Oliviero Diliberto L’idea presente in ambienti del centrodestra di presentare una mozione di sfiducia individuale contro il ministro della Giustizia Oliviero Diliberto andrebbe ben meditata: innanzitutto perché corrisponde al metodo usato dal fazioso Cesare Salvi contro Filippo Mancuso. In seconda perché Diliberto pur avendo compiuto atti, come eccessi di omaggio a un ex terrorista, che sono gravemente inopportuni politicamente, non ha fatto alcunché di imprevisto rispetto alle dichiarazioni che avevano accompagnato la sua entrata al governo. La maggioranza di centrosinistra è un circo Barnum: e Diliberto non è che uno dei tanti protagonisti di questo circo. Peraltro, poi, su molte delle materie del suo dicastero il Guardasigilli ha tenuto una linea seria e garantista che certo non fa rimpiangere l’opera di un ministro come Giovanni Maria Flick, che sarà stato più “atlantico” ma soggiaceva con assai più convinzione ai Diktat del partito delle procure rosse.
Cesare Romiti Si può non essere d’accordo con Cesare Romiti. Non convince l’idea che se l’Italia non fosse entrata subito nell’euro, gli effetti che avrebbe subito non sarebbero stati diversi da quelli toccati alla Grecia. È arduo comparare le dinamiche di un piccolo paese marginale con quelle di una della sette grandi economie mondiali. Ma anche nella sua cocciutaggine si legge il tratto di fondo che caratterizza Romiti: quello di essere una persona seria, convinta delle sue analisi, pronta a spendersi per difenderne la validità. E la sua analisi di fondo sul fatto che l’Italia corra il rischio di essere emarginata in Eurolandia, corrisponde alla verità. Dagli anni ’80 quando sfidò il sindacato in un’epoca in cui sembrava impossibile, Romiti è sempre stato uomo di verità scomode, sostenute anche mentre era punto di riferimento manageriale della Fiat, cosa che spinge naturalmente a essere molto diplomatici. Una persona seria e coerente in Italia rappresenta una specie rara. Andrebbe protetta.