Le bugie sul suicidio assistito che bisogna continuare a combattere
Per gentile concessione del Catholic Herald, proponiamo di seguito in una nostra traduzione un articolo di Thomas Edwards apparso lunedì 2 dicembre 2024 nel sito del mensile britannico. La versione originale inglese del teso è disponibile in questa pagina.
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Venerdì 29 novembre 2024, il Parlamento del Regno Unito ha votato a favore del Terminally Ill Adults (End of Life) Bill.
È difficile decidere come reagire a quello che può essere considerato uno dei più gravi tradimenti nei confronti dei soggetti vulnerabili della società nella storia recente. Il dibattito è stato infarcito di menzogne. Per usare un’espressione tipica del XXI secolo, i sostenitori del disegno di legge hanno ripetutamente obnubilato [gaslit, da gaslight, ndt] i loro oppositori sostenendo che nei luoghi in cui il suicidio assistito è diventato legge – 30 giurisdizioni in tutto il mondo – non è mai stato esteso al di là delle intenzioni originarie.
In molti, sia su queste colonne che altrove, hanno fornito solide argomentazioni fondate sull’evidenza per confutare questa tesi, non c’è dunque bisogno di entrarvi nel merito. Tuttavia, si può fare un solo esempio tra i tanti: nel 2002 l’Olanda legalizzò l’eutanasia per gli adulti affetti da malattie terminali o sottoposti a sofferenze insopportabili senza alcuna speranza di guarigione; nel 2023 il paese ha legalizzato l’eutanasia per i bambini da uno a dodici anni senza il loro consenso.
Il dibattito si è degnamente concluso con Kim Leadbeater [la deputata laburista firmataria del disegno di legge, ndt] che si è alzata in piedi e ha ammesso di aver diffuso una delle tante bugie che hanno caratterizzato i lavori. Leadbeater aveva erroneamente fatto intendere che i membri in carica della magistratura avessero espresso il loro sostegno alla proposta di legge. L’Ufficio giudiziario le ha replicato per iscritto in tempo reale, precisando che nessun sostegno del genere era mai stato espresso. La deputata ha ritrattato la sua falsa affermazione e si è scusata per aver sviato l’Assemblea, salvo poi essere curiosamente accolta con approvazione da mormorii di “udite, udite”.
Io ho avuto la fortuna di seguire i lavori del pomeriggio con una persona più esperta di procedure e leggi parlamentari rispetto alla maggior parte dei deputati: Dominic Grieve, già procuratore generale e deputato del collegio di Beaconsfield dal 1997 al 2019, oltre che membro del King’s Counsel. Pochi possono competere con lui in quanto a credenziali.
Gli ho chiesto quante probabilità ci sono che la proposta diventi legge:
«Nella fase di relazione della proposta, quando torna in Aula alla Camera per la relazione e la terza lettura, è tecnicamente possibile che in presenza di un disegno di legge di iniziativa personale [voluto da un parlamentare invece che direttamente dal governo, ndt] si scateni un ostruzionismo tale, o che vengano presentati così tanti emendamenti che il testo finisca per essere respinto.
In caso contrario, il disegno di legge passerà ai Lord. È molto difficile valutare quale potrebbe essere l’umore della Camera alta. Dal punto di vista puramente tecnico, i Lord potrebbero bocciarlo, e se i Lord lo bocciassero, questo potrebbe comportare un rinvio; di conseguenza, ovviamente, la proposta dovrebbe essere reintrodotta e magari tra un anno le opinioni dei cittadini potrebbero essere cambiate.
Ritengo però molto improbabile che non diventi legge, sarà molto difficile ora che la seconda lettura è stata superata. Gli oppositori potrebbero continuare a contestarla, ma la mia esperienza in Parlamento mi insegna che se si ottiene la seconda lettura e il principio passa, prima o poi alcuni tra gli oppositori si asterranno e diranno: “Beh, la Camera dei Comuni si è pronunciata su questo, non ho intenzione di continuare a combattere fino alla fine”».
È profondamente sconfortante che uno dei maggiori esperti di leggi e di politica del Regno Unito affermi che questa proposta probabilmente passerà.
Dopo il dibattito in Parlamento e la mia conversazione con Grieve, mi sono seduto in uno stato di shock e mi sono venute in mente le parole di una poesia di Rudyard Kipling.
Scrive Kipling nella sua Se:
«Se saprai sopportare di sentire le verità che hai detto
distorte dai furfanti per ingannare gli stupidi,
o di vedere le cose per cui hai dato la vita distrutte,
e piegarti a ricostruirle con attrezzi ormai logori…
tua sarà la Terra e tutto ciò che essa contiene»
Molti si ritroveranno nel verso che parla di vedere la verità che hanno detto – e cioè che questo disegno di legge, se approvato, darà il via alla distruzione e alla svalutazione sistematica della vita umana – «distorta dai furfanti per ingannare gli stupidi». Organizzazioni come Not Dead Yet e Right to Life, accanto a molte altre, hanno coraggiosamente detto la verità, ma solo per vederla distorta dai parlamentari nel tentativo di convincere i loro colleghi a votare a favore del suicidio promosso dallo Stato.
