
Lambrusco, paradosso emiliano
Il paradosso emiliano ha spiazzato la giuria, durante un processo in piazza a Castelvetro con tanto di presidente della corte (Maria Teresa Ruta), pubblico ministero (Edoardo Raspelli), avvocato difensore (il sottoscritto) e perito della corte (Marco Gatti). In pratica – ha rivelato il professor Carlo Fernandez di Firenze – gli emiliani sono i meno soggetti a infarti, nonostante i consumi di cibi molto grassi. E questo grazie al Lambrusco, vino rosso che conterebbe le preziose “cumarine”, sostanze che prevengono le malattie del cuore. Apro il Golosario 2003, la guida alle mille più cose buone d’Italia che giunge questa settimana in libreria e leggo “ribollita”, “vincisgrassi”, “bagnacaoda”, “casseola” e “gnocco fritto” ovvero le ricette dei piatti dell’amicizia che coi primi freddi arrivano sulle tavole di tanti amici. Cosa accompagnare? Il Lambrusco, quel vino che sta diventando un aperitivo di moda in tanti locali dell’Emilia nonostante le spinte quantitative industriali. Ma il Lambrusco fresco, fragrante, che evoca la viola e pulisce il palato con la sua spiccata acidità è vino di quei contadini, che lo han fatto rifermentare in bottiglia ancor prima degli spumanti. Assaggiate il Lambrusco di Venturini-Baldini di Quattrocastella (Reggio Emilia): rosso, rustico, di gradevole impatto. Sarà alla Fiera di Reggio Emilia la sera di martedì 8 ottobre, per una degustazione che, c’è da giurarci, starà anche dentro ai limiti di Lunardi. ([email protected])
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