Ladri rubano i giocattoli dei bambini. Il Celtic li ricompra. Favola (calcistica) di Natale
di Paolo Gulisano, tratto da ZENIT.org – La notizia ha meravigliato e indignato tutta la Gran Bretagna: dei ladri sono penetrati in uno dei più importanti ospedali di Londra, e hanno rubato i regali di Natale destinati ai bambini ricoverati nel nosocomio. Un furto particolarmente odioso.
Il Great Ormond Street Hospital for Children è un istituto medico specializzato nella cura dei bambini. Sorge nel quartiere di Bloomsbury, dove era vissuto Charles Dickens, il grande vittoriano che commosse generazioni di lettori con le sue storie, da David Copperfield a Oliver Twist fino al celebre Cantico di Natale. Fondato nel 1852 come Hospital for Sick Children, fu così il primo ospedale specifico per i bambini, e fu sempre all’avanguardia nella cura e nella ricerca.
È il più grande centro per la ricerca sulle malattie infantili in Europa, ha la più ampia gamma di specialisti per bambini di qualsiasi ospedale della Gran Bretagna ed è il più grande centro per le cure delle cardiopatie infantili, per la neurochirurgia infantile, e per i tumori dei bambini. Le più recenti scoperte di alto profilo includono la terapia genica di successo per le malattie immunitarie, dopo un decennio di ricerca.
Questo è potuto avvenire anche grazie ad un generosissimo lascito di un grande scrittore scozzese, che ha regalato peraltro a generazioni di bambini una delle più belle fiabe degli ultimi due secoli: Peter Pan. James Matthew Barrie, la cui vita non era stata allietata dalla nascita di figli, nel 1929 cedette a titolo definitivo all’ospedale, tutti i diritti d’autore di Peter Pan.
Fu un gesto di grande generosità, che ha fornito un finanziamento significativo per l’ente. Un grande gesto di amore da parte di un uomo che fu tra i più grandi, autentici, puri amici dei bambini di tutti i tempi. Barrie volle regalare loro il sorriso e la gioia con Peter Pan, e volle che la sua opera continuasse anche dopo la sua morte.
Alla generosità di Barrie, si è aggiunta, in questa spiacevole occasione, quella proveniente da oltre il confine invisibile che divide l’Inghilterra dalla Scozia.
Dalla patria di Barrie è giunta infatti l’offerta del Celtic Foot Ball Club, squadra di calcio di Glasgow, che festeggia proprio quest’anno i 125 anni di fondazione.
Il Celtic non è famoso solo per la sua inconfondibile divisa a strisce orizzontali biancoverdi (“Hoops”), e per la vittoria nella Coppa dei Campioni ottenuta – Davide contro Golia – nel 1967 sconfiggendo gli allora imbattibili campioni del mondo dell’Inter di Herrera, prima squadra britannica e nord-europea a conquistare il massimo trofeo continentale, fino ad allora appannaggio esclusivo di squadre latine, ma anche per un’altra peculiare caratteristica: il Celtic, infatti, venne fondato in uno dei più poveri quartieri di Glasgow, Calton, su iniziativa di un frate marista, Fratello Walfrid, originario della contea di Sligo, in Irlanda.
Glasgow infatti dalla metà dell’800 aveva accolto migliaia di irlandesi che cercavano lavoro, sfuggendo alla miseria che imperversava sulla loro terra, e che ricoprivano i ruoli più poveri: minatori, muratori, operai nelle fabbriche di una delle più grandi città industriali del regno. Vivevano in tuguri, in quartieri-ghetto, discriminati per la loro fede cattolica. Solo la Chiesa era accanto ai loro bisogni, attraverso la presenza di sacerdoti e religiosi, che con grandi sacrifici diedero vita a strutture parrocchiali, a chiese e scuole.
Presso una di queste parrocchie, St. Mary, nacque il Celtic Foot Ball Club, nel novembre del 1887. La finalità della squadra biancoverde (i colori dell’Irlanda) era quella di raccogliere fondi, attraverso partite e tornei, da destinare alle opere di carità della Chiesa locale, e così avvenne, ed è avvenuto per 125 anni. Tale evidente identità cattolica della squadra provocò diverse avversioni di tipo settario, proveniente da ambienti che – calcisticamente – si riconoscevano nell’altra squadra di Glasgow, i Rangers, che fino a pochi anni fa non ammetteva tra le proprie fila giocatori cattolici.
Il Celtic, invece, pur essendo nato come una sorta di squadra dell’oratorio, si aprì ben presto a giocatori di ogni confessione, e anche attualmente vi giocano atleti di ogni tipo di denominazione cristiana, oltre a qualche mussulmano e un ebreo.
La generosità di questa squadra, la cui importanza va ben oltre il calcio, e che rappresenta una vera e propria “cultura” amata e seguita in numerosi paesi oltre la Scozia, si è manifestata anche in questa spiacevole occasione del furto al Great Ormond Hospital: il Celtic Football Club infatti ha comunicato che rimpiazzerà, almeno in parte, i giocattoli rubati.
Dopo aver celebrato sul campo la propria favola un mese fa, sconfiggendo il grande Barcellona di Leo Messi, i “Bhoys” oggi hanno deciso di non far mancare ai bambini malati di Londra il sorriso che viene dal ricevere un dono, di rinnovare la fiaba di Peter Pan del loro connazionale Barrie, di tenere vivo il fuoco della Carità che era stato del suo fondatore, e di generazioni di cattolici di Glasgow che hanno sempre coltivato questa virtù.
I bambini del Great Ormond Street Hospital avranno un Natale che sarà anche un po’ biancoverde.
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1 commento
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Grazie alla redazione; non conoscevo la storia nobile del Celtic e oggi posso mettere una pietra sopra la delusione di quella finale di Coppa Campioni persa dalla mia Inter.
Significativo anche il fatto che i “reazionari” cattolici siano aperti ad ogni religione mentre gli “adulti” protestanti, di cui molti in Italia soffrono di complesso d’inferiorità, chiudano la porta a chi non appartiene alla loro religione.