
Leopardi a Loreto
Sabato 16 ottobre, al pellegrinaggio alla Madonna di Loreto con cui il movimento Comunione e Liberazione celebra i suoi primi cinquant’anni (vedi box), la contessa Anna Leopardi non ci sarà. Ma dice che non mancherà di parteciparvi con la preghiera che porta sempre con sé scritta dall’illustre prozio Giacomo. Reca la data 23 novembre 1825 e perciò aveva 27 anni il poeta quando la scrisse a Paolina, sua sorella. «A Maria. è vero che siamo tutti malvagi, ma non ne godiamo, siamo tanto infelici. è vero che questa vita e questi mali sono brevi e nulli, ma noi pure siam piccoli e ci riescono lunghissimi e insopportabili. Tu che sei già grande e sicura, abbi pietà di tante miserie».
***
A un tiro di schioppo da Loreto c’è dunque un altro santuario, laico, dimora recanatese del grande Giacomo Leopardi, oggi presidiato da una splendida contessa. Ma che c’entra Leopardi con Cl? In effetti lo sa solo la Vergine Maria come può essere accaduto che la poesia leopardiana sia stata la fonte di ispirazione di quel fenomeno che, come ama ricordare don Giussani, è iniziato «salendo per la prima volta i gradini del liceo Berchet di Milano». E in effetti, forse non tutti sanno che la creatura giessin-ciellina, scaturita non da un programma pastorale, ma da un’avventura dettata dall’incontro tra il carisma di un insegnante e suoi giovani compagni di scuola, è stata in realtà concepita nelle aule del seminario di Venegono, dove la poesia del recanatese si presentò alla ragione del giovane Giussani come profezia dell’Incarnazione del Mistero nel mondo.
***
Dunque, scorre sangue leopardiano nelle vene del metodo di Cl. Lo sa anche l’ex leader di Lc Adriano Sofri (che l’ha notato in un biglietto d’auguri scritto per gli ottant’anni del sacerdote brianzolo) e non ha mai mancato di darne conferma lo stesso Giussani. Come disse il fondatore di Cl in quella sua conversazione sulla poesia leopardiana tenuta proprio a Recanati nel settembre 1982 (supponiamo memorabile per i recanatesi che la seguirono, certamente indimenticabile per noi che accompagnammo il relatore e, pensiamo, anche per don Giussani che giunto sul posto ci portò al bar, bevve un bicchiere di latte caldo – noi chissaché – e poi di corsa alla sala comunale gremita di fan e di autorità cittadine), «e fu tanta questa emozione (per Leopardi, ndr) che per un periodo della mia vita recitai brani delle sue poesie come ringraziamento alla Santa Comunione».
***
Il ricordo pieno di gratitudine per Giacomo Leopardi è ritornato sempre nelle parole di don Giussani, tanto in quelle pronunciate nelle sue lezioni al Berchet (e poi nei suoi corsi universitari alla Cattolica di Milano), quanto nella sua conduzione del movimento. E ritorna ancora nell’omaggio reso a Leopardi nella raccolta di poesie Cara beltà, volume edito da Rizzoli nella collana “I libri dello spirito cristiano”, una copia del quale si trova nella libreria di casa Leopardi accompagnata dalla seguente dedica: «Alla contessa Anna Leopardi timidamente ma appassionato al messaggio trattenuto nell’eterna perfezione di queste poesie nell’attesa di quel Ritorno che compie omne festo che ’l core brama (come dice il “leopardiano” Jacopone da Todi). Luigi Giussani». Contessa Anna ci prega di appuntare l’ultima notizia scritta sul diario in cui Monaldo Leopardi annotava i fatti salienti della vita familiare. Diario che, nel turbamento per la notizia della morte del figlio, Monaldo cessò di redigere e che, ci detta a memoria la contessa, nella notizia di Paolina termina così: «Il giorno diciannove giugno 1837 morì nella citta di Napoli questo mio diletto fratello divenuto uno dei primi letterati d’Europa. Fu tumulato nella chiesa di San Vitale sulla via di Pozzuoli. Addio caro Giacomo, quando ci rivedremo in paradiso?».
CL ON THE ROAD
Tutti al santuario della Madonna di Loreto per i primi cinquant’anni di Comunione e Liberazione e per gli ottantadue anni (15 ottobre) di monsignor Luigi Giussani, fondatore e leader di Cl, ancorché egli abbia recentemente scritto al Papa «non solo non ho mai inteso “fondare” niente, ma ritengo che il genio del movimento che ho visto nascere sia di avere sentito l’urgenza di proclamare la necessità di ritornare agli aspetti elementari del cristianesimo, vale a dire la passione del fatto cristiano come tale nei suoi elementi originali, e basta». Sabato 16 ottobre la cittadina marchigiana sarà dunque invasa dal popolo ciellino, 45mila tra giovani, lavoratori, famiglie, che raggiungeranno il santuario più popolare d’Italia su 5 treni speciali, 600 pullman e migliaia di automobili. Ore 14.30 recita del Rosario, seguirà intervento di don Julián Carrón e la Messa celebrata dal cardinal Crescenzio Sepe. Nella sua lettera a don Giussani in occasione di questo primo cinquantenario di Cl, Giovanni Paolo II ha scritto: «Ripeto oggi quello che vi dissi alcuni anni or sono: “Il vostro Movimento ha voluto e vuole indicare non una strada, ma la strada per arrivare alla soluzione di questo dramma esistenziale. La strada, quante volte Ella lo ha affermato, è Cristo”». Alla faccia del relativismo ecumenicista. Cristo, non una strada, ma la strada.
0 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!