“L’amore inatteso” sull’Osservatore Romano. «Si è aperta una crepa nella perfetta laicità francese»
L’edizione odierna dell’Osservatore Romano dedica due recensioni al film di Anne Giafferi “L’amore inatteso”. Della pellicola, nelle sale da oggi, tempi.it vi aveva già parlato qualche settimana fa, con una recensione di Paola D’Antuono dopo l’anteprima per la stampa.
Scrivendone oggi sulla prima pagina del giornale vaticano, la storica Lucetta Scaraffia scrive che «il film ha innanzi tutto la forza della realtà: si sente che narra una storia vera, che è quella del marito della regista»
Secondo Scaraffia «l’asse emotivo del film è centrato sul tema della paternità, del difficile e doloroso rapporto che il protagonista ha con il padre e di conseguenza con il figlio bambino. È questa riflessione al centro di una inquietudine, altrimenti non spiegabile razionalmente, in un giovane avvocato di successo, con una bella moglie medico, due bambini e un ambiente colto e chic che lo circonda. (…) È tutto un problema di amore. Ed è proprio l’amore al centro del suo interesse verso il cattolicesimo, che lo attrae proprio a cominciare dalla domanda che pone il prete catechista: “Chi vuole essere amato?”. Domanda che gli spalanca un mondo a cui non aveva mai pensato. Nel frequentare quel corso di istruzione religiosa — non si chiama neppure più catechismo — scopre di essere amato da Gesù, e comincia a guardare alla vita quotidiana in modo diverso. All’inizio anche ingenuo, pasticciato, ma poi il rapporto finalmente migliorato con il figlio segnala che qualcosa è cambiato davvero, dentro di lui».
Una «storia di conversione», in cui Scaraffia mette in risalto due aspetti «entrambi nuovi»: «La fede viene scoperta per l’amore che dà, per quello che offre, non perché il protagonista può dimenticare se stesso in opere buone e lì trovare un senso più vero alla sua vita». E, secondo, la derisione del cattolicesimo, considerato «poco elegante» dall’ambiente sociale del protagonista, e che tuttavia egli inizia ad apprezzare per il «senso profondo della fede, l’amore». Così che egli inizia a comprendere quanto sia grottesca la posizione di chi «rifiuta la fede senza neppure sapere cos’è, ma solo perché non appare abbastanza elegante. Una crepa nella perfetta laicità francese è stata aperta, e non sarà facile chiuderla di nuovo».
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SENSO DELLA VITA. La seconda recensione è ad opera di Ritanna Armeni, storica firma del giornalismo “di sinistra”, che parla di un film che «non può che sorprendere».
Ripercorrendone la trama, Armeni nota che per il protagonista Antoine «la scoperta di Dio è innanzitutto la scoperta di se stesso, dei sentimenti che fino allora ha tenuto a bada, della falsità, delle convenzioni alle quali si era sottoposto. La sua è una ribellione dolce ma inarrestabile. I punti di riferimento religiosi nel suo percorso sono (oltre la catechesi sulla quale all’inizio ironizza perfino con qualche perfidia) una Bibbia, comprata per caso e letta voracemente e in segreto, e un crocefisso, una statua del XIV secolo, che gli capita di vedere in una chiesa di campagna e che colpisce per la dolcezza dello sguardo».
«L’amore inatteso – scrive Armeni – parla di spiritualità, di ricerca dell’amore e del senso della vita. Lo fa con la leggerezza e serietà, con ironia e comprensione. Con il tono della commedia e lo sguardo profondo». Una pellicola che mette in luce che sono in tanti «coloro che possiedono una coscienza indirizzata a Dio, ma non lo sanno, difficilmente lo riconoscono (…) Ma ne L’amore inatteso c’è la scelta di uscire dall’anonimato e di affermarla, quella fede».
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