questo decreto che si ritiene si sovrapponesse e volesse limitare la libera circolazione di merci, peraltro già approvate a livello di tutti gli organi di controllo. Il problema è quindi malposto perché non si scrive mai e non si ricorda mai all’opinione pubblica che le prove tossicologiche su questi mais erano già state fatte ed erano già stati ritenuti non dannosi né per la salute degli animali né per quella dell’uomo; tutte le prove che riguardavano gli aspetti immunitari e gli aspetti delle insofferenze dopo il consumo erano stati fatti, e quindi non erano assolutamente pericolosi.
Lei sta dicendo che è tutto un polverone quello scatenato dal presidente della Regione Piemonte e dal ministro dell’Agricoltura?
Sì, sto dicendo che si dimentica di dire che questi ibridi si potevano coltivare e non davano nessun pericolo alla coltivazione e quindi non si dovrebbero ritenere inquinanti.
E del preteso inquinamento che il polline di queste piante Ogm provocherebbe nei campi vicini che ci dice?
Dico che bisogna innazitutto ricordare che queste partite di semi sono inquinate da percentuali dallo 0,1 allo 0,3% di transgenico. Ora, se è vero che il polline di mais può muoversi anche per chilomentri, un polline di mais che si muove quando arriva in un altro campo di mais trova una spietata competizione per la presenza in quel campo di polline non transgenico. E lei sa quanti grani di polline può produrre una pianta di mais?
No, al momento è un dato che ci sfugge. Quanti grani?
Qualche milione. Di fronte a una tale spietata competizione, non dico dopo chilometri, dico dopo 10 metri da una zona contigua tra due campi, uno trans con una contaminazione dello 0,1, 0,3 % e uno non trans, da un punto di vista statistico non esiste neanche il problema di contaminazione.
Ma allora da dove nasce il problema che ha originato l’ordinanza di distruzione di questi campi?
Il problema nasce dalla presa di posizione del Ministero dell’Agricoltura il quale ha indicato tassativamente la soglia di “Ogm zero”. Il problema sta esattamente in chi sostiene la “tolleranza zero”. Se si fosse accettato un limite anche molto basso, poniamo lo 0,1% o lo 0,01%, sarebbe stato chiaro a tutti che per legge si facevano dei controlli, che i controlli avrebbero avuto un valore e quello che oggi si mette in atto, cioè una riduzione delle colture, avrebbe avuto un senso. Lo zero per cento pone invece un grosso problema, perché sia tratta di un valore statisticamente non valutabile.
Che significa?
Mi spiego: se io analizzo un sacco di sementi e non trovo nessun seme transgenico, posso concludere che non c’è, che sono a Ogm zero. Però, fiscalmente, un oppositore potrebbe dire: analizziamo 2 sacchi; dopo aver analizzato 5 sacchi probabilmente un seme salta fuori e allora dice: «vedi che c’è!». Significa che lo zero per cento, cioè l’assoluta assenza di transgenici in un lotto di semi, non è verificabile se non analizzando tutti i semi di quel lotto. Dire lo “zero per cento” è come sottoporre il venditore e il coltivatore al ricatto di un’analisi sempre più approfondita fino a che non arriva a trovare una pianta transgenica magari su un milione. Una cosa assurda.
Però il Ministro ha anche proposto una serie di soluzioni, fra le quali quella di importare gli Ogm da paesi “Ogm free”. Cosa ne pensa?
