Legge speciale per Milano
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Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti) – Maurizio Bernardo è il promotore di una legge speciale per Milano che ha l’ambizione di diventare nuova capitale finanziaria d’Europa in ottica post Brexit. Avanzerà la proposta al Parlamento come presidente della Commissione Finanze della Camera – che guida con il supporto di una consulta costituita da 140 professionisti ed esperti di svariati settori – e in quanto deputato dell’area popolare. Bernardo sa bene che la partita è difficile e anche molto delicata in termini di comunicazione. Su questo progetto, infatti, si sta coagulando un consenso bipartisan delle forze politiche, oltre che l’appoggio del governo Gentiloni attraverso il Mef guidato da Pier Carlo Padoan. Ora si tratta di farla digerire al popolo di tutta Italia.
[pubblicita_articolo allineam=”destra”]Perché una legge “speciale”’ per Milano? Detta così, potrebbe apparire un privilegio.
Serve solo a far comprendere la necessità di uno strumento normativo per creare, in una certa area del paese, condizioni di attrattività per operatori finanziari ma anche imprese estere. Vede, quella per Milano è una delle poche sfide possibili per l’Italia in questo momento. Si dovrebbe tifare tutti insieme affinché abbia successo, da Nord a Sud.
Un po’ difficile che a Catania o a Napoli facciano il tifo per accrescere il successo di Milano, che è già ricca e famosa. Non crede?
È proprio questo il punto. Io sono d’origine siciliana e conosco il Sud. Non farei quello che sto facendo se non fossi convinto che dalla creazione di un distretto, che darebbe lavoro a migliaia di persone, potrà beneficiare l’intero paese. Mi domando: non sarebbe meglio che i cervelli italiani si trasferissero a Milano invece che a Londra? Ora, poi, con la Brexit c’è il rischio che per determinate professioni i giovani in futuro debbano spostarsi a Copenaghen o a Vienna, Stoccolma o Amsterdam. Perché una famiglia del Sud con un figlio laureato dovrebbe essere contraria? Me lo dovrebbe spiegare. Convengo, però, che esiste un tema di orgoglio territoriale. Su questo dico: se altre città italiane hanno progetti da proporre in questa fase di riposizionamento delle funzioni e degli investimenti, si facciano avanti.
Torniamo al distretto di Milano. Se ne sta parlando tanto, soprattutto dopo il road show a Londra dei ministri Padoan e Angelino Alfano. Che cosa prevede la sua proposta di legge?
Innanzitutto, disegnerà i confini territoriali della nuova area metropolitana di Milano, che sarà un po’ più ampia della sua provincia. In più getterà le basi per la costituzione del Gruppo di interesse economico (Geie) previsto dalla risoluzione approvata qualche mese fa in Commissione e che ha dato il via al progetto per Milano. Ma la parte essenziale riguarda la tassazione. Sono state già approvate numerose norme fiscali che incentivano l’attività d’impresa e i nuovi investimenti e introdotte agevolazioni per le società e le persone che trasferiscono la residenza in Italia. Ora occorre rendere il sistema Italia ancora più attraente.
In che modo?
Con agevolazioni Irap per favorire nuovi investimenti e la modifica della disciplina degli interessi passivi. Proporremo di cambiare la tassazione dei dividendi transfrontalieri. E ancora agevolazioni per i così detti “espatriati” e agevolazioni in ambito immobiliare per i nuovi investimenti.
La Brexit è uno spunto per aumentare l’attrattività di Milano non solo per la finanza ma anche per le piccole e medie imprese. È così?
Esatto. Un mix di settori sarebbe l’ideale per un distretto la cui istituzione è prerogativa della Regione Lombardia che sta lavorando in questa direzione.
Veniamo al tema della giustizia. Nel distretto che state ipotizzando è previsto un codice di autodisciplina per la risoluzione delle controversie. Si punta sull’Arbitro Consob e sulla Corte arbitrale europea. Niente giustizia ordinaria. Ma come la prenderanno al Tribunale di Milano?
È un punto cruciale che affronteremo anche con la Commissione Giustizia. Personalmente, ho avuto modo di conoscere e apprezzare il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, in alcune audizioni parlamentari. Non escludo che ci potrà essere un confronto su questo tema e sono certo che comprenderà i motivi per cui è necessario garantire agli operatori economici che il distretto funzioni anche sotto quest’aspetto.
Foto Ansa
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