«Non sono caduta, ho aggredito dolcemente il pavimento». Storia di Lauren Hill
Aggiornamento 10 aprile 2015. Lauren Hill è morta oggi all’ospedale di Cincinnati.
«Non ho mai mollato un secondo, anche quando mi hanno detto che la mia malattia era allo stadio terminale». Così Lauren Hill, promessa del basket universitario americano, ormai da tempo diventata un’ispirazione per milioni di persone, si presentò alla stampa appena prima dell’evento che la rese famosa in tutto il mondo.
«NON HO PAURA». La vicenda di Lauren ebbe inizio nell’autunno dell’anno scorso, quando le fu diagnosticato una rara forma di tumore al cervello. Alla fine dell’estate, appena 18enne, la ragazza si sentì dire dai medici che non avrebbe sicuramente passato il Natale. Per questo il suo debutto, previsto per novembre nella squadra del St. Joseph College in Ohio, fu anticipato portando nel palazzetto universitario ben 10 mila persone (come si vede nel video qui sotto). Lauren, infatti, dopo le prime interviste aveva già colpito tutti per la sua letizia nonostante la sentenza nefasta: «Non ho paura di andarmene, di non stare più qui, ma sono preoccupata per le persone che lascio qui», aveva detto ai giornalisti. Mentre i suoi genitori testimoniavano una fede granitica parlando di Lauren come di «un dono immenso di Dio. Se se la vuole riprendere dovremo farci i conti, ma comunque l’abbiamo avuta con noi per 19 anni ed è stata nostra». A impressionare fu anche il fatto che alla scoperta della malattia la ragazza aveva deciso di usare il tempo rimasto per raccogliere fondi per la ricerca, affinché altri in futuro potessero guarire.
TIRO INDIMENTICABILE. Ma la sua storia fece il giro del mondo quando scese in campo per l’ultimo match. Titolare dal primo minuto, la ragazza segnò il primo canestro e durante l’intervallo parlò alla platea così: «È incredibile che la mia vicenda abbia coinvolto emotivamente tante persone. Prima che il mio caso diventasse noto, non molti sapevano che cosa fosse la Dipg (il tumore, ndr). Ora che lo sanno, possiamo cercare di sviluppare la ricerca per trovare una cura. Io non ci sarò più per beneficiarne, ma si potranno aiutare tanti altri ammalati come me. Per questo il vostro aiuto non dovrà finire con il termine di questa partita». A fine gara Lauren tornò in campo segnando un altro punto. «Ecco il numero 22 ci ricorderemo sempre di lei», disse il commentatore mentre il palazzetto commosso applaudiva la giovane circondata dall’abbraccio delle compagne. Grazie a lei, e alle celebrità accorse all’evento, solo quel giorno furono raccolti 40 mila dollari per la ricerca.
«GRAZIE A DIO». Nonostante dovesse essere l’ultima partita, Lauren è poi riuscita ad attraversare tutta la stagione in cui, nominata “allenatrice onoraria”, ha sostenuto le compagne da fuori e dentro l’ospedale: «Questa è proprio Lauren», spiegò il suo allenatore Dan Benjamin. «Questo è il suo messaggio, lei è solamente grata a Dio per averle dato quell’opportunità e quel ruolo perché lei poteva usarlo». Anche a fine febbraio, al banchetto annuale della squadra, che decise di rinunciare al menù in cambio di qualche sandwich da mangiare in ospedale, Lauren «è venuta in carrozzina ed era sempre sorridente. E questo è incredibile. Non so quale sia il livello di dolore né quanta sia la sofferenza che sta attraversando, ma lei sorride in continuazione, coglie ogni opportunità». Intanto, l’azienda di figurine sportive “Upper Deck Chris Carlin” ha deciso di creare delle cartoline sulla ragazza, il cui ricavato andrà alla ricerca, perché, ha detto l’azienda, «siamo in una posizione privilegiata, il nostro brand è noto, crediamo di dover usare questo potere».
«L’HO AMATA». Anche grazie a questa mobilitazione Lauren è riuscita a spendere gli ultimi mesi della sua vita come voleva, testimoniando l’amore per la vita e contribuendo con oltre un milione e 300 mila dollari per la ricerca sul tumore che l’ha colpita. In questi giorni, dall’ospedale, sua madre ha fatto sapere che Lauren soffre e combatte, ma «ha ancora il senso dell’umorismo anche se le sue gambe non reggono e cade. La mia citazione preferita della settimana…“Non sono caduta, ho aggredito dolcemente il pavimento”. L’ho amata».
Foto Ansa – AP
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