Leggere Krugman per capire che il problema dell’Italia è l’Europa – RS
Si fa sempre più probabile la possibilità di un governo di larghe intese guidato da Mario Monti, che ieri ha avuto un colloquio di un’ora e mezzo con Giorgio Napolitano. Ancora diviso il Pdl sulla posizione da tenere, ieri Angelino Alfano ha dichiarato: «Siamo per il voto, rispettiamo le prerogative del capo dello Stato, la decisione finale la prenderemo a suo tempo». “Berlusconi è sinceramente in dubbio su quale sia l’interesse del paese, e vuole chiudere in amicizia con la sua avventura di diciassette anni e con i suoi significati profondi: a un certo punto si farà luce nel suo animo la verità, e cioè che l’interesse del paese è un governo scelto dagli italiani, non a termine e allo sbando in un Parlamento diviso, dotato di pieni poteri e di una maggioranza politica” (Foglio, p. 1).
“Sia chiaro. Monti è una persona seria e responsabile. Se potesse fare il commissario a Camere sciolte, per un paio d’anni, come si fa a Bruxelles, qualche cosa buona la realizzerebbe. Ma i paesi democratici si governano altrimenti. La dittatura commissaria è una extrema ratio che nemmeno gli spagnoli e i greci hanno preso in considerazione (lì si vota). (…) E veniamo a Paul Krugman, che spiega meglio di ogni altra cosa il nucleo della nostra obiezione politica. Ha scritto che la vulnerabilità dell’Italia dipende dal modo in cui è entrata nell’euro, e dal modo in cui il governo dell’euro è strutturato” (Foglio, p. 1).
“E’ fatto acclarato, scriveva ieri Krugman, economista premio Nobel di marca liberal, che i paesi in via di sviluppo pagano caro il fatto di doversi indebitare nella moneta straniera disponibile (dollari, prevalentemente). Ora, aggiunge Krugman, questo è il peccato originale che rende critica la situazione dell’Italia. Entrando in questo sistema dell’euro, l’Italia ‘ha ceduto il suo status di paese avanzato che si indebita nella propria moneta, e ha assunto quello di paese che si indebita in moneta straniera (quella dell’Europa in teoria, in pratica quella tedesca)'” (Foglio, p. 1).
“Chiaro? Tutti gli ignorantoni e i cacadubbi che soffiano all’orecchio di Berlusconi, per spingerlo nel vicolo cieco di Monti, la coglionata che abbiamo lasciato diffondere quest’estate, cioè l’idea di un’Italia che deve autopunirsi improvvisamente per un debito storico sostenibile e puntualmente pagato, che si può ridurre solo con un progetto di crescita e arginare nei suoi effetti solo facendo della Bce una banca centrale seria e non un’agenzia antinflazione per la gioia dei tedeschi, tutti costoro dovrebbero leggersi Krugman, e mettersi a tacere. La dimensione della crisi riguarda i fondamentali dell’Europa. (…) Non sono cose che si possono affrontare in un regime commissariale. Sono cose che devono essere messe a conoscenza di un popolo elettore, discusse con ragionevolezza e risolte con il metodo del consenso politico” (Foglio, p. 1).
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