Altri che hanno dedicato le loro vite a valorizzare e a proteggere i vulnerabili si identificheranno con il verso di Kipling che recita: «Guarda le cose per cui hai dato la vita distrutte». L’Associazione per la Medicina palliativa di Gran Bretagna e Irlanda, migliaia di operatori sanitari che si sono opposti a questo disegno di legge, i sacerdoti che si sono seduti al capezzale di tanta gente – tutti costoro hanno visto i princìpi a cui hanno dedicato le loro vite infranti dai 330 deputati che hanno sostenuto questa proposta.
Kipling però offre anche un’indicazione su come affrontare le sconfitte: se sapremo guardare le cose distrutte e «piegarci a ricostruirle con attrezzi ormai logori», allora «tua sarà la Terra e tutto ciò che essa contiene».
Come possiamo ricostruire? In primo luogo, dobbiamo continuare a opporci a questo testo mentre avanza nel suo fosco cammino per diventare legge. Scrivete ai parlamentari, condividete le vostre opinioni e sostenete organizzazioni come Not Dead Yet. Anche se Grieve ammette che è improbabile, altri osservano che bastano 28 parlamentari per fermare la legge. La terza lettura offre un barlume di speranza.
In secondo luogo, dobbiamo chiedere conto di una campagna profondamente sleale. La narrazione creata dai sostenitori del suicidio assistito vuole che sia l’opinione pubblica britannica a esigerlo. Un titolo recente del Daily Express recita: “Il popolo ha parlato: speriamo che stavolta qualcuno stia a sentire”. Il riferimento era a un rapporto di More in Common secondo il quale il 65 per cento delle persone è favorevole al suicidio assistito. Quello che l’Express ha evitato di dire è che secondo lo stesso rapporto il 74 per cento dell’opinione pubblica ritiene che il Servizio sanitario nazionale non sia nelle condizioni di offrire la morte assistita. Altro fatto tralasciato è che secondo un sondaggio condotto su oltre 5 mila adulti dai ricercatori di Focaldata, il sostegno al suicidio assistito scende all’11 per cento quando la gente scopre che cosa esso comporti davvero.
Ma soprattutto l’idea che il governo debba agire in base ai capricci dei cittadini piuttosto che ai loro interessi apre la porta a tutta una serie di conseguenze. Il governo esiste per affermare il valore della vita umana anche quando la società intende disconoscerlo, cosa che, in questo caso, evidentemente non sta facendo.
Terzo, dobbiamo contrastare l’ipocrisia con cui i fautori del disegno di legge sostengono che esso contiene «solide garanzie» contro il rischio di una sua espansione al di fuori dei malati terminali. Gruppi come Dignity in Dying (già Voluntary Euthanasia Society) vedono in questa legge il punto di partenza per la “morte on demand”. Nessuno l’ha messa giù in maniera più esplicita del loro leader, AC Grayling, che evidentemente si è perso le indicazioni dalla sede centrale di nascondere le reali intenzioni della società finché non si fosse riusciti a convincere l’opinione pubblica che la legge non verrà estesa. In un’intervista, Grayling ha detto di ritenere che il suicidio assistito dovrebbe essere accessibile alle persone depresse e a quanti non riescono ad accettare di essere costretti su una sedia a rotelle. Ha poi aggiunto che dovrebbe essere reso disponibile a chiunque per qualsiasi motivo, dato che ogni anno migliaia di persone si suicidano e «peggiorano le cose per tutti» perché si rifiutano di farlo in modo «pulito e tranquillo».
Se questo disegno di legge sarà approvato, negli anni a venire la lobby dell’eutanasia si ripresenterà alla Camera dei Comuni e cercherà di estendere questa norma per legalizzare l’eutanasia dei malati mentali, dei disabili o di entrambi. Devono essere chiamati a risponderne.
Da ultimo, con questa legge, almeno in questa fase, lo Stato non sceglierà le vite da togliere. Naturalmente ci saranno casi di coercizione, come dimostrano tutti gli altri paesi che hanno legalizzato questa pratica. Il nostro governo ha dimostrato un tale disprezzo per la vita che non possiamo certo contare sul fatto che la difesa dei vulnerabili dagli abusi sia tra le sue priorità. Si noti che è stata lasciata aperta la possibilità per i medici di introdurre il tema del suicidio assistito [anche qualora non siano i pazienti a farne esplicita menzione, ndt].
Ma gli oppositori del suicidio assistito possono fare personalmente del proprio meglio per resistere a tutto questo e rendere il suicidio assistito impensabile nel nostro paese.
Dobbiamo valorizzare i nostri anziani, rifiutare la narrazione secondo cui essi possono essere un «peso», come ha detto Kim Leadbeater, e alimentare una cultura che protegga i malati e i disabili. Fare visita a un genitore o a un nonno anziano, badare a un vicino di casa malato e offrire compagnia a chi è alla fine della propria vita sono diventati tutti strumenti salvavita contro la cultura della morte, che è pronta a sfruttare i punti deboli delle persone per convincerle ad andarsene prima del tempo.
Venerdì, dopo aver visto il nostro paese distrutto, è tempo di piegarsi a ricostruirlo.
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