L’acqua di Chirac

Di Arrigoni Gianluca
30 Settembre 2004
Il presidente francese dispensa “regali avvelenati” agli amici Schroeder e Zapatero per affermare l’egemonia di Parigi

Recentemente Il Foglio ha citato lo storico Gioacchino Volpe, che parlando dei francofili italiani del secondo Ottocento scriveva: «Siffatta francofilia, in quanto era qualcosa di diverso dal leale e doveroso riconoscimento della grandezza storica del popolo vicino e dal ricordo di comuni lotte combattute, ed era invece ossequio a miti rivoluzionari, ignoranza dello spirito nazionalistico della politica francese, inconscio asservimento alle direttive politiche di un Governo e di una nazione sostanzialmente mal disposti verso l’Italia, costituiva una passività non lieve della vita italiana, una diminuzione di libertà nella nostra politica estera». Un “inconscio asservimento” che lo spagnolo Josè Luis Rodriguez Zapatero ha dimostrato lo scorso 13 settembre a Madrid, quando ha accolto il cancelliere tedesco Schroeder e il presidente francese Jacques Chirac. In segno d’amicizia i tre si sono stretti le mani come fossero moschettieri. Zapatero era radioso, convinto di «tornare al cuore dell’Europa». E proprio in quei giorni, nel quadro delle discussioni sull’allargamento del Consiglio di sicurezza dell’Onu, tra i candidati la Francia ha deciso di sostenere il Brasile, l’unico grande paese dell’America latina che non parla spagnolo. Un vero trionfo, per Zapatero. Anche quando “sostiene” i propri “amici” la Francia sembra fare regali avvelenati. È il caso della Germania, che la Francia vorrebbe come membro permanente del Consiglio di sicurezza. Mentre Gerhard Schroeder gongola per il “regalo”, in Germania il leader dell’opposizione, Wolfgang Schaeuble, della Cdu, si è schierato nettamente a favore della proposta italiana, che suggerisce di affidare un seggio permanente non alla Germania ma all’Unione Europea. Come possono Chirac e Schroeder affermare di volere una politica estera comune per l’Unione, e poi rifiutare di dare a questa politica comune gli strumenti necessari, come sarebbe appunto un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell’Onu? È evidente che la Francia, simulando una concordanza d’interessi con la Germania di Schroeder, ne ha fatto una pedina da utilizzare contro gli Stati Uniti e per affermare la propria egemonia in Europa.
Quella di nascondere i propri interessi dietro fumosi ideali universali sembra una costante della diplomazia francese. Quando nel settembre del 2002 a Johannesburg si parlò dei bisogni dei più poveri, Chirac indicò il cammino: «Oggi più della metà dell’umanità non ha accesso all’acqua potabile o alla sua purificazione, ed è così vittima di patologie a volte mortali che frenano lo sviluppo». Per il bene del mondo è quindi urgente trovare il denaro per rendere l’acqua potabile. Il caso vuole che le due aziende leader nel mondo per il trattamento e la purificazione dell’acqua siano due aziende francesi: Veolia Environnement e il gruppo Suez-Lyonnaise-des-eaux. L’ultimo episodio è di pochi giorni fa. A margine della riunione plenaria dell’Onu il presidente brasiliano Lula da Silva ha proposto, per recuperare 50 miliardi di dollari da destinare al sostegno dei paesi più poveri, l’eliminazione delle sovvenzioni all’agricoltura nei paesi ricchi e una tassa sulla vendita d’armi. Chirac si è opposto, proponendo in alternativa una tassa internazionale su questo o quello. Ancora il caso vuole che la Francia sia al terzo posto tra i paesi esportatori di armi e che l’agricoltura francese sia la più sovvenzionata d’Europa. Coincidenze.

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