Voglio sperare che quando il Ministro parla di cose che riguardano il suo dicastero sia più preciso e più documentato. È vero che il Ministro ha proposto di importare ibridi Ogm free dal Brasile o dal Canada. Però, a parte il fatto che Brasile e Canada sono posti dove gli Ogm non dovrebbero esserci, il Ministro dimentica due cose: la prima, è che se lei semina ibridi brasiliani in Italia, quelli fioriscono più o meno a Natale dopo averli seminati in primavera; se invece pianta quelli canadesi fioriscono così presto che producono la metà di quelli che coltiviamo noi. In secondo luogo il Ministro dimentica che gli ibridi che noi dobbiamo coltivare sono biologicamente tarati per essere coltivati in Italia. Terzo: il ministro dimentica il grande progresso che ha fatto la mais-coltura italiana negli ultimi 50 anni (un aumento di un quintale per ettaro per anno, che corrisponde a 50 quintali per ettaro d’aumento negli ultimi 50 anni), progresso avvenuto grazie al traino dei progressi genetici americani, specificamente di quello che chiamano “la fascia del mais” americana, cioè noi abbiamo mutuato dagli Stati Uniti i vantaggi selettivi che in quell’ambiente sono stati fatti. Perché? Perché il nostro ambiente assomiglia molto a quello, perché si adatta molto bene alla loro genetica di produzione. Ora, se il Ministro dice «importiamo gli ibridi da un altro ambiente», evidentemente produrranno di meno. E si ritorna al caso del Brasile.
Cosa ne pensa della separazione delle produzioni Ogm dalle altre colture?
Penso che sia molto difficile da realizzare. Qualcuno addirittura ha scritto che la separazione biologico/Ogm potrebbe nel futuro scomparire. In realtà tenere distinte le due produzioni sarà molto difficile.
Scusi, ma le responsabilità anche penali che sorgono adesso anche per coloro che hanno messo in vendita questi mais Ogm, come influenzeranno il mercato e la produzione agricola in Italia?
Beh, questa è una domanda interessante perché, a quanto mi risulta, ci sono perlomeno dieci aziende in cui gli amministratori delegati sono stati incriminati, anche penalmente, per aver diffuso varietà Ogm non previste dalla legge. E questo è molto spiacevole per due ordini di motivi: il primo è che l’Italia importa il 70% dei semi di mais che semina, e se questo seme deve necessariamente venire dalle zone evocate ad alte produzioni che ci possono offrire ibridi competititvi, certamente, non essendo capaci di produrlo noi, dobbiamo accettare quello che ci mandano, quindi accettare i loro limiti, eventualmente precisandoli molto bene, ma accettando i loro limiti. Secondariamente, la poca chiarezza che in questo settore è stata fatta dal ministero dell’Agricoltura ha messo nei pasticci tanta gente che sa fare bene il proprio mestiere, che l’ha sempre fatto bene e che ha la prima responsabilità del grande aumento della produzione di mais che abbiamo avuto in Italia negli ultimi anni. Mi sembra assolutamente ingiusto che queste persone vengano oggi messe sul banco degli accusati semplicemente perché, in tempi precedenti, non si è voluto accettare con un po’ di buonsenso di definire un limite che loro senz’altro avrebbero rispettato.
L’Unione europea dice che per livelli di Ogm fino allo 0,9% non c’è bisogno neanche di indicazione nelle etichette dei prodotti agro-alimentari. Com’è che l’Italia non si adegua almeno all’Europa se proprio è irretita da questa propaganda secondo cui gli americani sarebbero dei pazzi a nutrirsi di prodotti transgenici?
Il problema è che queste normative non sono ancora recepite. Così la normativa europea ha consigliato, mi sembra, lo 0,5 per le sementi, ma è stata ancora recepita. Allora lei dice: «ma perché l’Italia non le ha ancora recepite?». Questo è il problema che segnalavo nella mia ultima risposta: perché si vuole mettere sulla schiena di un amministratore delegato questa responsabilità quando, agendo per tempo, si poteva recepire il recepibile e, dettate le normative precise, dare una certa percentuale di contaminatizione ben definita. E tutti di sicuro l’avrebbero rispettata e, se non l’avessero rispettata, c’erano tutti i diritti da parte dell’Italia di rivalersi anche penalmente? Aver lasciato questa grande ambiguità porta a chiedersi: perché è stato voluto che questo caso degli Ogm venisse condotto in questo modo? Cui prodest, si dice, no?».
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