L’AMBASCIATOR PORTA PENA A ISRAELE

Di Reibman Yasha
05 Maggio 2005
Propongo un quiz

Propongo un quiz.
«Il governo israeliano non ha alcuna intenzione di creare uno Stato sovrano palestinese; ad Ariel Sharon interessa un Bantustan». «La dittatura delle fastidiose regole ebraiche, un catechismo fossile di una delle più antiche, controverse e retrograde fedi religiose mai praticate in Occidente». «La memoria delle umiliazioni subite ed un senso di superiorità intellettuale hanno creato una nazione bellicosa, imperialista, arrogante, e, come disse De Gaulle nel 1967, “dominatrice”. L’israeliano è l’Uebermensch (il superuomo) del Vicino Oriente». Gli ebrei sarebbero particolarmente presenti nei luoghi di potere e «il potere, ahimé, suscita sempre gelosia, dispetto, antipatia».
Ricapitolo. Israele come il Sudafrica dell’apartheid, ebraismo fede retrograda, israeliani nuovi superuomini, ebrei presenti nei gangli del potere. Chi ha detto e scritto tutto ciò (e in verità molto altro ancora)? a) Un leader comunista andato in visita recentemente in Libano dagli amici terroristi Hezbollah; b) Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova, esponente di Alternativa Sociale; c) l’ambasciatore Sergio Romano.
Concentratevi. Se avete risposto “a” o “b” state indubbiamente seguendo la politica e non vi sfuggono gli interessanti paradossi del nostro Paese, ma di certo non avete visto le perle di Romano. Per non perdere le prossime puntate basta leggere il Corriere della Sera e non mancare la rubrica che un tempo fu la prestigiosa stanza di Indro Montanelli e Paolo Mieli.

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