L’eco-Pinocchio

Di Gaspari Antonio
29 Settembre 2000
Ma è proprio vero che il Polo Nord si scioglie, il clima si surriscalda, le foreste scompaiono, il buco dell’ozono si allarga e via (catastrofica) discorrendo? Qualche spigolatura sulla pubblicistica Verde-shock, premi Pulitzer mai esistiti, profezie completamente sballate e balle spaziali che, a volte, ritornano

La tendenza di certi ambientalisti a raccontare frottole e soprattutto l’idea che si possa far bere ai lettori tutto quello che si vuole sembra un tema di notevole attualità.

Come è nata la bufala del Polo Nord che si scioglie
La settimana scorsa il direttore del World Watch Institute, il solito Lester Brown, che da vent’anni ci spiega che il mondo cammina verso la catastrofe, le foreste scompariranno, i ghiacci si scioglieranno e il clima della terra diventerà infernale, ha ribadito (dalle colonne del Corriere) i suoi allarmismi sul futuro del pianeta. Ma è “il Polo Nord che si scioglie” la denuncia ambientalista che ultimamente fa più trend, tant’è che è anche il tema dell’ultima copertina di Sette, che strilla sbarazzina: “aiuto mi si è ristretto il pianeta”.

La notizia in realtà era già stata lanciata dalla prima pagina della Repubblica, che lo scorso 20 agosto ha titolato: “Il polo Nord si sta sciogliendo”, e nei sottotitoli: “Scoperta choc di una spedizione americana: nella calotta di ghiaccio uno specchio d’acqua largo due chilometri”; “Un lago al Polo Nord l’effetto serra ha colpito”; “Allarme dagli Usa: si innalzeranno i mari”.

La scoperta, secondo La Repubblica, era frutto degli studi di “una recente spedizione di oceanografi e paleontologi americani”.

In realtà la notizia si basava sulla testimonianza che due statunitensi imbarcati sul rompighiaccio russo Yamal avevano concesso al New York Times.

Durante una crociera verso il Polo Nord, James J. McCarthy, direttore del Museo di zoologia comparata dell’università di Harvard e consulente del Comitato Intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) istituito nel 1988 dall’ONU, e Malcolm C. McKenna, un paleontologo del Museo Americano di Storia Naturale, hanno raccontato di aver assistito ad un fenomeno impressionante e cioè lo scioglimento dei ghiacci fino a formare un lago. Malcolm McKenna ha dichiarato al New York Times che “È la prima volta nella storia che qualcuno, giunto a 90 gradi di latitudine Nord, trova l’acqua e non il ghiaccio”.

La smentita del New York Times
Seppure la notizia non contenesse nessuna argomentazione scientifica, e senza nemmeno consultare fonti più autorevoli, il prestigioso New York Times ha pubblicato il 19 agosto un articolo di prima pagina, scrivendo che “per la prima volta in 50 milioni di anni si era sciolto il ghiaccio in una zona dell’Oceano Artico” e che questa testimonianza era “una prova ulteriore della teoria del ‘riscaldamento globale’ del pianeta”.

Nei giorni successivi alla pubblicazione di questo articolo, ambientalisti di diversa natura e appartenenza politica si sono precipitati sulla scena pubblica per dire “noi l’avevamo detto ….”. Finché il 29 agosto lo stesso New York Times ha pubblicato una smentita in prima pagina, spiegando che “C’è stato un errore, un’apertura nella calotta polare probabilmente è sempre esistita. Ed è un fenomeno normale che circa il 10% dell’Oceano Artico non sia ghiacciato durante un tipico periodo estivo”.

Nell’inserto scientifico allegato alla smentita, il NYT, riporta come sia ricorrente ed usuale che una lunga giornata di sole estiva sciolga una parte del ghiaccio generando allagamenti simili a piccoli laghi.

La Repubblica dal 30 agosto, ha riportato la smentita del NYT in una nota di poche righe nascosta a pag. 29.

Il caso Gelbspan. O di un falso Pulitzer
Ma come è possibile che giornali di tale autorevolezza e popolarità commettano gaffe così madornali? Questo accade quando l’ideologia prevale sulla ricerca della verità. La propaganda ambientalista è così diffusa da rendere credibili anche gli scenari più apocalittici. Fenomeni millenari, complessi e difficili da interpretare come l’andamento climatico delle stagioni, l’effetto serra, il buco dell’ozono, l’innalzamento o abbassamento degli oceani e dei poli sono entrati nel linguaggio comune come fenomeni scientificamente accertati e prevedibili. In realtà più della metà delle informazioni diffuse su questi argomenti sono pura propaganda. La strafottenza di certi ecologisti sui temi dall’ambiente sconfina spesso in “delirio di onnipotenza”.

A questo proposito: sanno i lettori che Ross Gelbspan, uno degli autori che più hanno scritto in favore della teoria del “riscaldamento globale”, si è addirittura autoattribuito un premio Pulitzer (il più prestigioso riconoscimento giornalistico americano) che non ha mai ricevuto? Il paradossale è che in Italia tutti gli hanno creduto al punto che la nota casa editrice Baldini e Castoldi che ha pubblicato il suo libro “Clima Rovente”, ha ribadito in copertina: “Gelbspan, premio Pulitzer”.

