LEI MI ODIA

Di Simone Fortunato
28 Ottobre 2004
Un ex vicepresidente d’azienda, ridotto sul lastrico, decide di vendere la propria virilità a lesbiche in cerca di figli

Cade Spike Lee, come già il compagno Pedro. E cade nel peggiore dei modi, disattendendo le promesse del film precedente, (il grande “La 25ma ora”) e rimanendo invischiato in un’opera che sembra essere stata prodotta per motivi ideologici. Perché se “La 25ma ora” era il giudizio sulla ferita dell’America a partire da un dato di fatto, l’attentato alle Torri, qui il procedimento è inverso. Si parte da due tesi (tutti i capi di azienda sono disonesti quanto il presidente, il matrimonio è pura convenzione) per tessere un racconto che con gran fatica cerca di tenere insieme tutto quanto. Il risultato è deludente non solo perché non si condivide nemmeno una parola dello sproloquio di Lee (il quale, allineato con il Potere, imbastisce uno spot a favore dell’amore libero e senza responsabilità), ma proprio perché trattasi di sproloquio: volgare, sintatticamente sconnesso, superficiale e moralista. Perché la mannaia cade a comando sulle teste di chi ha sbagliato derubando migliaia di azionisti e peccando di senso di responsabilità. Ma di responsabilità non si parla quando due donne “sentono” di volere un figlio. E se lo comprano.
Di S. Lee, J. Turturro, con W. Harrelson

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