Tra l’altro, in questo libro, Ross Gelbspan parla di una cospirazione mondiale diretta dalla compagnie petrolifere contro le associazioni ambientaliste al fine di negare l’evidenza del “riscaldamento globale” del pianeta. L’autore americano non spiega però perché tra i principali finanziatori delle associazioni ambientaliste ci siano proprio certe compagnie petrolifere come Exxon, Chevron, Mobil, Occidentale Petroleum, Amoco, Atlantic Richfield. Secondo Gelbspan “i cambiamenti climatici potrebbero riuscire a sopraffare le fondamenta della democrazia” e a dimostrazione della sua credibilità ha sostenuto di essere un giornalista serio che ha vinto nel 1984 il premio Pulitzer. Questa volta però la tendenza a raccontare bugie è diventata un boomerang. Così, quando Greenpeace e l’apparato propagandista ambientalista hanno emesso comunicati stampa in quantità industriali sostenendo il premio Pulitzer Gelbspan, qualcuno si è finalmente preso la briga di andare a guardare la lista dei premiati con il premio Pulitzer scoprendo che il nome di Gelbspan non compariva. La farsa è continuata fino a quando è stato chiesto a Gelbspan di presentare una copia del riconoscimento e lui ha risposto di non averla.

Il fondamentalismo verde, da Malthus al Club di Roma
Sarebbe comunque un errore considerare la “bufala” Polo Nord e la vicenda di Gelbspan come due incidenti di percorso del variegato mondo ambientalista. In realtà quasi tutti i guru dell’ideologia verde da Thomas Robert Malthus fino ai suoi seguaci moderni come Rachel Carson, Lester Brown, Club di Roma e il WWF hanno sistematicamente sbagliato analisi e previsioni.

Nel 1798 il pastore anglicano Thomas Robert Malthus inaugurò la grande tradizione degli ambientalisti con il suo “Saggio della popolazione” in cui prevedeva carestia, fame ed epidemie se non si fosse fermata la crescita demografica. Benché oggigiorno sono molti quelli che credono ancora a Malthus, la sua teoria si è rivelata totalmente erronea. Secondo i calcoli di Malthus oggi sulla terra ci dovrebbero essere 256 miliardi di esseri umani, mentre abbiamo appena raggiunto la cifra di sei miliardi. E nonostante il numero di essere umani sia il più alto mai raggiunto nella storia dell’umanità, questi vivono più a lungo e meglio che nel 1798.

Nel 1962 Rachel Carson ha pubblicato il volume “Silent Spring”, (La primavera silenziosa) un libro che ha segnato la nascita del movimento ambientalista mondiale; non c’è “verde” che si rispetti che non l’abbia letto. A causa del grande successo il libro è stato ripubblicato più volte. L’ultima edizione italiana è del 1994. Secondo la Carson l’uso crescente delle sostanze chimiche in agricoltura avrebbe provocato la mutazione degli insetti che sarebbero diventati inattaccabili e l’inquinamento da erbicidi avrebbe favorito la sterilità e la scomparsa di numerose specie di uccelli. La Carson presagiva che negli Stati Uniti sarebbero scomparse almeno 40 specie di uccelli. A distanza di 38 anni delle 40 specie di uccelli prese in considerazione dalla Carson, 19 hanno continuato ad avere una popolazione stabile, 14 risultano in crescita e solo sette denotano un lieve declino, ma nessuna è a rischio di estinzione.

Nel 1972 il Club di Roma diretto da Aurelio Peccei pubblicò il famoso rapporto: “I limiti delle risorse” in cui si sosteneva, tra l’altro, che le riserve mondiali di petrolio ammontavano a 550 miliardi di barili e che sarebbero state esaurite entro il 1990. Invece è successo che nel 1990 le riserve mondiali di petrolio sono cresciute fino a 900 miliardi di barili e sono stati scoperti nuovi giacimenti come quello di Alberta che da solo contiene più di 550 miliardi di barili di petrolio.

Nel 1973 Lester Brown, presidente del World Watch Institute sosteneva che la crescita della popolazione era così grande che la produzione alimentare non sarebbe stata sufficiente a sfamare l’umanità. Egli prevedeva fame e prezzi alti per le derrate alimentari. In realtà oggi la sola produzione di grano è sufficiente per fornire ad ogni persona 3.500 calorie giornaliere. Durante gli ultimi 35 anni la produzione agricola ha superato l’incremento della popolazione del 16%.

Solo nei Paesi in Via di sviluppo la produzione di cibo è cresciuta negli ultimi 8 anni del 29%.

Se si fanno comparazioni tra la crescita della popolazione e l’aumento della produzione alimentare si scopre che dal 1948 al 1996, la produzione di cibo nei Paesi in via di Sviluppo è cresciuta di quasi cinque volte a fronte di una popolazione che è triplicata.

Secondo il Rapporto “Global 2000” commissionato dal Presidente americano Jimmy Carter e pubblicato nel luglio 1980, il prezzo del cibo sarebbe cresciuto tra il 1980 ed il 2000 tra il 35 ed il 115%. Ebbene, in questo lasso di tempo il prezzo reale delle derrate alimentari è crollato del 50%.

L’aspetto più paradossale dell’intera vicenda è che nonostante le previsioni degli ecologi catastrofisti si siano dimostrate in larga parte false, essi hanno mantenuto una grande credibilità, i mass media hanno dato loro largo spazio e gli ambienti industriali e finanziari li hanno ascoltati con attenzione. Mentre premi Nobel, illustri economisti e scienziati dell’ambiente, che sostenevano tesi contrarie sono stati (e sono) praticamente ignorati.

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